Una mano in tempo di elezioni da alcuni esponenti mafiosi locali, in particolare per le comunali del 2009. E’ questo, pare, l’aiuto che il sindaco di Caltanissetta, Michele Campisi, abbia ricevuto da cosa nostra.
Lo afferma Elia Di Gati, nuovo collaboratore di giustizia, coinvolto in un’inchiesta antidroga, e collaboratore già nell’operazione antimafia “Redde Rationem” del 2010.
Ma quelle rivolte al primo cittadino, non sono le uniche accuse. Ad essere favorito dai voti raccolti in città dal clan di Cosa Nostra anche il consigliere comunale di una lista civica, Gianluca Bruzzaniti. E se di voti di scambio si parla, Di Gati ricorda quelli riconducibili a familiari di due assessori della giunta Campisi, Simona Campanella e Angelo Failla, costretti a dimettersi.
«Non conosco Di Gati credo di non avergli mai parlato. Mai e poi mai avrei potuto rivolgermi ad uno così per avere dei voti». Tuona immediata la replica di Campisi.
E su Di Gati afferma «Mira solo a delegittimare una persona che da sempre è stata estranea ad operazioni che possono avere a che fare con la mafia, con la droga e con quanto di più negativo ci possa essere».
L’augurio del primo cittadino è che «questa falsità mostruosa non venga strumentalizzata a fini politici in occasione della discussione in aule del bilancio»