Oggi finalmente era di nuovo il giorno, il giorno dopo qualche tempo di riaffacciarmi su queste pagine e condividere i miei pensieri.
Il primo era per Vik ma non è un pensiero di circostanza. Oggi, complice il calendario, è solo un po’ più forte di tutti gli altri giorni, di ogni volta per esempio che decido di leggere cosa capita a Gaza e non ci sei più tu a raccontarmelo o di quando guardo la tua mail che da quel maledetto giorno di un anno fa è appesa in ufficio accanto al monitor.
Non so se avrei scritto qualcosa su di lui perchè su e di persone come Vik parla chiaro la storia e quello che hanno fatto e ci hanno lasciato in eredità. Ma l’oggi viene dopo il ieri e quello appena passato è un giorno che lascia inevitabilmente dentro una profonda tristezza per quanto accaduto a Piermario Morosini.
Io non voglio far parte di quell’Italia e di coloro che senza sapere parlano, scrivono, eruttano dotte analisi e magici consigli. Certo, ho un pensiero ben preciso tra l’altro vissuto nel mio piccolo sulla mia pellaccia, ma non me la sento di parlarne qui ed in quest’occasione.
Oggi l’unica cosa che sento, che voglio considerare e che mi sforzo di accettare è il destino e pensare che possa essere giusto e che se c’è un perché ad accadimenti come questi, almeno loro ora lo possano in qualche modo conoscere e capire. Perché io in questo momento proprio né lo conosco né tantomeno lo capisco.
Ho saputo che Piermario era anche lui un fan del Liga e visto che, come detto parole mie non ne trovo, per entrambi ho scelto queste:
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[tratto da Radiofreccia 1998]
Loro finché hanno potuto hanno lottato e creduto in quello che facevano ed io voglio credere che ora per loro ci possano in qualche modo e da qualche parte essere giustizia, pace e serenità. Perchè in questa vita terrena mi sembra non ne abbiano avuta molta.