Crash Bandicoot
Crash Bandicoot ha ereditato lo scettro di protagonista inconstratato di una console (la Playstation). Come Mario con il Nintendo e Sonic per il Sega anche la Playstation ha avuto il suo dominatore di piattaforme: analizziamo questo successo insieme. Buona lettura!
Il gioco è uscito nel 1997 ed era pensato per la console dell’epoca: comando unicamente con le 4 freccie e salvataggio su memory card/password da svariate righe, che per annotarla servivano i rotoloni di carta più lunghi del mondo.
Se all’inizio può sembrare un gioco facile e poco impegnativo, man mano che ci addentriamo nei livelli, scopriamo che non è proprio così: nonostante il nostro eroe possa solo saltare e roteare ci sono 32 livelli da scoprire, 2 livelli nascosti, varie gemme da raccogliere (di cui alcune veramente incagnate), tanti tipi diversi di scorrimento.
Crash Bandicoot infatti ha rotto la dicotomia scorrimento bidimensionale e azzarda un finto 3d, permettendo un movimento nelle 4 direzioni (ma pur sempre su un percorso guidato, l’esplorazione aumenterà con il terzo capitolo).
Le musiche originali, il ritmo del gioco e la risposta del personaggio ai comandi lo rendono veloce e immediato, anche per un neofita della console, regalando ore di divertimento.
Ma i problemi esistono. Eccome.
Per esempio non si capisce perchè i check point salvino la posizione ma non le casse già aperte: e così via che si ricomincia (e in livelli come Sunset Vista, il più lungo del gioco con 7 checkpoint, si fa sentire), imprecando in aramaico antico. Altro punto opinabile: perchè il salvataggio su memory card salva posizione, livelli, gemme e chiavi ma non le vite? Ci si ritrova con 60 vite e poi, quando si carica, l’indicatore ci riporta a 4!