Rudisha, più di Bolt, appena sotto a Felix miao, è il totem dei Giochi di Londra. La bellezza di un’impresa nella corsa non è nel tempo ma nelle mascelle: quando restano distese è questione di talento, non di forza. Epperò Rudisha, che ha un cognome fonosimbolico, è keniota, non può valere al cento per cento, è doping geografico.
Splendido ma contemporaneo. Nulla a che vedere con la modernità degli anni Ottanta. Quella dei Talk Talk e di Coe-Ovett.
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