Magazine Per Lei
Io e la religione abbiamo un rapporto strano.
In realtà non so nemmeno se si possa definirlo un rapporto. E' un pò come se fosse qualcuno che ho sempre e solo intravisto, mai conosciuto, ma a cui a volte penso.
Sono una senza fede, a cui probabilmente farebbe e avrebbe fatto bene averne una.
Non so pregare. Non so cosa si provi a farlo davvero. Non ci credo, è tutto qui.
Credo nell'uomo e nelle sue capacità. Nella scienza. E basta. Ma un pò di spiritualtà mi farebbe bene. Magari una religione diversa da quella cattolica, in cui mi ritrovo davvero poco. Magari.
Sono cresciuta in una famiglia che più atea non si può. Un padre, di famiglia protestante, assolutamente lontano dal mondo ecclesiastico, una madre sessantottina che ce l'ha a morte con la Chiesa e con l'educazione rigida e religiosa con la quale è cresciuta.
Io non sono stata battezzata, non sono mai stata portata a messa, non ho mai potuto andare a giocare in parrocchia. Da bambina non riuscivo a capire. Mi sentivo semplicemente un'esclusa. Diversa. Perchè io no?
Le chiese sono così belle. Ancora oggi non c'è chiesa che non mi affascini.
Poi sono cresciuta. Poi i pensieri sono diventati miei.
La Storia, che ho sempre studiato con passione, non mi ha mai permesso di avvicinarmi alla religione, nel nome della quale cose davvero terribili sono state fatte. E sono d'accordo anche con Guccini quando dice "nei campi di sterminio dio è morto". E non ho mai perdonato quel prete che al funerale del mio più caro amico, morto a diciannove anni in un incidente, ha osato dire che Dio ha voluto così. E no.
Da grande continuo a non capire.
Ma so anche che una cosa è la religione e la sua gerarchia ecclesiastica e una cosa è la fede.
La spiritualità è un fatto culturale. Antropologico. Sociologico. Certamente non innato.
La fede si insegna.
Si nasce con i capelli biondi ma il credere si può solo imparare.
Si può trasmettere.
Si può cercare.
Io probabilmente non ne ho mai avuto bisogno. Come si pensa di non aver bisogno di quello che non si conosce.
Ci siamo sposati in comune, nostro figlio non è stato battezzato. Ci sono ancora persone, suocera compresa, che mi guardano nello stesso modo in cui si guardavano le streghe nel Medioevo.
La famiglia di lui infatti è la classica famiglia veneta. Casa e Chiesa. E figli chierichetti.
Pure Lui. Non ho ancora ben capito cosa gli sia rimasto, perchè praticante non lo è. E non credo si possa definire nemmeno credente. Però ha quel che, come una sensazione, una cosa che fa parte di lui, perlomeno un'idea di cosa sia la fede, una sua spiritualità.
La sua è stata un'infanzia molto felice. La vita in parrocchia, piena di giochi, amici e pallone non era niente male. Si divertiva e ha imparato molte cose.
Se mio figlio vorrà le porte sono aperte.
E' che non posso essere io a insegnare qualcosa che per prima non conosco.
Quando si è trattato di scegliere, religione sì o no a scuola, mi sono detta, perchè no, magari impara qualcosa.
Solo se conosci sei davvero libero di scegliere.
Magari semplicemente si incuriosisce.
Del resto io gli auguro solo curiosità. Per il mondo e tutte le sue forme.
Mi piacerebbe che nelle scuole si parlasse anche delle altre religioni, allo stesso modo. Ma so che è utopia.
In ogni caso tutti i giovedì mi faccio raccontare.
Ieri devono aver ritagliato le sagome di Gesù e gli Apostoli. Per poi colorarle e rincollarle.
Io confesso che non conosco i nomi di tutti ma per fortuna il padre di mio figlio a suo tempo è stato ben indottrinato.
Piccolo Lui: abbiamo colorato e poi ritagliato e incollato Gesù e quelli, sai quelli, i suoi amici, erano dodici, mi pare.
Grande Lui: e sì, bravo. Erano gli Apostoli. Ti ricordi come si chiamavano? C'era Pietro, Matteo, Paolo...
Piccolo Lui: ... e Eolo.
Io sto ancora ridendo.
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