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Crimini di guerra: prosegue il dibattimento alla corte internazionale di giustizia
Creato il 13 marzo 2014 da PasudestDi Marina Szikora
Nonostante le richieste della Serbia, la Croazia non rinuncera’ a festeggiare l’operazione militare ’Tempesta’, un’azione con la quale ha garantito la propria liberta’ e integrita’ territoriale. Cosi’ il capo dello stato croato Ivo Josipović a seguito delle richieste da parte della Serbia e a proposito della causa per genocidio intentata dalla Croazia contro la Serbia e della reciproca azione legale mossa da quest'ultima contro la Croazia, il cui dibattimento è in corso alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja. Zagabria pretende che Belgrado sanzioni i responsabili dei crimini compiuti durante la guerra degli anni Novanta, che riveli la sorte delle 1663 persone date ancora per disperse e che vengano restituite alla Croazia le collezioni d’arte trafugate. In piu’ Zagabria reclama le riparazioni di guerra e il risarcimento dei danni materiali. Dall’altra parte, Belgrado pretende che Zagabria punisca i responsabili dei crimini commessi ai danni della popolazione serba in Croazia e che crei le condizioni per il rimpatrio dei serbi sfollati dalle proprie case. Belgrado pretende inoltre che la Croazia abolisca la festa nazionale del 5 agosto in cui si celebra la Giornata della vittoria e del ringraziamento patriottico e la Giornata dei difensori croati, anniversario della liberazione di Knin e di una vasta zona croata a suo tempo occupata dai serbi.
Alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja la settimana scorsa il team legale croato ha presentato le argomentazioni dell’accusa per genocidio contro la Serbia, mentre questa settimana e’ la volta della causa intentata da parte della Serbia secondo la quale la Croazia avrebbe commesso un genocidio durante l’operazione militare Tempesta. “Noi siamo adesso una societa’ matura e democratica, che apprezza la sua storia e la sua guerra per la patria, una guerra di difesa giusta. Naturalmente, laddove ci sono stati i crimini, anche da parte nostra, siamo pronti a reagire. Ci sono anche i dati del numero di processi che sono in corso in Croazia”, ha detto il presidente Ivo Josipović a proposito della questione che continua ad appesantire le relazioni tra Zagabria e Belgrado. Josipović non vuole pero’ speculare sull’esito del processo che e’ in corso davanti alla Corte internazionale di giustizia, ma ha rilevato che la prassi giudiziaria ha dimostrato che il genocidio e’ un crimine molto complesso.
Durante la settimana scorsa alla corte dell’Aja si e’ potuto ricordare e ascoltare di attacchi pianificati in modo sistematico e sadico dall’Armata popolare jugoslava e dalle milizie serbe ai danni dei villaggi a maggioranza croata nella Slavonia orientale che, come illustrato dagli avvocati croati, avevano un unico scopo, quello dello sterminio dei croati in quell’area. “Nell’arco di un anno dall’inizio dell’occupazione, quelle che erano delle comunita’ pacifiche vennero completamente distrutte. L’intenzione di annientare la popolazione croata e’ chiara come lo sono i numeri che lo dimostrano”, ha detto Helen Law, rappresentante del team legale croato illustrando ai giudici della Corte intenazionale la sorte che hanno dovuto subire i villaggi croati e le citta’, in primo luogo quella di Vukovar.
Da lunedi’ invece il dibattito e’ continuato con l’esposizione del team legale serbo. Saša Obradović, capo del team dei legali serbi, ha rilevato che sono i serbi ad essere stati vittime del genocidio anche se tanti croati hanno sofferto durante la guerra in Croazia. Secondo Obradović, la Croazia non ha presentato alcuna prova, documento o dichiarazione che confermi la presenza del crimine di genocidio da parte della Serbia, vale a dire dell’Armata nazionale jugoslava o dei serbi di Croazia. All’inizio della sua esposizione, il capo della squadra legale serba ha espresso comunque rammarico per tutte le vittime, incluse quelle croate: “A nome del governo e del popolo serbo esprimo sincero rammarico per tutte le vittime della guerra e dei crimini commessi durante il conflitto armato in Croazia, a prescindere dalla definizione giuridica di quei crimini e dalla loro origine etnica e nazionale. Ogni vittima merita rispetto e ricordo”, ha detto Obradović.
La Serbia pero’, secondo l’esposizione di Obradović, non puo’ rispondere per i crimini commessi poiche’ essa all’epoca non esisteva nemmeno come stato indipendente. La principale colpa della Croazia nei confronti della Serba sarebbe, secondo la tesi del team legale serbo, il genocidio contro la popolazione serba durante l’operazione “Tempesta” che aveva il fine di eliminare i serbi come gruppo etnico. In questa azione, ha indicato Obradović, sono stati uccisi 1719 serbi, 900 sarebbero ancora i dispersi mentre si aspetta ancora l’indentificazione di 400 corpi esumati.
Il teso è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 13 marzo a Radio Radicale
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