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Alain Corneau, deceduto il 30 agosto del 2010 all’età di sessantasette anni, firma l’ultimo film della sua lunga carriera ritrovando solo in parte lo smalto che aveva smarrito nella sua opera precedente, il prolisso noir Le deuxième suffle con Daniel Auteuil e Monica Bellucci che aprì nel 2007 il festival di Roma. Christine (Kristin Scott Thomas) e Isabelle (Ludivine Sagnier) lavorano nella sede parigina di una grossa multinazionale agroalimentare. La prima è una potente e affermata manager, la seconda è una giovane dirigente alle sue dipendenze. Isabelle ammira Christine ed è fortemente attratta dal potere che ella rappresenta. Christine si dimostra sin da subito molto abile nello sfruttare a proprio vantaggio tale situazione, giungendo diverse volte a prendersi i meriti della più ingenua collega al fine di ottenere un’ulteriore promozione. Le due donne, legate da un ambiguo rapporto in cui seduzione e fascinazione hanno un ruolo fondamentale, si dividono anche lo stesso uomo: Philippe, il loro collega direttore finanziario. Questa situazione conflittuale, come può facilmente essere intuibile dal titolo del film, porterà a tragiche conseguenze.
Crime d’amour (Love Crime il titolo internazionale) parte molto bene nella descrizione del rapporto tra Christine e Isabelle, ma perde visibilmente mordente nella parte centrale delle indagini per poi riprendersi nel finale, nel quale vengono tirate le fila del discorso costruito lungo l’arco dell’intera pellicola. Interessante e anche piuttosto coraggioso per come innesta il registro comico all'interno della narrazione nel contesto dei flashback in bianco e nero (il rischio di scivolare nel kitsch era dietro l’angolo), il film fa leva sulle convincenti interpretazioni delle due attrici protagoniste e può contare su uno script anche piuttosto solido ma sostanzialmente privo di profondità. L’impressione, infatti, è che in Crime d’amour la psicologia dei personaggi non venga investigata a dovere, rimanendo semplicemente abbozzata. Per un thriller psicologico, naturalmente, questo non può di sicuro essere considerato un problema secondario. La pellicola di Corneau, pur essendo impeccabile in quanto a costruzione del meccanismo narrativo, non arriva quindi a coinvolgere chi guarda come ci si aspetterebbe: le premesse iniziali di una raffinata sfida psicologica tra le due interpreti in realtà non trovano adeguatamente seguito. Ed è davvero un peccato, soprattutto considerando il fatto che proprio la caratterizzazione psicologica dei personaggi è sempre stata una specialità del miglior Corneau, onnivoro rielaboratore di generi e codici hollywoodiani.
Inedito in Italia nonostante la presentazione in concorso al festival di Roma del 2010, Crime d’amour è stato accolto discretamente dalla critica nordamericana in occasione della distribuzione avvenuta negli Stati Uniti lo scorso settembre. Del grosso potenziale non sviluppato presente nella pellicola deve evidentemente essersi accorto Brian De Palma, il cui remake dell’opera di Corneau intitolato Passion è attualmente in fase di pre-produzione. Rachel McAdams e Noomi Rapace dovrebbero vestire i panni rispettivamente di Christine e Isabelle (questo a quanto si apprende dalla scheda del film di Imdb, anche se considerati i lineamenti e l’aspetto fisico delle due attrici verrebbe da pensare che sarebbe più naturale un’inversione dei ruoli), mentre le riprese dovrebbero iniziare il prossimo mese a Berlino per poi spostarsi in Spagna, Francia e Regno Unito. La sensazione di chi scrive è che De Palma, autore anche della sceneggiatura e al ritorno dietro la macchina da presa dopo quel Redacted (2007) che gli fruttò il Leone d’argento per la miglior regia a Venezia, possa realizzare un remake in grado di sviluppare al meglio le ottime premesse dell’originale.
Articolo pubblicato in una precedente versione su close-up
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