7 MAGGIO – È sempre più sentita, anche in Veneto, la tanto temuta crisi del mattone che spesso costringe le famiglie a restare in affitto per anni o a contrarre mutui molto salati prima di realizzare il sogno di avere una casa di proprietà. Peraltro, i prestiti sono sempre più difficili da ottenere, dal momento che le banche li hanno diminuiti del 30% proprio in questi mesi. Il risultato è stato un calo impressionante delle compravendite e proprio il Veneto sembra essere maglia nera in Italia, poiché le quattro province di Padova, Verona, Vicenza e Treviso hanno aperto l’anno in corso con una flessione nelle vendite a dir poco preoccupante.
Insomma, per gran parte dei Veneti acquistare casa è ormai un lusso. In tutto ciò, l’Europa si è limitata a interventi molto placidi per non dire inesistenti, mentre oltre i confini UE si assiste ad una impennata repentina delle vendite e davvero non si sa cosa significhi “crisi del mattone”. Ne sono l’esempio soprattutto Giakarta, Nairobi e Miami. Quanto si sta verificando attualmente in Europa rappresenta sicuramente l’evoluzione di una forte stagnazione economica iniziata da tempo, di fronte alla quale l’Unione è rimasta per troppo tempo impassibile e statica sulle sue posizioni.
Il risultato? Neppure le aste giudiziarie, tradizionalmente le più convenienti per acquistare, sono ormai granché frequentate. Spesso vanno deserte, come sottolinea l’ultima relazione del Ministero della Giustizia che ha da poco diffuso i dati sul loro andamento nel corso dei primi sei mesi del 2012. Anche partecipare all’asta giudiziaria rappresenta quindi un lusso, per i pochi che possono permettersi di sfruttare qualche risparmio accantonato negli anni.
L’unica soluzione sembra essere quella di una revisione dei valori catastali degli immobili, finora cresciuti a dismisura, e il conseguente ritorno -quantomeno per la prima casa- a valori economici più vicini a quelli reali.
Un altro aspetto legato alla crisi e reso noto dalle statistiche del Ministero dello Sviluppo Economico, per quanto incredibile, riguarda il ribasso dei prezzi dei carburanti. Dato tanto più significativo se si pensa che lo scorso anno si era sfiorata, ad agosto, quota 2 euro per litro di benzina acquistato. La ragione del calo è legata, ovviamente, al ribasso nei consumi. Gli Italiani sono costretti a centellinare gli acquisti e, sempre più di frequente, preferiscono puntare sui discount che non sulla piccola distribuzione. Quasi 7 famiglie su 10 fanno la spesa al discount e si sono trovate a dover modificare in modo significativo sia la quantità che la qualità di ciò che acquistano. Molti, nella vita di ogni giorno, si trovano a dover risparmiare anche sui servizi essenziali quali quelli medici.
Si è poi registrata, soprattutto in Veneto, una diminuzione dei veicoli su strada che ha raggiunto il livello record di 13 milioni di vetture in meno, causa la flessione nelle commissioni. Altrettanto tragica é la situazione dei disoccupati. Nel Nord-Est, lo scorso anno, si sono persi 75000 posti di lavoro. La situazione è di quelle drammatiche, perché la disoccupazione innesca una spirale di difficile superamento, per la quale le famiglie consumano meno e l’offerta si riduce a sua volta, provocando la perdita di altri posti di lavoro.
In questa situazione contraddistinta dalla povertà di una famiglia su tre e dall’exploit della Cassa Integrazione, la Commissione UE interviene solo al fine di bacchettare ulteriormente l’Italia, chiedendo che il deficit complessivo del Paese si abbassi ancora, al di sotto del 3 %, per tutto il 2013 e il 2014. Ci si aspetta quindi che il nostro Paese continui ad applicare misure di austerità, anche a costo di lasciare allo strenuo i cittadini. E, nel frattempo, piccole e medie imprese chiudono alla velocità di 42 ogni giorno, con una mortalità all’apparenza inarrestabile.
Silvia Dal Maso
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