Magazine Cinema
A volte ho paura che certo tipo di immaginario horror/sci-fi venga imposto in maniera così subdola e viscida da soffocare quelle proposte più timide, come se fosse necessario muoversi attraversi schemi visivi e concettuali prefissati in un automatismo involontario, anche quando una volontà contraria sembra abbastanza evidente.Con i film dal budget infimo è a dirla tutta un po’ difficile inquadrare intenzioni, provocazioni e semplice inesperienza, la possibilità che l’autore di turno non sia realmente in grado di fare quello che sta facendo e stia sbagliando tutto è tanto concreta da lasciare anche interdetti, e infatti prima di pensare bene della visione della donna in Crawl or Die sarebbe il caso di fare una chiacchierata con il regista, che a quanto pare si chiama per davvero OklahomaWard, e capire le sue intenzioni.
Questo perché sembra mettercela tutta per trasformare Nicole Alonso in un qualcosa senza ritegno, eppure non sono pochi i momenti in cui la sua Tank, classico soldato tutto d’un pezzo, mostra lati femminili che in simili film vengono di solito mutilati con l’accetta. Tank piange, si dispera, manda tutto a fanculo, stringe i denti e ricomincia, e considerando che il film non ha pressoché dialoghi per una precisa e giustissima scelta narrativa, non è cosa da poco vedere un soldato sopraffatto più volte dalla paura e quindi vincerla spingendo al massimo il suo corpo e la sua forza di volontà. Certo, se non si spogliasse senza alcun motivo dopo dieci minuti per restare in reggiseno e mutande per tutto il resto del film, se non venisse siglata dai colleghi come una bitch, e se non sfoggiasse sempre quegli sguardi da dura e incazzata, sarebbe più facile, e lecito, parlare di un interessante personaggio femminile, ma ciò non è possibile e quindi bisogna parlare del film. Che, ehi, pur con tutti i suoi limiti, e riuscendo a sorvolare su quanto detto sopra (che non è facile, in altre occasioni avrei droppato tutto), è una figata.
Interamente ambientato in un sistema di gallerie sempre più strette, con una creatura gigeriana immortale a inseguire senza sosta un pugno di soldati, Crawl or Die è una bomba claustrofobica che dalla metà in poi lascia letteralmente senza fiato e provoca convulsioni per la mancanza di spazio e di ossigeno. Se nella prima parte i tunnel sono ancora abbastanza larghi da permettere ai soldati di avanzare a gattoni, dal momento in cui Tank se la deve vedere da sola i cunicoli si restringono brutalmente, obbligandola a strisciare e a tirare fuori le unghie per poter proseguire in una serie di budelli che distrugge i polmoni.
E Ward è bravo nel costruire inquadrature, la combo con il montaggio crea una cappa spesso insostenibile, soprattutto nelle sequenze in cui Tank si sposta e cambia tunnel: ne nasce un soffocante spaesamento gravitazionale che spara la pellicola in un’orbita parecchio strana e ben diversa da quella in cui galleggia generalmente l’horror. È vero che il film tergiversa non poco e tende a ripetersi, in fondo Tank rimane intrappolata e grosso modo immobile per almeno trenta minuti: sforbiciare il minutaggio avrebbe agevolato a scortare la fuga di una protagonista quasi sempre convincente e abbastanza in parte, ma a dirla tutta ciò aumenta le difficoltà respiratorie e la sensazione di non aver scampo. Crawl or Die non è Buried, dove comunque si scorgeva dello spazio, nella bara, dove era concesso un minimo movimento, qui Tank non ha via d’uscita, è letteralmente plasmata nel tunnel e può solo proseguire perché, dietro di lei, c’è l’alieno.
Poco importa che la creatura sia un alien deforme e con giusto un paio di zampe da ragno a differenziarlo dalla versione originale, sono secondarie anche le voragini in cui ogni tanto pare precipitare tutto quanto, con qualche parziale tempo morto, dialoghi ripetuti, un terribile spiegone iniziale di cui il film non ha alcun bisogno, e una generale sensazione di artificiosità: Crawl or Dieè clamorosamente, ma proprio clamorosamente, una bella anomalia horror/sci-fi. Godetevelo.
Possono interessarti anche questi articoli :
-
Pensare contro sé stessi
Dopo Moishe Postone Sulla necessità della trasformazione della "critica fondamentale del valore". Moishe Postone e Robert Kurz a confronto, e la critica della... Leggere il seguito
Da Francosenia
CULTURA, OPINIONI, SOCIETÀ -
La fine del principio
La fine del proletariato come inizio della rivoluzione - Sul nesso logico tra teoria della crisi e teoria della rivoluzione - di Ernst Lohoff 1. Leggere il seguito
Da Francosenia
CULTURA, OPINIONI, SOCIETÀ -
Weekly Recap #121
Weekly Recap nasce dalla voglia di non parlare solo delle mie new entry libresche, ma anche di altre piccole curiosità settimanali. Leggere il seguito
Da Leggiamo
CULTURA, LIBRI -
Recensione: Diario assolutamente sincero di un indiano part-time di Sherman...
A febbraio è stata pubblicata da Rizzoli la riedizione di un romanzo uscito in Italia nel 2008 e ormai introvabile: Diario Assolutamente Sincero di un Indiano... Leggere il seguito
Da Erika Zini
CULTURA, LIBRI -
Peggio della religione!
Quella che segue è la traduzione dell'ultimo capitolo, il ventesimo, di "Geld ohne Wert. Grundrisse zu einer Transformation der Kritik der politischen... Leggere il seguito
Da Francosenia
CULTURA, OPINIONI, SOCIETÀ -
Cesare Beccaria, “Dei delitti e delle pene” II
§ XIDELLA TRANQUILLITA’ PUBBLICA Finalmente, tra i delitti della terza specie sono particolarmente quelli che turbano la pubblica tranquillità e... Leggere il seguito
Da Marvigar4
CULTURA