La crisi dello sforamento del tetto del debito americano di questi giorni riporta alla memoria il 2011, quando le agenzie di rating internazionali declassarono i titoli di stato americani e l'oro aumentò di 300 dollari, raggiungendo il livello record di 1.900 dollari/oncia.
Per questi motivi la domanda che qualcuno si sta ponendo è: oggi potrebbe accadere la stessa cosa?
In teoria sì, potrebbe accadere la stessa cosa, ma realisticamente è abbastanza improbabile. Infatti nel 2011 le quotazioni dell'oro stavano crescendo dal 2008, fino a raggiungere i massimi nell'agosto del 2011.
La situazione odierna sul mercato dell'oro è molto diversa. Le quotazioni hanno pero circa il 17% da inizio anno e le aspettative sono per un rallentamento dell'espansione della politica monetaria, anche se fino ad ora sono sempre state smentite dai fatti. Tutto ciò ha creato un diffuso sentimento ribassista sul metallo giallo.
Anche le recenti vicende americane sul braccio di ferro tra repubblicani e democratici per il superamento del budget governativo, che inizialmente ha fatto scendere i valori dei mercati azionari, sono state interpretate dagli investitori come premianti per il mercato azionario e penalizzanti per il mercato dell'oro. Le aspettative di una rapida risoluzione della crisi ha spinto molti fondi di investimento a liquidare le coperture contro la possibile crisi, vendendo oro. Ma anche petrolio, rame e argento hanno subito ribassi.
Non tutti però si riconoscono in queste aspettative ribassiste. Gli analisti della Commerzbank rimangono rialzisti e sottolineano come l'eventuale insolvenza del governo americano, anche se improbabile, rimane comunque possibile e potrebbe seriamente spingere i prezzi dell'oro verso l'alto. Anche HSBC crede che le preoccupazioni sullo sforamento del debito americano avranno un effetto positivo sulle quotazioni di tutti i metalli preziosi.