Cozzamara #9 - Cineterapia portami via.
Creato il 08 agosto 2012 da Alexdiro
Mel Gibson: “I film significano così
tanto per te Homer?”
Homer Simpson: “Sono la mia unica
evasione dalle noie del lavoro e della famiglia.”
Avviso ai lettori (AKA “mettiamo le
mani avanti”): in questo articolo c'è la possibilità che si salti di palo in frasca,
quindi non affaticatevi troppo a farmi notare che “una cosa non
c'entra nulla con l'altra” e così via; tranquilli, lo so
benissimo, ma è un articolo scritto più di pancia che di testa,
quindi lasciatemi fare.
Gary Salomon è una bella persona, o
almeno penso lo sia, anche perché googlando rapidamente il suo nome
non è che sbuchino fuori pagine di Wikipedia o quant'altro che ci
parlino della sua vita o della sua carriera di psicoterapeuta; anche
andando sulla biografia pubblicata sul suo sito, le informazioni
appaiono sconnesse e frammentarie: è apparso in TV e alla Radio
nazionali, insegna psicologia al College of Southern Nevada a
Henderson, è stato nominato “Professore dell'anno” nel 2009, ha
pubblicato un bel po' di libri, eccetera eccetera.
Ormai vi starete chiedendo: perché se
ne parla qui, in un blog di cinema?
Perché Gary Salomon è il padre della
cineterapia, una terapia di supporto basata sul concetto che diversi
disagi psicologici, da uno stato d'animo a vere e proprie patologie
della psiche, possano essere attenuati, i maniera più o meno marcata
a seconda del contesto, dalla visione di uno o più film ben
determinati, da vedere sia in ambito domestico che al cinema.
In buona sostanza, in determinate
situazioni di stress emotivo, guardare pellicole che raccontino
storie simili a quella che stiamo vivendo può aiutarci in qualche
modo, ma non è una regola universale: tutto l'impianto empatico,
come si evince dalle parole del Dottor Roberto Cavaliere, psicologo e
psicoterapeuta, è governato dalla cosidetta “risonanza emotiva
individuale” dello spettatore, ovvero dalle barriere che lo
spettatore innalza tra se e lo schermo e dalla capacità del film in
questione di rompere quelle barriere.
Tali barriere dipendono da fattori
strettamente soggettivi, come l'età, la cultura e anche il contesto
dello spettatore, ed è per questo che non esistono pellicole
universalmente “terapeutiche”, non solo di soggetto in soggetto,
ma anche in periodi diversi della vita del “paziente”.
Insomma ci vuole il film giusto al
momento giusto, come detto anche dal Dottor Ignazio Senatore, che in
un articolo apparso su Vivere Sani e Belli del 2 aprile 2004, dice
testualmente: <<Non
è così automatico né che un certo film produca vantaggi su una
determinata malattia, né che uno stesso film possa risultare
benefico su qualsiasi spettatore. Qualsiasi film, anche il più
frivolo, o il meno impegnato o il più modesto sotto il profilo
artistico può, in linea teorica, aiutare a stare meglio. Così come
il film più coinvolgente e ben realizzato può fare molto per
qualcuno e nulla per qualcun altro. Tutto dipende non già dalla
pellicola ma da come, in modo assolutamente personale, ciascuno vi
reagisce.>>
Sul
sito
http://www.cinemaepsicoanalisi.com/cineterapia_cinema_e_psyche.htm
c'è anche un simpatico test (non mi prendo responsabilità in
merito alla sua efficacia) con cui poter verificare se la visione di
un film possa in qualche modo produrre effetti sul vostro spirito.
Eh
vabbè, veniamo a me.
Quando
sono triste, in qualsiasi situazione, che sia amorosa, “studentesca”
o di altra natura, i miei due film terapeutici sono (RULLO DI
TAMBURI)... Star Trek di J.J. Abrams e Transformers 2: La Vendetta
del Caduto!
Già, ho decisamente fatta mia la regola “qualsiasi
film, anche il meno impegnato o il più modesto sotto il profilo
artistico”, ma che ci posso fare? Mi rilassano, mi distendono i
nervi, mi distraggono da tutto il resto e finita la visione mi fanno
sentire meglio, da anni ormai.
So
perfino dirvi con certezza il momento esatto in cui mi faccio un
pisolino durante la visione di Transformers 2: avete presente quando
i protagonisti trovano un Autobot artereosclerotico allo Smithsonian
e quello li teletrasporta nel bel mezzo del nulla del deserto
egiziano? Ecco, arrivato lì mi cala la palpebra e mi perdo lo
spiegone del perché i Prime abbiano nascosto qualcosa da qualche
parte bla bla bla.
Ora,
non per spiattellarvi i cavolacci miei e urlarli ai 4 venti, però
voglio farvi una confessione: quest'estate è stata un mezzo inferno,
roba da 1 problema al giorno che non toglie il medico di torno, anzi,
lo attira come la birra fa con le lumache, e non solo per me, ma
anche per una persona cara molto vicina.
Per
farla breve, mi sono improvvisato psicoterapeuta cinematografò e
ormai la visione del blu-ray/ DVD di turno in prima serata è un
appuntamento semi-fisso: i film d'animazione vanno fortissimo e
funzionano alla grande, Rapunzel è stato particolarmente efficace.
Quel
che più soddisfa è poter regalare un sorriso condividendo la tua
passione.
alexdiro
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