crisi e bilancio (o bilancio della crisi)

Da Guchippai

è un periodo un po' così: non è che posso dire che è brutto, però mi guarderei anche dal dire che è bello. le cose scivolano via più o meno lisce sotto diversi punti di vista, ma lo fanno più perchè ho deciso di passarci sopra che non perchè affronti certi nodi. come sempre, quando c'è bonaccia mi annoio. e, come sempre, quando mi annoio faccio cazzate. per esempio, la settimana scorsa mi sono iscritta a uno di quei siti per incontri che m'incuriosiva perchè viene spacciato per una grande novità, ma alla fine il risultato non è che cambia molto. ovvero: il fatto di non essere assalita da decine di messaggi più o meno espliciti già tre minuti dopo essermi iscritta è stato positivo, ma la concentrazione di idioti è elevatissima esattamente come negli altri. morale: mi sono cancellata dopo un giorno, il che in effetti è un record (una volta ho resistito solo due ore). uno dei sassolini che non riesco a togliermi dalla scarpa è appunto quello della mia totale assenza di vita sociale. lo so che per natura sono introversa e solitaria, così come posso affermare onestamente che da sola ci sto bene, però il punto è che mi ritrovo sempre più spesso a pensare che questa solitudine, partita come una scelta, è diventata un'imposizione perchè non si tratta più di decidere se uscire in compagnia oppure no: se anche la volessi, la compagnia, oramai non ce l'ho più e basta. il problema di fondo è che sono una persona molto particolare; ho sempre avuto pochi amici e di quei pochi alcuni li ho persi per vari motivi. quelli che restano hanno lavori, impegni vari, famiglie e figli che li tengono occupati, anche se ho la mia teoria a questo proposito, ma non mi va di esporla qui. non riesco a trovare persone con cui sentirmi in una sintonia tale da potermi aprire veramente con loro. ci sono alcuni che ho conosciuto e ai quali sono molto affezionata, e che frequenterei molto volentieri perchè ricadono in questa tipologia, ma abitano lontano da qui. intorno ho una cittadina di provincia con tutte le pecche tipiche di comunità del genere e nelle rare occasioni in cui mi capita di stare in mezzo a gente che conosco mi accorgo di autocensurarmi perchè i discorsi degli altri mi fanno intravedere il baratro di mentalità che ci separa. non è che me ne sto zitta e muta; sono perfettamente in grado di chiacchierare del più e del meno con un certo brio, ma resto sempre distaccata, sulla superficie. i miei coetanei mi paiono tutti concentrati su cose delle quali a me importa poco o nulla, oltre che spesso incarogniti a mantenere un certo status quo che ritengono di dover difendere per una questione di principio, anche se va contro la logica; le persone più giovani di me sono per ovvi motivi impossibili da conoscere e da frequentare perchè non hanno alcun interesse in una babbiona come me (del resto non ce l'hanno manco i miei coetanei). inoltre rifletto sul fatto che, essendo uscita anni fa dal mondo del lavoro, l'unico modo per rientrarci a questo punto sarebbe diventare l'imprenditrice di me stessa, ma vuoi per la crisi, vuoi per la burocrazia e le altre dabbenaggini di questo paese non ci penso proprio. insomma, mi sento come se abitassi in una sorta di limbo nel quale vengono relegate le persone inutili. difatti io a che e a chi servo? a nulla e a nessuno. potrei sparire dalla faccia della terra e se ne accorgerebbero dopo mesi (forse). tutto questo stato di avvilimento generale in qualche misura finisce per riflettersi su questo blog, e così, come mi è già successo in passato, mi chiedo che senso ha continuare a tenerlo aperto se deve diventare solo lo sfogo per le mie paturnie, argomento che non credo interessi a nessuno. mi dispiace solo di essere sul punto di fallire anche in quest'avventura che era partita molto bene.


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