Suona un po' come quando Berlusconi negava che ci fosse crisi, salvo poi correre ai ripari con rimedi tardivi e inefficaci pochi giorni dopo. La presa di posizione "positivista" del Sindaco stona perché dà l'idea di non essere agganciata alla realtà. E la realtà è chiara, ci sono dati precisi che indicano la sofferenza delle famiglie di lavoratori, la seria difficoltà a mantenere gli impegni e a far fronte alle spese indispensabili alla sussistenza. Ci sono cassintegrati, operai in mobilità, precari con contratti non rinnovati e prospettive di lavoro molto prossime allo zero. Credo che sia il caso di pensare a come affrontare il problema che potenzialmente si trasformerà da economico a sociale. Infatti, se le famiglie italiane riescono in qualche modo a sopperire alle difficoltà grazie agli aiuti familiari e ai capitali accumulati dal lavoro di generazioni, i lavoratori stranieri, gli immigrati di prima generazione, difficilmente riusciranno a far fronte a mutui e bollette una volta privi di copertura sociale. Lo scenario è evidentemente poco rassicurante.
Credo che il Sindaco dica il vero quando afferma di avere dati attestanti la difficoltà inversa che talune aziende stanno incontrando nel reperire mano d'opera specializzata. Ma anche questo dato va interpretato. Infatti, se è vero che non è facile trovare degli specialisti, i generici disoccupati abbondano. E se è vero che alcune aziende possono essere ritenute floride e in crescita ve ne sono molte, troppe, in crisi e a rischio chiusura. Inoltre va considerata anche la massiccia dislocazione della produzione industriale portata avanti per anni da molte realtà locali, il che fa pensare che, pur riscontrando indici positivi per le aziende gli stessi non abbiano ripercussioni altrettanto positive per i lavoratori. In sostanza se le ditte crescono ma producono altrove gli operai non ci guadagnano niente. E nemmeno la città.
In tutto questo va sottolineato il basso profilo fin qui tenuto dal mondo sindacale, ridotto in questi ultimi anni a un ruolo più di assistenza che di tutela. Non vedo iniziative forti né prese di posizione. E lo stesso si può affermare per la politica, sia essa di sinistra, storicamente legata al mondo del lavoro, sia essa rappresentata da quella destra sedicente sociale. Mi sento di affermare che il lavoratore oggi è poco rappresentato politicamente. Occorre un risveglio forte della politica e del mondo sindacale. E deve essere urgente. Altrimenti Montegranaro rischia un tracollo economico e sociale le cui conseguenze sono difficili da immaginare.
Luca Craia