Torino, Spazio 211. Le foto sono di Miseria Nera, che ringraziamo.
Torino è una delle città simbolo della musica underground italiana, uno dei massimi centri di espressione e sperimentazione culturale e sociale degli anni Ottanta e luogo di culto per gli amanti dell’esoterismo. È allo Spazio 211 che questa sera gli amanti della musica dalle tinte più oscure e violente si danno appuntamento per assistere allo spettacolo organizzato da “Mkno Belushi”, già cuore pulsante dello United Club (luogo di cui tutti sentono un po’ la mancanza) e ora del Blah Blah, sito in Via Po.
È strano vedere un pubblico che riunisce così tante generazioni: dalle ex glorie locali ai ragazzini con le t-shirt degli “Asesino”, tutti questa sera sono qui per cercare di sostenere un genere musicale che negli ultimi anni ha subito, dal mio punto di vista, una sorta di perdita di interesse a favore di suoni più orientati verso il powerviolence e il posthardcore. Appese alle pareti, magliette di Nerorgasmo e Negazione, a evidenziare che il background culturale di questa città è ancora vivo e sentito.
Ad aprire lo spettacolo troviamo gli Asozial, band torinese composta da ragazzi giovanissimi, che propone un grindcore che si rifà molto alle origini anche se non mancano influenze sludge, crust e riferimenti all’hardcore punk locale, omaggiato con la cover di “Giorno” dei Nerorgasmo.
Subito dopo sale sul palco quella che è la mia nuova band preferita: i Cibo. Non avevo mai avuto l’occasione di vederli live, abito a Torino da poco e non li avevo ancora incrociati. Neanche il tempo di distogliere lo sguardo dal palco e vedo Giorgio, il cantante, vestito da suora col face-painting. “Cosa sta succedendo?”, esclamo. Mi viene risposto “Di solito si vestono tutti da cretini”. Ok, ne prendo atto. Ciò che caratterizza la band, oltre a una sempre presente ironia (e auto-ironia), è una continua evoluzione sonora, che l’ha condotta dalle sonorità più prettamente hardcore di Appetibile (2005) al punk più demenziale e allegro dell’ultimo lavoro, Incredibile (2014). E forse è proprio per il clima della serata che i Cibo regalano un’esibizione che ripesca soprattutto dal primo lavoro, concedendo al pubblico anche qualche momento più goliardico, con pezzi tratti dall’ultimo album, come “Discopiede” o “Men Huel Inseen”, brano dalle sonorità “arabeggianti” nel quale Giorgio mette in evidenza tutte le sue doti sonore, passando dal pulito al growl/scream. È con l’arrivo sul palco di Saverio Sgaramella (Woptime/Concrete Block) che il pubblico perde totalmente il controllo. Abbiamo così l’ennesimo omaggio ad una band storica della città, con la cover de “Il Giorno del Giudizio” (dei Woptime). Lo show si conclude con un altro ospite, Mariano degli Ape Unit/Septycal Gorge, che si unisce alla band per cantare gli ultimi due pezzi: “Tonni Sgombri” e “Sirene”.
Sarà dura reggere il confronto dopo un’esibizione così incredibile e sentita, ma ciò è reso possibile dall’arrivo dei Cripple Bastards. Cosa possiamo dire su di loro? Una carriera lunghissima alle spalle, live in tutto il mondo, una band simbolo per il grindcore non solo italiano ma “mondiale” e un album, Misantropo A Senso Unico, che a mio giudizio rimane un’uscita fondamentale per il genere, con un’intensità difficile da bissare. Nonostante qualche cambio di line-up, che ha portato alla batteria Raphael Saini e alla seconda chitarra Wild Vitto, la band continua a sorprendere dal vivo, dimostrandosi inarrestabile così come la prima volta che la vidi, dieci anni fa. E, in un certo senso, mi fa quasi tenerezza trovare accanto a me dei ragazzini come lo ero io quando mi sono avvicinata a questo genere musicale. I Cripple ripercorrono velocemente tutta la loro carriera, passando dai brani del più recente Nero In Metastasi, come “Nemico a Terra”, a pezzi ormai storici, come “Stupro e Addio”, “Italia di Merda”, “Misantropo A Senso Unico”. Davanti al palco, una macchia nera di sudore, grida e corpi che si accavallano uno sull’altro finendo a faccia a terra, per riuscire a urlare più forte, per riuscire a esternare quell’odio che è sempre stato il fulcro vitale dei testi della band. Saverio prende di nuovo la scena per “1974”, mentre i pezzi scorrono veloci fino alla fine. Nasce un coro spontaneo: “No alla soluzione quando tu sei il problema”, tratto da “Morte Da Tossico”, uno dei pezzi più famosi che la band non ha proposto fino a questo momento, quando il pubblico viene accontentato e le urla sono così forti da confondersi.
Lo show è finito, il male ha vinto, andate in pace.