Benvenuto da parte nostra al futuro centro culturale islamico, che ci premureremo di visitare, togliendoci le scarpe prima di entrare, se si tratta di un luogo di preghiera. La libertà religiosa e di espressione culturale dei cittadini è assolutamente riconosciuta non solo dalla Costituzione, bensì dalla civiltà. E’ solo un gesto di civiltà fare di Crema una città più aperta e più libera, anche dalla paura. Il terrorismo non colpisce le piccole realtà, è incredibile sentir parlare di certi argomenti. I rischi che corrono i cremaschi, come tanti altri cittadini d’Europa, riguardano il costo della vita, il lavoro, l’inquinamento, il servizio sanitario. Che un gruppo di musulmani manifesti liberamente il proprio pensiero, pratichi la sua religione e si inserisca nella vita della città è semplicemente una buona notizia. Alla sicurezza ci pensano le forze dell’ordine, che meritano fiducia. Riportiamo il comunicato del sindaco Stefania Bonaldi, che avrà il compito di garantire passo per passo l’integrazione attiva dei cittadini islamici nella vita della città di Crema, che sta diventando il faro della provincia di Cremona, anche fra una polemica e l’altra. La parola al sindaco Stefania Bonaldi che stavolta non fa il nome di Ancorotti: un passo avanti anche questo. Grazie sindaco!
“Mi ero ripromessa di non intervenire su polemiche create ad arte per sminuire o screditare il lavoro fatto dall’amministrazione comunale ma le inesattezze e le mistificazioni sono tali che trovo necessario rispondere per rispetto ai cittadini, tutti , non solo quelli che mi hanno votato e rassicurarli sul fatto che nulla è stato ancora deciso e che la questione ha perso i contorni reali entro cui si era presentata”.
Il luogo di culto
“Innanzitutto non si parla di ‘moschea’ né di centro culturale arabo ma di un luogo di culto dove la comunità islamica, presente sul nostro territorio da oltre vent’anni, credo sia il caso di ribadirlo con forza, possa ritrovarsi in preghiera. Anche il termine moschea, che evoca minareti e muezzin, è inadeguato e sproporzionato, anche se comprendo le logiche mediatiche, tuttavia sarebbe come chiamare basilica una cappella”.
Lo sfratto e la richiesta d’indicazione
“La comunità islamica – scrive Stefania Bonaldi – ha avuto lo sfratto presso l’attuale appartamento di via Mazzini, dove si riuniva a pregare, ed è alla ricerca di uno spazio più adeguato dove ritrovarsi a pregare senza arrecare disturbo ai cittadini. Evidenzio che molto rispettosamente, prima di scegliere un luogo in affitto o un’area da acquistare per realizzare uno spazio di preghiera, per una superficie indicativa di 200mq, la comunità islamica ha chiesto un’indicazione all’amministrazione comunale”.
Le mancanze del Pgt
“Preciso che, ai sensi della normativa regionale che disciplina il Piano di Governo del Territorio (il nuovo Piano Regolatore) gli spazi destinati a luogo di culto necessitano di una particolare classificazione nel Piano, non bastando la semplice destinazione “a servizi”. Questo richiede quindi anche dal punto di vista urbanistico l’attivazione di una procedura di variante, in quanto la precedente amministrazione, che ha licenziato il PGT, non ha ritenuto di individuare aree destinate al culto diverse da quelle già esistenti (secondo noi con grave miopia….o intenzionalità?!) Tale richiesta, arrivata al Comune, è stata pertanto sottoposta, per la sola definizione di aree compatibili, secondo lo strumento urbanistico, alla Commissione Ambiente e Territorio , il luogo più adatto per capire, se e quali spazi ci siano in città per rispondere ad un’esigenza, la preghiera, che già avviene in luoghi non del tutto adeguati”.
I pregiudizi ideologici della passata amministrazione
“Premetto che, tale richiesta, era stata fatta anche all’Amministrazione precedente che, per pregiudizi ideologici, ha pensato bene di non prenderla neanche in considerazione. Poiché , per i valori ai quali mi ispiro e insieme a me l’Amministrazione di cui sono orgogliosamente a capo, non siamo soliti mettere la testa sotto la sabbia di fronte ai problemi ma, siamo soliti affrontare anche le questioni scomode in modo trasparente, ecco che la discussione sul luogo di culto dei musulmani è uscita dall’ambito consigliare ed ha investito immediatamente la città”.
“I luoghi di indottrinamento alla Jihad” e le misure necessarie
“Va anche detto che stiamo parlando di luogo di culto e non di luoghi di indottrinamento alla Jihad, contro i rischi dei quali appronteremo tutte le misure necessarie. Ricordo inoltre che il nostro programma parla espressamente e convintamente di diritti, dichiarando espressamente che i diritti, anzi la continua espansione di essi, rappresentano la logica conseguenza di una visione solidale della convivenza civile. Aggiunge anche che i diritti devono possedere un requisito dirimente: non devono essere eterolesivi, cioè non devono interferire con quelli del nostro prossimo, con quelli del nostro vicino In questa logica, riteniamo che il diritto di professare il culto da parte dei fedeli di qualsiasi religione, in uno stato civile e laico, sia da garantire, purchè appunto non si tratti di culto eterolesivo”.
Il protocollo d’intesa
“Egualmente, in questo vogliamo rassicurare i cittadini, se la questione procederà e si individuerà un possibile luogo o area da destinare al culto da parte della comunità islamica, ci impegneremo formalmente e reciprocamente per una civile convivenza, per la partecipazione alla vita civica della comunità, per opportuni percorsi di integrazione, anche mediante un opportuno protocollo di intesa. Non si tratti di “Patti d’onore”, ma di una reciproca intesa, di un reciproco riconoscimento di diritti e doveri volti ad una serena e sicura convivenza civile. Sebbene il referendum non si possa fare, troveremo altre forme e modi per confrontarci con i cittadini. Anzi aggiungo che noi stessi come Amministrazione promuoveremo occasioni di confronto sia nella comunità civile, sia con le comunità religiose presenti sul territorio, a cominciare da quella ecclesiale”.
Temi non prioritari
“Mi impegno tuttavia, su temi così delicati, che pur non essendo prioritari catalizzano l’attenzione e la partecipazione dei cittadini, a non calare dall’alto scelte che meritano un’adeguata preparazione culturale una maggiore condivisione possibile. Come non mi sottraggo dalla responsabilità, dopo aver individuato dei percorsi di confronto aperto sul tema, di compiere scelte coerenti con le linee del programma elettorale”.
Le richieste formali
“A proposito del programma, al momento della sua stesura, non c’era alcuna richiesta formale di individuazione di un’area per la sala di preghiera, esattamente come non c’erano altri temi che sono diventati poi d’attualità (dall’adeguamento del palazzetto Bertoni alla chiusura del Tribunale all’accorpamento della Provincia, ecc.), quindi respingo in modo fermo l’insinuazione che si sia evitato di parlare del tema solo per evitare di perdere consensi. Forse era una pratica in uso in passato di tenere nascoste le questioni amministrative (chi sapeva che la Comunità islamica aveva già presentato altre 2 richieste negli ultimi anni o che usava abitualmente strutture comunali per riunirsi?) ma che non ci appartiene.
Estensione dei diritti
“Il tema dell’estensione dei diritti invece, come già accennato in precedenza, era presente nel programma elettorale. Questa è la nostra bussola che ci guida nell’affrontare temi concreti, dal diritto alla cittadinanza, al diritto di un luogo di preghiera. La presenza, in campagna elettorale, nella lista del PD, di una candidata di religione islamica è stato un bellissimo segno di civiltà e di progresso, di interesse e partecipazione alla vita della nostra comunità civile. Tristissimo leggerlo come debito elettorale. Niente di più lontano dalla realtà”.
Stefania Bonaldi
sindaco di Crema