Magazine Per Lei

#cover_story: Tamara de Lempicka, una donna Ambigua e libera.

Creato il 07 gennaio 2014 da Gowoman
#cover_story: Tamara de Lempicka, una donna Ambigua e libera. 07 gen 2014  #cover_story: Tamara de Lempicka, una donna Ambigua e libera. Posted by CECILIA
#cover_story: Tamara de Lempicka, una donna Ambigua e libera. 1 Star2 Stars3 Stars4 Stars5 Stars Loading ... Loading ...

“Avevo un principio: non copiare mai. Crea uno stile nuovo,colori chiari,luminosi; scopri l’eleganza nascosta nei tuoi modelli.”

“La dea dagli occhi d’acciaio”. Così,nel 1978 la definiva il New York Times.

Era considerata l’avanguardia morale dell’epoca fra le due guerre, epoca “ maschio-centrica “, nella quale una donna al volante di un’auto come una Bugatti dimostrava di saper “ sottomettere “ uno strumento creato solo per l’universo maschile. Lei diceva : “ l’importante è adottare lo stile della mia automobile  mentre lei adotta il mio “.

Ambigua, libera. Un modello, certamente un mito , simbolo della sua epoca , ella intratteneva rapporti ambigui con l’uomo, con la donna e anche con l’auto. Per lei era facile passare dal femmnile al maschile, secondo il ruolo di passeggero e di pilota, come nella vita così alla guida di un’auto.
Mascolinità e femmnilità in lei e nelle sue opere si mescolavano, affascinando così anche altre donne. Infatti persino la direttrice della rivista tedesca “ Die Dame “ le commissionò il quadro della “ Bugatti verde “ per la copertina del suo periodico , che divenne per questo subito celebre e  fu accolto come ritratto perfetto di un’intera epoca e della donna moderna.

Sappiamo poco della sua vita: questa  fu una sua decisione perchè voleva lasciare un velo di mistero  , come nel  passaggio del cognome, al titolo nobiliare avvenuto dopo il suo secondo matrimonio.

Visse l’epoca Boheme di Montparnasse, senza però rinunciare al suo stato di ricca : la pittrice possiede un qualcosa che rende i suoi modi tanto deliziosi , inimitabili e perfetti e riesce ad imporre irresistibilmente la sua superiorità. Gli effetti devastanti che questo suo carattere forte produce  sugli uomini sono illustrati al meglio nel suo rapporto particolare con Gabriele D’Annunzio. Ella , infatti, fu l’unica donna , colta al Vittoriale, che rifiutò le sensuali offerte del Vate.
Nelle sue opere più conosciute, le occhiate, la carne rivelata, gli abiti aderenti al corpo come una seconda pelle seducono senza averne l’intenzione. Tutto ciò lo si ritrova anche nello stile di vita della pittrice: vive del piacere dei sollazzi della sua epoca, maneggia con destrezza il lusso e la ricchezza che la vita parigina le offrono, definisce se stessa come “una donna che vive ai margini della società, e per gli emarginati le regole della società comune non valgono.”

Kizette,la figli amatissima, descrive la madre come una donna piena d’energia, avida della conoscenza di artisti e scrittori famosi che la invitavano a pranzo o a cena o persino all’Operà o a qualche festa. Nonostante la stanchezza dovuta all’intensa vita mondana e dissoluta, bisognava lavorare. “Le giornate erano sempre troppo corte” raccontò la pittrice in seguito a sua figlia, ricordando il periodo d’oro della sua vita.
Sempre riprendendo le parole di Kizette: essa definiva la madre come ““un istinto assassino”. Nel suo libro parla di essa come di una donna che “aveva le sue leggi,ed erano quelle degli anni Venti. Le interessavano soltanto quelle persone che lei chiamava ‘le migliori’: aristocratici,ricchi, l’elitè intellettuale. Come qualunque persona di talento, anche mia madre era convinta di  meritarsi tutto ciò che il mondo poteva offrire e questo le dava la libertà di frequentare solo chi poteva aiutarla o contribuire a sviluppare il suo ego.
Viveva sulla Rive Gauche, dove dovevano vivere gli artisti e detestava tutto ciò che era borghese, mediocre e ‘carino’.
Indossava solo abiti di lusso per accecare il pubblico e creare un’aura di mistero attorno al suo passato.”

La nuova donna degli anni venti, la diva che stava incantando Parigi e la sua alta borghesia così svela il segreto del suo successo: dipinge in modo chiaro e pulito, la vergogna e la pudicizia non fanno parte della sua arte. Lavorava con pennellate morbide,ciò che contava per lei era la tecnica,il mestiere, la semplicità e il buon gusto.

In questo modo svelò l’eleganza da lei impersonificata e dai suoi quadri riprodotta.

Di chi sto parlando?
Tamara de Lempicka nacque a Varsavia nel 1898 sotto il nome di Tamara Gorska.
Figlia di genitori facoltosi, il padre, Boris Gorski, cura le pratiche legali di una società francese.
La bambina Tamara è testarda e vuole sempre essere al centro dell’attenzione.
Nel 1910 la madre di Tamara incarica una famosa pittrice, che lavora con colori pastello, di eseguire il ritratto della figlia. Quest’ultima, scontenta del risultato e delle ore di posa, convince la sorella Adrienne a posare per un ritratto di cui,questa volta, sarà lei l’autrice.
Nel 1911 intraprende con sua nonna un viaggio in Italia dove scopre la sua passione per l’arte.
Scontenta delle seconde nozze della madre, Tamara decide di rimanere a vivere a San Pietroburgo con una zia molto ricca dove decide di continuare ad intraprendere una vita piena di agii e lusso.
Qui conosce il suo futuro marito Tadeusz Lempicki,un giovane avvocato di Pietroburgo.
A seguito di varie vicissitudini, dall’arresto del marito dopo la Rivoluzione d’Ottobre alla scarcerazione ottenuta attraverso il donarsi di Tamara al console svedese, i coniugi Lempicki si trasferiscono a Copenhagen e in seguito a Parigi.
Tra il 1918 e il 1923 (non è conosciuta la data esatta) nasce Kizette.
Tamara prende lezioni di pittura, con l’intento di vendere i suoi quadri per guadagnarsi da vivere visto che Tadeusz non riusciva a trovare lavoro.
Tamara vende i suoi quadri e inizia a prendere contatti con i maggiori Saloni d’arte di Parigi.
Grazie a ciò inizia a guadagnare bene e riprende il suo stile di vita dispendioso, fatto di viaggi,alberghi lussuosi e conoscenze con artisti e scrittori famosi.
Nel 1925 a Parigi ha luogo la prima mostra di Art Decò e Tamara si afferma come sua principale esponente.
Nel 1928 i dissapori tra Tamara e Tadeusz si fanno sempre più e aspri e i due decidono di divorziare. Nello stesso anno Tamara conosce quello che sarà il suo secondo marito: il barone Kuffner,collezionista delle sue opere.
Nel 1943 i coniugi si trasferiscono in America dove Tamara trasforma la sua arte in arte astratta.
A seguito della morte del secondo marito, avvenuta nel 1962, la pittrice,ormai all’apice della sua popolarità, si getta in una profonda depressione.
Nel 1974 Tamara si trasferisce per l’ultima volta, a Cuernavaca,in Messico dove, nel 1980, termina la sua esistenza il 18 di marzo di quell’anno.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :