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Gli insetti vi spaventano? A giudicare dalla loro utilità e dal loro ruolo nei diversi ecosistemi del mondo, dovremmo amarli e contribuire attivamente alla loro sopravvivenza. Lo dimostra l'attuale crisi indiana dei raccolti, che vede una diminuzione della resa dei campi proprio a causa di una riduzione del numero degli insetti impollinatori.
Secondo i ricercatori indiani, che hanno presentato i risultati del loro studio al British Ecological Society all'Università di Leeds, questo è un chiaro segnale di come l'abbondanza di impollinatori sia collegata alla produttività dei campi.
L'impollinazione avrebbe un valore mondiale che si aggirerebbe intorno ai 224 miliardi di dollari all'anno. L'India produce da sola ben il 14% dei vegetali mondiali, pari a circa 7,5 milioni di tonnellate. I prodotti agricoli costituiscono il 20% del prodotto interno lordo indiano, contrariamente alla media mondiale che si attesta al 6%.
Questa enorme fetta di mercato (e non solo di mercato si parla, ma anche di alimentazione e sopravvivenza) è ora messa a rischio dalla progressiva scomparsa di impollinatori naturali.
"La situazione ideale sarebbe potuta essere la possibilità di paragonare l'abbondanza media di insetti impollinatori negli anni passati, ma quel tipo di dati non erano disponibili" afferma Parthiba Basu dell'Università di Calcutta.
Il suo team si è quindi dedicato a paragonare le colture dipendenti da insetti impollinatori con quelle che si sviluppano indipendentemente dalla presenza di impollinatori naturali.
"I dati mostrano che le colture indipendenti dagli impollinatori continuano ad aumentare, mentre quelle dipendenti sono diminuite".
Alcuni tipi di colture, come i cereali, non dipendono da impollinatori, ma molte altre piante fanno affidamento su insetti e altri animali per diffondere il proprio polline, come zucche, cetrioli e zucchine. Ed è facile immaginare come la mancanza di impollinatori naturali possa mettere a rischio un raccolto. Se nessuno diffonde il polline, una pianta è destinata a morire senza che altre la sostituiscano.
Il problema è sempre più grave, come si deduce dai dati forniti dalla FAO. Poco più di 100 piante rappresentano il 90% delle riserve di cibo di 146 Paesi; di queste, 71 sfruttano api e altri insetti come sistema di impollinazione. Fortunatamente i cereali non sono piante dipendenti da questi insetti, ma circa il 70% delle principali colture mondiali lo sono, e il rischio di veder compromessi i raccolti è reale.
In India la situazione pare essere ancora più complicata che in altre parti del mondo. Se in Europa e America si sfruttano allevamenti commerciali di api per eseguire l'impollinazione, in India questo processo avviene in maggior parte grazie ad api selvatiche. "Ci sono produttori di miele, ma usare gli alveari per impollinare non è così comune in India" sostiene Basu. "Ecco perchè molto del rumore politico attorno alla crisi mondiale dell'impollinazione proviene da Europa e Stati Uniti, perchè la popolazione di api addomesticate è in declino".
Anche l'India sta sperimentando il tragico Colony Collapse Disorder, una serie di fattori che contribuiscono a decimare la popolazione di api. Basu aggiunge inoltre che "ci sono molti tipi di impollinatori naturali. Come risultato, non possiamo sapere cosa accade alle popolazioni di impollinatori naturali, non solo in India ma anche in altre parti del mondo".
'Pollination crisis' hitting India's vegetable farmers
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