Couture Primavera/Estate 2012: Sai mai che dovessi andare agli Oscar
Creato il 07 febbraio 2012 da Lazitellaacida
Sai
ma che dovessi andare agli Oscar uno sguardo alla couture è meglio
sempre darlo.
Non
credo alle coincidenze quindi ci dev'esser stato un momento nella
storia in cui tutti i couturier di Parigi si sono organizzati un mese
prima della più importante premiazione cinematografica e hanno
detto: mettiamoci in vetrina.
E
hanno fatto bene visto che a venti giorni dagli Oscar il gioco più
divertente da fare, oltre al toto-Oscar, è il toto-abito.
Bando
agli indugi, sono settimane che raccolgo foto e cincischio su Picasa
per scegliere quali foto inserire nel mio Speciale Sfilate Couture trovandomi
straziata nello scegliere solo un paio di colori tra i sette
magistralmente presentati da Elie Saab.
ARMANI
PRIVE'
Partiamo
da una grandissima sorpresa: Big Giorgione Nazionale.
Giorgio
Armani per noi italiani è come Pippo Baudo. E' The Storia anche se
molto più spesso è The Noia.
Invece
stavolta, complice il fatto che sono in pieno trip da GIALLO (tipo
che mi attacco le foto di look a base di *giallo* sull'anta
dell'armadio), mi ha conquistata. Certo, è sempre il Giorgione fatto
di giacche strutturate, tessuti cangianti e parabole come dettaglio.
Ma finalmente quello che vedo è qualcosa di giovane, di cool e non è
la solita noia di blu, bianco e argento e a tema... 'Paesaggio
lunare'.
Supremi
colori acidi giallo e verde lime, abbinati a più discreti neri
antracite e verde bottiglia. Voglio ogni cosa, sopratutto il
mai-più-senza soprabito con le frange.
CHANEL
Kaiser
Karl è passato dall'ambientazione a tema “acqua” di settembre a
quella a tema “aria” della couture, con un sottile omaggio a Pan
Am che evidentemente ha appena scoperto anche lui.
La
palette di colori si scurisce mano a mano che si va verso la sera e
si tinge di macro pailettes e cristalli swarovski (addirittura sui
collant?). I segni distintivi di Coco e di Karl ci sono sempre: i
fiocchi, l'aria bon ton, il colletto a contrasto, la CRESTA...
Avrei
preferito una tavolozza più aperta verso l'estate, per quanto i blu
scesi in passerella diano l'idea della profondità del mare, vedo un
classicismo di forme (ancora degli elementi anni '20) e di colori che
non mi stupisce e io, da Karl, voglio sempre essere stupita.
DIOR
E
parlando di classicismo non si può evitare di prendere in esame la
boriosissima sfilata di Dior che, orfana di Galliano, fallisce
miseramente per un'altra stagione il Colpo di Scena. Certo, questi
non sono tempi per andare in passerella con un'intera sfilata a tema
'circo', ma in questa collezione vedo che non è stato fatto nessuno
sforzo per portare in vetrina un po' di novità. Capisco che
spulciare gli archivi sia garanzia di (quasi) successo (ne sa
qualcosa Gucci), ma rispolverare il new look di Christian Dior insieme agli abiti da diva anni '50 mi pare eccessivamente
old school. Una collezione che sa di vecchio.
Ultima postilla: spero che in tempi di crisi come questi nessuno osi
presentarsi agli Oscar con un abito che urla OPULENZA da ogni strato
di tulle.
ELIE
SAAB
In
rigoroso ordine alfabetico procediamo con l'Imperatore Libanese della
couture.
La
couture è quando hai davanti a te una sfilata di 44 uscite e non
riesci a deciderti quale abito scegliere per la tua principesca vita
immaginaria. Ve lo giuro, ci avevo provato a fare una selezione ma è
stato un fail miserabile: non riuscivo a rinunciare ad un colore tra
i sette proposti: pesco, rosa, beige, bianco, verde acqua, celeste e
GIALLO.
Non
sono riuscita a sceglierne UNO. Appunto, sai mai che dovessi andare
ali Oscar domani (e perdessi 10 kg nella notte), che mi metto? It's a
fucking hard choice.
Finalmente
una collezione, forse l'unica tra quelle viste a Parigi, che sa di
primavera. Certo, lo sappiamo tutte che parlare di primavera e
portare in passerella fiori e colori pastello è avanguardia pura,
ma prima di aspettarvi di vedere il coniglio nel cilindro date un
occhio all'allegra collezione di Givenchy.
Gli
stilisti devono ricominciare a tararsi con le stagioni non tanto per
la consistenza degli abiti quanto per la necessità che abbiamo noi
donne di vestirci in relazione al tempo e all'umore. Insomma, può
capitare a tutte prima o poi di dover scegliere un abito couture. O,
se non altro, io me lo auguro.
GIVENCHY
Se
l'anno scorso la couture di Riccardo Tisci pareva un capolavoro quasi onirico, quest'anno Riccardo mi ha veramente delusa. Forse non
gliel'hanno detto che doveva far sfilare la primavera/estate. Così
lui ha pensato bene di fare le sue solite 10 uscite basandosi su una
palette di 3 miserrimi e scoppiettanti colori: marrone testa di moro,
nero e bianco.
Ma
l'allegria.
Ringraziamo
anche uno styling ai limiti del film horror poi se a guardare queste
foto viene in mente solo una brutta brutta persona come Hannibal
Lecter.
Forse
Riccardo è depresso, forse vuole farsi licenziare per andare da
Dior. In effetti anche io non aspetto altro.
Temeraria
Zoe
Saldana che ha già indossato una delle uscite agli scorsi SAG
Awards.
Riccardo,
ti dico solo una cosa: agli Oscar dell'anno scorso, Cate
Blanchett era al secondo posto nella mia pagella di stile. Fa' un
po' te.
VALENTINO
Sono
alcuni giorni che sto raccogliendo immagini anche vintage degli Oscar
e quello che ho scoperto è che uno degli stilisti più rappresentati
è Valentino.
Valentino.
Cioè il motivo per cui ho fatto la mia valigia rossa sei anni fa
e ho lasciato il paesello per lavorare QUA.
Le
collezioni di Valentino ci hanno fatto sognare di diventare
principesse prima ancora che nascesse William.
Lui
in passerella metteva la donna angelicata di Dante, non
quella repressa che adesso fanno sfilare Chiuri e Piccioli.
Questa
è una collezione repressa. Castrata.
A
parte le stampe in taffetà che fanno tanto -troppo- divano, dov'è
il sogno? Dov'è la favola? Si intravede ancora la magia di Valentino
ma tutto è censurato dalle maniche lunghe e dai colli monacali.
Siamo in estate, certo una manica in chiffon non farà venire
l'ascella pezzata ma perché avercela allora? Less is more diceva
qualcuno.
GIAMBATTISTA
VALLI
Da
quello che consideravo l'erede spirituale di Valentino mi aspettavo
qualcosa di più di quello che ho visto.
Certo
ha un eleganza mai volgare, ma fatico ancora a trovare dei tratti
distintivi se non forse... Olivia Palermo.
Se
queste prime uscite bianco/nero mi ricordano l'installazione nella
camera da letto di Serena Van Der Woodsen, le successive quattro non
mi sembrano nulla di particolarmente originale, così come la palette
colori degli abiti da sera.
Natalie
Portman ci ha già deliziate ai Globes con l'uscita viola ma
conto molto su quei due peonia per gli Oscar.
ATELIER
VERSACE
Donatella
torna a sfilare a Parigi dopo otto anni d'assenza in cui spero che le
sue priorità siano state nutrirsi e restaurare l'azienda. Sul primo
obiettivo non ci giurerei, quanto invece al recupero dell'eredità di suo
fratello Gianni qualcosa sta facendo. Lo stile è sempre un po'
quello delle strappone, dei cloni di Donatella, delle sexy a tutti i
costi, dei bustier limati con fresa, delle parabole rubate a Giorgio
Armani e dalle discrete tonalità degli agrumi.
Nel
complesso poteva far peggio essendo Donatella, questo bisogna
riconoscerlo.
Una
sola garanzia: Angelina.
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