Magazine Diario personale
Rifo! andando per metafore di dialettica commensale.Quando trovo seduti allo stesso tavolo, in una saporita trattoria (i ristoranti li lasciamo a un livello di stallatico economicosociale da fashion olgettino e sorrisi di porcellana con dentatura igienistica), piacevole trattoria che ho scoperto da poco, e a far tavola vedo seduti due commensali che mi pregiano del “tu”; in quei casi io non credo alla coincidenza di un viaggio. Penso piuttosto che, per una fortuita casualità, ho fatto una somma giusta di frequentazioni, e il risultato è che i conti, stranamente, stavolta tornano e alla fine magari pago pure io il conto (Oh! è una licenza letteraria, per seguire un gioco di parole, mica che vi fate strane idee! Si fa “alla romana” ovviamente, ovvero offre Giovanni che è di quelle parti).
Venendo al dunque, tra le considerazioni di Luca, c’è quella sul fatto che “se vado fuori, quasi sicuramente, non “esporrei” i miei pensieri come faccio qui, li terrei trattenuti, ovvero non consentirei al mio pensare l'azione, ma la difesa, perché fuori è difficile prendere un proprio simile e dirgli così d'acchito come la si pensa, si rischia per essere invadenti, inopportuni, piccoli folli in cerca di applausi.”
Già.Una ipotesi, tra il buffo e il serio, consisterebbe nel creare una specie di monile di riconoscimento.So che esistono certi stratagemmi tra iscritti a community o frequentatori di “circoli” a finalità sessuale, squisitamente carnale o feticista che sia. Questi massoni dell’ormone indossano un ciondolo, un anello, una spilla o altro indizio interpretabile soltanto da chi è a conoscenza dello stesso codice di comunicazione; il messaggio criptato corrisponde a "sono disposto a fare sesso senza tanti preamboli, parliamone pure". In questo modo diventa privo di rischio e di remore l’atto di “rivelarsi”, in qualità di gaudente scoparofilo.Ecco, si potrebbe sperimentare un metodo analogo, un attimino nobilitante il fine. Non che il sesso sia cosa indegna, solo perché una mezzatacca l'abbia istituzionalizzato come merce di scambio; ma insomma ora qui si affronta il dilemma massariano.
In pratica: quando individui addosso a un tale o a una tale un certo logo di riconoscimento (potrebbe anche essere una spilletta con il logo del proprio blog, oppure un simbolo univoco identico per tutti i blogger che aderiscono all’iniziativa), sai per certo che puoi subito parlargli addosso, senza inutili preamboli (Scusa, posso presentarmi? Che nuvoloni eh! Magari viene a piovere… Mi saprebbe dire che ore sono?).Si potrebbe andare subito al sodo, senza timore di apparir pazzo:_“Ma dai, More! Non è possibile che tu non abbia letto Il libro dell'inquietudine! Non ci credo!”_“Pervinca, ecco! Pervinca! Il nuovo look del blog è bello, magari la farei color pervinca quella scritta incastonata nell’immagine dell’header, giusto per accrescere il cromatismo artistico, ma non mi aspetto che tu sappia di colori almeno quanto me.”*_“Oh! Ma gliel’hai chiesto a Natalina?! Oh! Natalina! Ma con i volantini che mancano quante canne ti sei fatta?! Tante, vero?”
Pensate che bello se tutto ciò avvenisse d’incanto, in un bar affollato, per una strada solitaria, oppure dentro la metrò all’ora di punta, stipati come sardine! Tutte le altre unità carbonio di colpo diventerebbero inutile scenografia di sfondo fanpage, tanti vacui e patetici agenti Smith.Mentre noi due, Oracoli del nostro tempo, sbaraglieremmo in un istante la dimensione Matrix, per proiettarci nel presente materiale.Artefici di una evoluted direct and deep communication, pionieri di una temibile 3D-blogger-generation!
Certo, se incontrate me dovete subito avvisare a casa che fate tardi per cena, perché io se mi accendo vi attacco un bottone grosso come il culo di un ippopotamo.Sì, però…Secondo me… se io vedo la spilla con un punto esclamativo in campo nero, o una faccetta furba con i mustacchi neri alla guascona, o un carciofo color pervinca…Io mi sa che repente mi tolgo la spilletta dell’hidalgo e me la nascondo in tasca.Che anche se so di potermi fidare, di non esser preso per strambo più di quanto sono… io probabilmente scendo come un ladro alla prossima fermata o cambio marciapiede.Non è che mi vergogno, e mi ha fatto piacere vederti dal vivo, sul serio! Poi te lo dico pure sul blog che ti ho visto nel tal posto alla tal ora.Con me ci vuole pazienza, non è che mi vergogno o abbia timore a dirti in faccia ciò che penso, o che non mi fidi.È che sono timido.
K.
*effateglieli i complimenti per il nuovo look! Che lui ci tiene, è come un bambinone, fa ancora l’album dei calciatori! Eh che diamine! Tutto io vi devo dire?!Comunque sta maturando… adesso è un cavaliere del Santo Kaptcha ;)
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