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Crescere in Italia si può: Mario Paterlini (AD Sapio) ci spiega come

Da B2corporate @b2corporate

Crisi, fallimenti, tasse. Sono tre delle parole più usate nel mondo imprenditoriale per descrivere la situazione odierna del nostro Paese. In questo momento, a detta di tutti, pare davvero difficile avere successo investendo in un progetto imprenditoriale. Eppure non è proprio così. Anche in tempi duri come questi, c'è chi, invece che fuggire, ha deciso di restare in Italia e investire con successo.

Crescere in Italia si può: Mario Paterlini (AD Sapio) ci spiega come

L'era delle startup

Tra startup e nuove imprese, sono tantissime le aziende nate negli ultimi tempi. Di cui molte sono pure rosa: tra marzo 2012 e marzo 2013, infatti, sono state oltre 10mila le società femminili che hanno visto la luce; inoltre, le partite IVA aperte hanno raggiunto quota 287mila. Mica male per un Paese in piena recessione economica. E c'è chi, come Mario Paterlini, ha deciso di puntare sull'Italia. Paterlini è l'AD del Gruppo Sapio, azienda che opera nel settore dei gas tecnici e medicinali, e recentemente (http://www.italiangoodnews.com/?p=2378) ha dichiarato: “In Italia si può crescere, a dispetto di quanto affermano i media nazionali che etichettano le imprese che scelgono di restare in questo Paese come già morte, vecchie o addirittura folli. Lo abbiamo dimostrato con il Gruppo Sapio, una realtà che realizza il 95% del suo fatturato in Italia. Si può crescere in ogni mercato ma bisogna anzitutto credere in ciò che si fa, essere innovativi, definire obiettivi chiari e stabilire come attuarli, oltre a costruire competenze chiave. Il segreto sta nell'‘execution’, cioè come si perseguono concretamente i propri obiettivi; se l'execution non funziona è perché la piramide aziendale non funziona: non c'è quindi continuità tra la tua idea e l'attuazione sul campo, perché manca una cultura manageriale condivisa”.


Quali scenari futuribili?

Insomma, non è un'utopia svilupparsi in Italia. In più, a dispetto di molte credenze errate, le Regioni danno una grossa mano a chi si affaccia nel business. Qualche esempio? La Regione Lombardia ha aperto un bando che concede contributi a fondo perduto (http://www.marieclaire.it/Attualita/Speciale-donne-e-lavoro-opportunita-diritti-finanziamenti/fare-impresa-in-Italia-opportunita-banche-enti-pubblici) a start-up e aziende in via di ripresa; anche l'Emilia-Romagna apre alle start-up con il bando “Start-up innovative 2013”. Non sono da meno neanche Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. In più, esistono anche vere e proprie gare per start-up organizzate da enti locali (spesso in partnership con privati) che premiano le proposte più intraprendenti e di sicuro avvenire. Come dice Mario Paterlini, quindi, è meglio non credere troppo a ciò che dicono i media: in Italia, se si hanno buone idee e si cerca di raggiungere i propri obiettivi con costanza, si può avere davvero successo.


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