Credevo di essere sul lungomare di Ischia, invece era l’Idroscalo di Milano

Da Thefreak @TheFreak_ITA

Quando il tuo sguardo isoscele

E la bocca tua scalena,

prepotenti come ipotenuse rocciose,

si compassano sugli scogli

decagonali,

E io ho in seno un così coseno e tangente

Battito di rombi fulminei,

è  perché tu avevi sbagliato le scarpe

dalla plasticosa essenza.

Pensieri piramidali e parole coniche,

in una frase stocastica e vorticosa,

che numerava di vongole e salsedine,

mentre le cozze patelle, datteri di mare, ostriche selvatiche, ostrichette curiose,

pesce persico e tonno rio mare, al naturale,

formavano un sindacato,

ma di pesci d’acqua dolce.

Ordunque, la tua pelle butterata,

come una sirena in menopausa,

e i tuoi occhi bulbosi e spenti,

mi porgevano il ripudiante resoconto,

della mattonella di un giardino pensile

che non riuscivi a scrostare nemmeno con il Bref, pulito facile,

Non era dunque meglio il Sapone di Marsiglia Chanteclair?

Tuttavia io mi sentivo isolato e perso

come i capelli impigliati nelle spazzole di Limoni,

o come un fantasmino in mezzo ai calzini per il calciotto,

perché a mio padre piaceva Maradona,

mentre io volevo fare nuoto sincronizzato.

E tu lo sapevi.

Di Vittoria Favaron e Roberta Bruno

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