Adonis Johnson passa da un riformatorio all'altro fino a quando lo lo ritrova Mary Anne Creed, la vedova di Apollo che gli rivela di essere il figlio (illegittimo) del grande pugile. Mary Anne prende con sé il ragazzo e gli offre una vita agiata ma dentro Donnie prevale l'amore per la boxe e abbandonato un lavoro di successo, si trasferisce a Filadelfia per cercare Rocky e farsi allenare da lui..
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Rocky 7 come Star Wars 7 e non è solo il numero degli episodi ad accomunare le due pellicole campioni d'incasso degli ultimi mesi. Gli spin-off delle due saghe hanno il medesimo impianto: creare un legame, un passaggio di consegne tra i vecchi e i nuovi eroi, in questo riesce meglio Creed dove i raccordi con i film precedenti sono precisi con la chicca del risultato dell'incontro segreto tra Rocky e Apollo rimasto sconosciuto fino ad ora.
Per questo film Sylvester Stallone ha vinto un Golden Globe, meritato visto come riesce a tratteggiare un malinconico ritratto del vecchio protagonista: Rocky è un uomo oramai solo che non ha nemmeno più voglia di vivere quando si ritrova coinvolto suo malgrado nel desiderio di emergere di Donnie. Paradossalmente è proprio il protagonista il punto debole del film: troppo perfettino, preciso nella sua storia d'amore e nel legame che costruisce con Rocky: la grinta che sfodera sul ring non trova corrispondenza nella sua vicenda privata che pure occupa gran parte del film.