Crediamoci

Creato il 30 settembre 2014 da Ilnazionale @ilNazionale

30 SETTEMBRE – E già, proprio vero quel che si dice. Quando il gioco si fa duro, sono i duri che cominciano a giocare. Tanto più se questo gioco è il calcio e se la classifica mette di fronte a un desolante ultimo posto in solitaria, con un misero punticino raccolto in quattro giornate e tre “legnate” che hanno fatto suonare pericolosamente il campanello d’allarme. Sì, perché a fomentare la commistio di rabbia e delusione per il disastroso inizio di campionato del Cagliari non sono state solamente le palesi difficoltà di organizzazione di una squadra messa a nuovo in un’estate o l’assenza di un gioco come deve. Ma c’era dell’altro: si temeva infatti il rischio di vedere morire un sogno di cambiamento, il fallimento di un progetto studiato attentamente e di rimpiangere, forse, amaramente la vecchia strada. In parole povere, la paura era che i due principali “rivoluzionari”, Giulini e Zeman, avessero “toppato” mostruosamente.

Tutto dimenticato, almeno per il momento. La straordinaria vittoria per 4-1 sull’Inter – tra l’altro, molto in forma e candidata “scomoda” ai vertici di classifica – ha miracolosamente spazzato via le cupe nubi di un 4 – 3 – 3 macchinoso e disordinato e ha fatto dimenticare quel carattere a tratti grintoso e a tratti arrendevole di un team incapace di non sgretolarsi in pochi minuti, mettendo a nudo imperdonabili defaillance della retroguardia. Insomma, l’insperato miracolo a S. Siro è stato un vento salvifico per tutti. Una carica morale che ha dato la scossa a tutto il gruppo, ha salvato il tecnico boemo (ingiustamente messo sulla graticola da settimane), ha premiato i tifosi più ottimisti e ha scacciato i gufi, diventati ora usignoli canterini delle lodi di un Cagliari affamato, cinico e freddo.

Certo, se proprio si vuole dire la verità nuda e cruda, il merito dell’impresa (o meglio, il demerito) è anche dei nerazzurri, che orfani dell’espulso Nagatomo sono stati privi di qualsiasi capacità di reazione e si sono abbandonati alla mercé di un undici cattivissimo come non lo si vedeva da tempo; ed è probabilmente superfluo sottolineare che per i sardi il lavoro da fare per migliorare sempre più è ancora tanto. Sarebbe poco saggio infatti dormire sugli allori di una domenica da raccontare ai nipotini e dimenticarsi che ci aspetta un mese di ottobre davvero caldo, con la trasferta al Bentegodi di sabato e una sosta “di riflessione” in attesa delle sfide infuocate contro la Sampdoria (al S.Elia), l’Empoli (in trasferta) e il Milan (in casa).

Chistionai pagu e traballai meda, è il motto. Perchè trasformare questo momento di gloria in un cambio di passo vero e proprio non è impossibile. Crediamoci.

Gianmarco Cossu

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