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[¯|¯] Creazioni H

Creato il 14 agosto 2015 da Extrabyte
funzione d'onda, meccanica quantistica<


Il grande psicanalista C.G. Jung sosteneva che la nostra psiche si estende al di là degli angusti confini materiali del nostro cervello.

[N.B. Jung era amico di Wolfang Pauli, uno dei fisici più creativi del 900 (oltre che premio nobel per aver formulato il Principio di esclusione che porta il suo nome)].

La mia è solo un'idea bislacca che sta prendendo forma nella trama del mio ultimo racconto, e riguarda proprio l'estensione della nostra psiche al di là del suo mero supporto materiale. Tale estensione potrebbe essere realizzata attraverso un ente che in fisica si chiama "campo". Più precisamente, si tratta di un "campo scalare" e l'ho denotato con la lettera greca PSI. Questa scelta non è casuale giacchè richiama la nozione di funzione d'onda della meccanica quantistica. Per inciso, si tratta di enti differenti anche se il campo PSI potrebbe racchiudere tipici effetti quantistici come ad esempio, l'Entanglement.

Una seconda differenza notevole dagli enti utilizzati nella fisica deriva dal fatto che al campo PSI non è associata alcuna grandezza fisica osservabile. Ad esempio, un campo elettromagnetico è caratterizzato dai valori dei vettori campo elettrico e campo magnetico (e dell'energia trasportata). Una sbarra o una lamina soggetta a forze elastiche, è sede di un campo di forze elastiche che si propaga per onde. Perfino alla "spettrale" funzione d'onda di una particella è associata una grandezza, ovvero la probabilità di trovare la particella medesima in un dato punto dello spazio fisico.



Il campo PSI si riferisce alla Mentalizzazione. Incidentalmente, tutto ciò che riguarda l'attività della nostra mente (cioè, i pensieri) non ha nulla a che vedere con grandezze fisiche misurabili. Detto in un'altro modo, i pensieri non hanno materia/energia. Probabilmente tutta la diatriba che gira attorno al dualismo mente/materia, nasce proprio dall'impossibilità di "misurare" l'attività mentale. Da un punto di vista scientifico è come se la mente non esistesse, in quanto "ente" non misurabile. Al contempo negare l'evidenza empirica dell'attività mentale sarebbe pura follia. Da qui l'idea (altrettanto folle) che la mente altro non è che un epifenomeno dell'attività di miliardi di cellule nervose. Diversamente, il campo PSI esiste indipendentemente dal supporto materiale. Anzi oserei dire che quest'ultimo è un epifenomeno del campo. Utilizzando il linguaggio della teoria quantistica dei campi, si potrebbe dire che la materia medesima è uno "stato eccitato" del campo PSI.

Nell'immagine vediamo PSI espressa in funzione di alcune variabili indipendenti inglobate nel simbolo q (grassettato). Nel caso di una funzione d'onda di una particella o di un qualunque altro campo scalare tali variabili sono coordinate spazio-temporali, nel senso che il campo è una funzione delle coordinate di un dato punto dello spazio fisico e del tempo t; il tutto misurato in un sistema di riferimento inerziale (con conseguente estensione a un qualunque sistema di riferimento, nel paradigma della Relatività Generale). Ho utilizzato il simbolo generico q (che ricorda le "coordinate generalizzate" nello spazio delle configurazioni nel formalismo lagrangiano), per svincolarmi dallo spaziotempo. In effetti se ci riflettiamo un attimo, i nostri pensieri non hanno una "collocazione spaziale"; a più forte ragione il campo PSI non può dipendere da coordinate spazio-temporali. Non ho idea di cosa siano le q, ma c'è un fatto notevole: tale scelta è in linea con alcune congetture della fisica contemporanea secondo cui lo spaziotempo non è un ente primitivo ma derivato (in accordo con il principio di Mach). Ad esempio, nella teoria degli spin networks proposta dal fisico-matematico Roger Penrose, alcune proprietà dello spazio fisico (come il concetto di "direzione") emergono dalle interazioni rappresentate da una rete di spin. In altri termini, ciò che chiamiamo "spazio" in realtà emerge dall'interazione di un insieme di sub-unità, dove i tipici concetti di "localizzazione" vengono meno.

Il campo PSI genera la materia, anzi crea l'intero Universo. Non ho la più pallida idea di come ciò avvenga. Probabilmente PSI è una soluzione di un'equazione differenziale alle derivate parziali del second'ordine, forse non lineare. Tale equazione non ha nulla a che vedere con l'equazione di Wheeler-DeWitt (che tra l'altro, è lineare), poichè nel caso della WD la funzione incognita è la funzione d'onda dell'Universo inteso come sistema quantistico. Tuttavia, come dicevo all'inizio, il campo PSI potrebbe inglobare alcuni effetti quantistici in quanto Roger Penrose ha congetturato che l'attività della nostra mente ha una radice quantistica.
Il campo PSI potrebbe addirittura spiegare i fenomeni di pre-morte come testimoniato da molte persone che avrebbero "visto" il proprio corpo stando "al di fuori" di esso. Ho utilizzato le virgolette poichè termini "al di fuori" e "vedere" non hanno senso una volta che gli organi sensoriali hanno smesso di funzionare.

Nel racconto (Creazioni H) il campo PSI assume una connotazione negativa, nel senso che è responsabile della cosiddetta "Decadenza". Si tratta di una specie di morbo la cui propagazione ha un andamento virale: colpisce chiunque indipendentemente dall'età e dal sesso. Ecco l'incipit:

Jason Forbus fu il primo degli Apocalittici ad avvertire la Decadenza. All’inizio erano solo mutamenti casuali, quasi impercettibili. Progressivamente, divennero macroscopici come quella volta al supermercato, quando la Decadenza fece la sua prima vittima. Fu un combattimento di proporzioni epiche e nessuno si accorse di nulla. Non fu una morte nel senso fisico del termine, ma un decadimento istantaneo delle attività cognitive, lasciando inalterate le funzionalità, per così dire, fondamentali. In seguito ci furono altri furenti scontri; il morbo non faceva distinzioni di sesso ed età, rendendo incontrollata la propria propagazione.

Si potrebbe posturale l'esistenza non di un campo di mentalizzazione, bensi di "DeMentalizzazione" responsabile, appunto, della Decadenza. Ricercare le cause di quest'ultima a livello organico non ha senso (per i motivi spiegati più sopra). Infatti, un capitolo successivo del racconto recita:

A differenza dei Transrealisti che catturavano il Reale attraverso il non senso e il paradosso, i Positivisti tentavano di ingabbiarlo in astruse formule matematiche. Il loro credo di stampo scientista impediva di assegnare un significato oggettivo alla Decadenza. Per i Positivisti quest’ultima, semplicemente non esisteva, in quanto non riconducibile a una causa organica. Di contro, i Transrealisti assegnavano alla Decadenza un significato ontologico, quasi metafisico, mentre per gli Apocalittici era un evidente segno della imminente fine dei Tempi.
I Neoplatonici, invece, ricercavano una interpretazione astratta della Decadenza, cercando di relegarla al mondo delle idee.
La diatriba si protrasse per anni, innescando la scissione dei Positivisti in due scuole di pensiero contrapposte. La nuova corrente vedeva nella Decadenza un epifenomeno generato da anomalie neuronali non rilevabili dagli strumenti di laboratorio. Le cellule nervose di un individuo colpito dalla Decadenza, si comportavano come le caselle vuote di un cruciverba frattale che chiedevano di essere riempite da pensieri ricorrenti, divoratori della consapevolezza. Clonizzate dall’autosomiglianza indotta dalla frattalità, le caselle inglobavano un numero infinito di menti ciascuna identica all’altra, che ossessivamente ripetevano una serie di riti in angoscioso silenzio negli angusti corridoi dei templi del consumismo. Tuttavia la modalità di trasmissione della anomalie neuronali da un individuo all’altro, restava un mistero.


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