“Grazie”. La ‘povna innanzi tutto lo dice a se stessa, ironica. Perché quando si perde, si dovrebbe evitare di fare come i dirigenti del Partito Democratico, che prima iniziano a dire che hanno vinto (“Hai capito, Enrico Letta?!”) e poi buttano merda sugli elettori delle altri parti politiche (che non è una cosa carina da fare mai, a prescindere, nemmeno se hai ottenuto uno sbotto di consensi; e a maggior ragione se hai perso la Camera Alta, ti hanno chiesto il riconteggio, ti devi appellare ai voti esteri e il tutto sta in un pugno di schede che non arriva a conteggiare Modena, come ampiezza elettorale), evitando con ciò di ricordare per l’ennesima volta il vecchio principio del “chi sbaglia paga”. “Grazie, ‘povna”, dunque, “che hai ritenuto di dover andare a votare alla primarie al secondo turno, con ciò contribuendo alla vittoria di Bersani, che ti sembrava la migliore rimasta”. E questo, sia chiaro, non perché la ‘povna abbia cambiato di una semivirgola la sua opinione su Matteo Renzi. Ma, se stiamo parlando di mondi possibili, è chiaro che quella con il sindaco di Firenze poteva essere un’altra campagna. E, certo, né il Pd, né i suoi alleati (ma Sel sarebbe stata alleata di Renzi? La ‘povna non lo pensa), avrebbero avuto il voto della ‘povna. Ma lei preferirebbe fare opposizione – dentro o fuori il Parlamento – con lui che governa piuttosto che avere davanti questa situazione da brividi di ingovernabilità coatta (nella quale ogni scenario è peggiore dell’altro), oppure trovarsi elettore dei toni di (quasi) tutti, ieri.
Decisa nelle sue posizioni, non appartiene alla schiera di chi non cambia idea e non fa autocritica. Né di quelli che non sanno distinguere il rimpianto per una politica che non c’è più (quella di questa campagna elettorale, che a lei è piaciuta, ma pare sia come sempre minoranza) con l’analisi reale dei cambiamenti necessari.
Il secondo “Grazie” se lo prendono, invece, tutti i suoi amici e conoscenti che, duri e puri di sinistra, hanno passato quasi un anno a tirare merda sul governo Monti, dicendo, progressivamente, quanto e come quello e il governo Berlusconiano precedente fossero “sostanzialmente” uguali. Grazie, di aver creato l’humus perfetto nell’opinione pubblica, a colpi di discussioni per le strade e social network, per il ritorno della campagna elettorale del Pdl. E grazie anche di esservi così tanto stupiti, ieri, del suo successo, e di non aver mancato di notare come “alcuni figuri stessero ‘già’ rialzando la testa”. Come, “già”? Ma non abbiamo passato un anno, a dire che erano uguali?
Il terzo “Grazie” è per chi non è andato a votare, perché (cita) “non si sentivano rappresentati, o si sentivano utopici e perfezionisti”, in una parola “anime belle”. La ‘povna chiede gentilmente a tutti costoro di prendere baracca, burattini e anima e di portarli per qualche giorno altrove, a godere della loro purezza. Qui, di certo, non è aria.
Il quarto “grazie” in qualche modo lo ha già espresso: e va a tutti coloro che da ieri non fanno che insultare gli elettori degli “altri”, quali che siano. Effettivamente, con il futuro che attende l’Italia tutta (e con gli errori che – non è la ‘povna a dirlo, sono purtroppo i fatti – ci si squadernano davanti) è proprio l’atteggiamento giusto; questo, insieme a quell’altro che ripete, saccentemente: “Rifarei tutto da zero, non cambierei una virgola”; è un bel modo di essere cittadini, candidati, elettori, eletti della cosa pubblica. Non c’è che dire: complimenti, Italia.
Per gli ultimi due ringraziamenti la ‘povna abbandona l’ironia (amara) che l’ha accompagnata sin qui, e diventa quasi seria, per un attimo.
Il quinto serio, e vero, e sentito “grazie” con tanto di standing ovation, va dunque a Oscar Fulvio Giannino, che – senza lauree, contro il Mago Zurlì, contro tutti – con un pugno di voti regala la Camera al centro-sinistra, con ciò evitando che per la quarta volta ritorni Berlusconi sull’Italia.
Il sesto, e ultimo, è un “grazie” sul futuro, un auspicio, una speranza. E va al Presidente della Repubblica: perché faccia, e subito, l’unica cosa – irrituale, ma istituzionale, e legittima – che andrebbe fatta. Con ciò evitando attese, larghe intese e governissimi. E tanto, tanto futuro economico e politico casino sull’Italia.
ps. Terminati i credits, visto che non trova come ringraziarli, né seriamente, né per finta, la ‘povna vorrebbe dire due parole sui Grillini, dei quali a questo punto non teme né l’inesperienza (le cose si imparano e – lei lo sa – pure parecchio in fretta) né la cosiddetta antipolitica (superata dalla storia, con 1/4 dei seggi al Parlamento), ma una cosa più sottile e sostanziale, che è il segreto del successo (e anche di quel “né di destra, né di sinistra” che Grillo ripete ogni momento) e che si chiama “comunitarismo”. Sulla sostanziale non laicità di questo atteggiamento, rimanda a Carlo Augusto Viano, che lo dice molto meglio Per tutto il resto, ci sarà tempo, e la ‘povna lascia spazio al dibattitto e ai commenti. Con una sola precisazione: poiché è malata, e non può stare dietro al blog come le piacerebbe, mette una moderazione provvisoria, fino a salute riguadagnata per intero, che è più semplice. Infine, si raccomanda, astenersi, per favore “io l’avevo detto”, insulti agli elettori di qualunque parte politica et coetera da indignazione di piazza. Del resto, gli spunti del dibattito sono di per se stessi molti, tanti da costruire, come sempre senza urla, un dibattito tosto e accurato.