Un imprenditore su dieci ha ricevuto minacce o intimidazioni con finalità estorsiva, in aumento di due punti percentuali rispetto al 2014. Dodici imprenditori su cento dichiarano di conoscere altre imprese che sono state oggetto di minacce (+1 punto percentuale in confronto al 2014). Lo indica l’analisi di Confcommercio – Gfk Eurisko sui fenomeni criminali, presentata dal direttore dell’ufficio studi di Confcommercio, Mariano Bella, in occasione della giornata della Legalità a Roma.
Sia l’esperienza diretta sia quella indiretta si accentuano nel Sud, in particolare nei grandi centri del Meridione. Secondo lo studio, è in crescita la percentuale di imprenditori convinti che le minacce subite provengano dalla criminalità organizzata (33% contro il 25% del 2014 e il 22% del 2007). I riferimenti alla criminalità organizzata si accentuano nel Sud, in particolare nei grandi centri del Mezzogiorno. “In calo la percentuale di imprenditori che cede alla richiesta estorsiva (22% contro 27% del 2014; si avvicina ai livelli del 2007, pari al 19%). Il fenomeno si accentua al Sud, in particolare nei grandi centri, e tra gli imprenditori che hanno subito minacce da parte della criminalità organizzata”.
I dati sono dell’analisi di Confcommercio – Gfk Eurisko sui fenomeni criminali. ”La richiesta estorsiva – si sostiene nel dossier – viene soddisfatta prevalentemente con esborso di denaro (nel 72% dei casi), meno frequentemente con acquisto da fornitori imposti (26%) o tramite consegna di merce (25%). In particolare, è in forte crescita la percentuale degli imprenditori estorti che ha pagato con denaro (+28 punti percentuali rispetto al 2014, in cui era stata pari al 44%) e cresce anche – secondo l’indagine di Confcommercio – la percentuale degli imprenditori taglieggiati che ha acquistato da fornitori imposti (+11 punti percentuali in confronto al 2014, in cui era stata pari al 15%). Tre imprenditori su quattro hanno adottato almeno una misura di sicurezza per proteggersi dalla criminalità (+26% sul 2014). Le principali misure, tutte in aumento rispetto allo scorso anno, riguardano l’utilizzo di telecamere/impianti di allarme (50%), la stipula di un’assicurazione (36%), la vigilanza privata (22%). Un’impresa su tre percepisce un peggioramento generale dei propri livelli di sicurezza rispetto all’anno scorso. Il dato si accentua particolarmente nelle regioni meridionali, nelle grandi aree urbane del Centro-Sud e in alcuni settori specifici, come quelli dei venditori su aree pubbliche e dei benzinai.
In crescita i furti (per il 57% delle imprese) e i crimini “ad alta visibilità” come l’abusivismo, la contraffazione e le rapine (in aumento per circa il 50% degli imprenditori). Più contenuta ma molto significativa (tra il 15% e il 25%) è anche la crescita dei reati tipicamente collegabili alla criminalità organizzata come usura, estorsioni e tangenti negli appalti.
Tra le richieste delle imprese per aumentare la sicurezza delle imprese cresce significativamente la certezza della pena (73%, con un aumento di 15 punti percentuali rispetto al 2014) e resta sostanzialmente stabile la domanda di maggiore protezione da parte delle forze dell’ordine (62% contro il 64% dell’anno scorso). Lo rileva l’analisi di Confcommercio – Gfk Eurisko sui fenomeni criminali presentata oggi a Roma. Per il 90% degli imprenditori le leggi che contrastano i fenomeni criminali sono inefficaci. La quasi totalità delle imprese (94%) è favorevole all’inasprimento delle pene e l’85% ritiene che non si scontino realmente le condanne per i reati commessi. Le valutazioni negative sono piu’ accentuate nel Nord-Est e tra tabaccai, venditori su aree pubbliche e benzinai. (AGI)