Quella di Charlie – Charline all’anagrafe – è una normale e unita famiglia francese di ceto medio.
Due genitori ancora giovani, un fratellino di sette anni intelligente e sensibile e poi lei, un’adolescente dai capelli arruffati e una decisa passione per i manga giapponesi.
Marie-Aude Murail – acclamata e premiata scrittrice per ragazzi dallo stile fluido ed ironico – sceglie nel suo ultimo romanzo – “Crack! Un anno in crisi”, edito da Giunti – di non seguire il solo punto di vista della giovane protagonista ma di abbracciare, nel suo occhio arguto, l’intero nucleo famigliare e di mettere in luce le trasformazioni di ciascun componente.
Quella che ne risulta è una storia sfaccettata, viva e attuale nella quale possono rispecchiarsi, con soddisfazione, lettori giovani e meno giovani perché tante sono le tematiche affrontate, con garbo, humor e leggerezza ma anche, ad una lettura attenta, con una buona dose di profondità.
La crisi cui fa riferimento il titolo può avere varie accezioni. La crisi economica, di cui tanto si dibatte negli ultimi anni, che fa sì che l’incertezza lavorativa aleggi come spettro nell’esistenza di tante persone, che incrini il rapporto e il legame tra lavoro e famiglia, esasperandolo e riducendo la lotta per un’occupazione ad una battaglia per la sopravvivenza che calpesta ritmi di vita, affetti e, talvolta, perfino dignità.
Ma anche la crisi interiore, più intima e nascosta, di chi non regge più tempi frenetici, lavori spersonalizzanti, richieste continue di adeguamenti a standard sempre più alti e pesanti e avverte il bisogno forte di un cambiamento, certo che dietro a tanto consumismo e finte necessità si celi piuttosto una maschera oppressiva gettata sulle reali mancanze della società.
E’ così che il romanzo della Murali procede su canali importanti, mettendo in campo tante riflessioni.
Narrativamente segue i binari, paralleli ma fortemente legati, delle vite dei quattro componenti della famiglia Doinel per tracciarne le rotte e le deviazioni, i turbamenti, le paure e le scelte nel corso di un anno importante.
Esteban è il più piccolo e, forse, il più delicato. Frequenta la scuola elementare ma ha pochi amici e viene facilmente maltrattato dai prepotenti. La madre è convinta sia un ragazzino precoce ma quella che è certa è la sua effervescente fantasia che lo porta a improvvisarsi inventore proponendo a tutta la famiglia i marchingegni più strampalati.
Charlie frequenta le scuole superiori, è assennata ma con la testa fra le nuvole, sempre rivolta ai suoi ambigui personaggi dei fumetti preferiti. Poco incline a lasciarsi trasportare, come le coetanee, nel gioco delle cotte e della seduzione, la ragazza preferisce sognare di essere in Giappone tra gli intrighi fantastici e lievemente perversi narrati nelle amate serie manga.
Nadine, la mamma, insegna in una scuola materna. E’ una maestra competente e ligia, attenta ai bambini e fedele ai rassicuranti rituali scolastici che ripete pedissequamente con evidente sollievo della sua assistente.
Infine Marc, il papà, che è forse il personaggio centrale del romanzo. Direttore di una filiale di una ditta di trasporti stradali, l’uomo è un capo dal volto e dal cuore umani, davvero interessato al benessere dei suoi dipendenti.
Nella ditta ha assunto personaggi che forse altrove non avrebbero mai trovato impiego – un tuttofare malato di mente, un commerciale che è stato in prigione, una ragazza madre con figlio piccolo, un ex alcolista, un ragazzo difficile… – i quali, sotto la sua direzione, risultano bravi lavoratori e desiderosi di impegnarsi e rimettersi in carreggiata.
Tutto cambia quando l’azienda viene rilevata da un grosso marchio multinazionale e iniziano i lavori di ristrutturazione. L’esperto di tagli e licenziamenti che viene mandato presso l’ufficio di Marc è spregiudicato e insensibile, il suo intento è ridurre i costi, esternalizzare il più possibile le attività e mandare a casa tutti quelli che non garantiscono ritmi e rendimenti forsennati.
Parte così una girandola di dubbi ed emozioni per ciascun componente della famiglia.
Esteban, ritenuto socialmente immaturo, verrà mandato da una psicologa, Charlie troncherà con l’amica del cuore per avvicinarsi ad Aubin, un compagno di classe timido e impacciato, di poche parole ma di buone intenzioni.
Nadine, dal canto suo, oltre a soffrire per la distanza che comincia a crearsi col marito – assorbito totalmente dalle problematiche aziendali, tra desiderio di salvare i suoi dipendenti e insofferenze personali – comincerà ad avvertire anche difficoltà ad adeguarsi pedissequamente alla sua solita ligia ruotine, decidendo di stravolgere le sue ordinatissime giornate scolastiche.
Per Marc sarà invece una sfida all’ultimo sangue, sostenuta dai vivi ricordi del suo passato da cattivo ragazzo. Un’altalena tra le responsabilità di adulto e padre di famiglia, la voglia di menar le mani per mettere al suo posto l’avversario, la paura di perdere una posizione sicura e l’istinto di protezione verso la sua squadra lavorativa.
Per tutti e quattro i personaggi, un miraggio farà da sfondo e da ispirazione ai tormentati percorsi interiori: un articolo su un rivista, che ciascuno per caso si troverà a sfogliare, che racconta di una scelta radicale. Abbandonare, cioè, tutti i benefit del consumismo per ritirarsi a vivere in una yurta mongola nella campagna, sostentandosi con l’artigianato, l’allevamento e l’agricoltura.
Andare o restare, cambiare o adeguarsi? Sarà per tutti la domanda portante, declinata nelle accezioni più vicine all’età di ciascuno.
La Murail non ci racconta favole, quindi non confeziona un lieto fine che tutti i dubbi cheta. Mette piuttosto in scena un percorso, un affresco sfaccettato nel quale, sono certa, tanti lettori sapranno riconoscersi e ritrovarsi.
Mal di società, mal di famiglia, mal di crescita, mal di lavoro…tanti mali, forse cronici, che non hanno una cura definitiva ma, di certo, possono essere alleviati dalla volontà, continua e costante, di essere, ascoltandosi, se stessi.
Impareggiabile la caratterizzazione dei personaggi, resa con tocchi lievi e calzanti a rendere personalità complesse e affatto stereotipate. Magistrale la capacità di lasciare emergere con forza e nitidezza anche i personaggi minori, i quali non restano sullo sfondo, piatti come comparse, ma emergono a tuttotondo al pari dei protagonisti
Deliziosi l’arguto humor e l’ironia sottile, affilata al punto giusto, che i lettori abituali dell’autrice francese hanno imparato ad amare nei suoi lavori precedenti e che non mancheranno di incantare i nuovi.
Un romanzo, davvero, per tutte le età.
(età consigliata: dai 13 anni)
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