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Crisi economica,moltissimi avvocati sono colpiti dalla cd. sindrome del “burn out”

Creato il 23 aprile 2014 da Yellowflate @yellowflate
 Avv. Eugenio Gargiulo

Avv. Eugenio Gargiulo

Il momento in cui molti avvocati si rivolgono ad un consulente o ad uno psicologo del lavoro, è spesso quello in cui si sentono ormai falliti ed “esauriti”. Depersonalizzazione, ridotta realizzazione personale,senso di inadeguatezza, desiderio di scappare e “mollare tutto”…sono tra i sintomi tipici di un esaurimento emotivo. In altre parole, si tratta di manifestazioni psicologiche e comportamentali riconducibili alla cd. sindrome del “burn-out”, termine traducibile con “scoppiato”, “bruciato”.

Le cosiddette “helping professions”, che, in virtù della loro stessa natura, hanno una finalità di aiuto e sociale, e sono basate sulle interazioni e sui rapporti interpersonali, sono caricate da una duplice fonte di stress: quello personale e quello della persona (o della collettività) che rappresentano.

Chi soffre di burn-out, attraversa un lento processo di “logoramento” o “decadenza” psicofisica (mancanza di energie, incapacità di sostenere lo stress accumulato), per cui vorrebbe prendere decisioni drastiche, spinto dalla disperazione, piuttosto che da una ispirazione o da una forte motivazione propositiva.Poiché il pensiero, in questi casi, manca spesso di chiarezza, è importante prendersi del tempo per riflettere.

Anche se non tutti i problemi che gli avvocati incontrano lungo il loro cammino professionale, possono essere attribuiti all’attività lavorativa, il fatto che essi sperimentino tassi particolarmente elevati di burn-out suggerisce che alcuni fattori stressanti, tipici dell’ essere avvocato, devono essere considerati, quantomeno, delle concause.

Pressioni di varia natura, sovraccarico di lavoro, competitività, necessità di tenersi costantemente aggiornati, difficoltà di coniugare vita provata con obblighi professionali, relazioni interpersonali spesso esasperate e con persone difficili… In aggiunta a questi fattori di stress esogeni, ci sono, evidentemente, elementi e tratti della personalità che possono rendere gli avvocati meno inclini a sopportare lo stress e le dinamiche tipiche della professione. Tra questi, il più significativo è il “perfezionismo”.

Dal momento che la pratica della legge richiede un’analisi logica oggettiva e un’attenzione ai dettagli, la professione legale attira i perfezionisti i quali, spesso visti come inflessibili e poco inclini al cambiamento,tendono ad essere maniaci del lavoro, ossessionati dal controllo pur non essendo convinti di possederne. Poiché la perfezione non può essere raggiunta, lottare per essa può essere motivo di costante insoddisfazione.

Un’altra ragione per cui alcuni avvocati vivono l’esperienza del burn-out è legata al fatto che i valori e i principi fondamentali non sono sempre in linea con i comportamenti adottati. A volte questo problema si traduce in un conflitto psicologico interno, da cui deriva un cronico senso di colpa e un perenne sentimento di infelicità.

Per tentare di sconfiggere la sindrome del burn out, il primo tentativo dovrebbe essere quello di cercare di cambiare i fattori ambientali esterni che causano stress. Ad esempio, se non c’è abbastanza collaborazione in ufficio, provate a chiedere maggiore impegno da parte dei vostri colleghi. Siete messi costantemente sotto stress da scadenze irragionevoli? Provate a parlarne con la persona interessata o con chi ne è responsabile, e tentate di cambiare l’agenda e la distribuzione del tempo/lavoro.

Il secondo step è ridurre il proprio livello di perfezionismo. Per fare ciò è necessaria una prima e consapevole presa di coscienza, che si traduca in una rottura di modelli automatici di pensiero e che porti alla successiva modifica.

La incapacità di dire “no” provoca infatti ulteriore (e maggiore) stress perché produce un carico di lavoro impossibile, aumenta le possibilità di commettere errori e riduce la capacità di coniugare lavoro e vita personale.

Al fine di migliorare la situazione, è necessario aumentare la consapevolezza rispetto a questi tipi di pensieri ed emozioni e cominciare a rallentare il passo.

Le sollecitazioni che il perfezionismo causa, emergeranno in qualsiasi lavoro. Lasciare il vostro attuale lavoro perché vi sentite falliti ed esasperati, non potrà essere la risposta a lungo termine ai vostri problemi.

Infine, un ultimo suggerimento: provate a valutare la misura in cui lo stress è causato dal fatto che la vostra vita lavorativa non è in linea con i vostri valori. Invece di scappare dal vostro lavoro e prima di fare qualsiasi mossa importante (di cui magari potreste poi pentirvi), cominciate ad esaminare più a fondo le questioni che causano lo stress e provate a considerare dei cambiamenti meno drastici. Siete ancora convinti di mollare tutto e di chiudere definitivamente con la legge? Beh, almeno ora lo farete per dei validi motivi… e non per disperazione!

Foggia, 23 aprile 2014    Avv. Eugenio Gargiulo



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