La tipa dice che naturalmente la crisi ha colpito anche loro e che, per esempio, ormai non possono più mandare i figli (se non ricordo male in numero di tre, ma potrei sbagliarmi) alla scuola privata. Ora, con questa maledetta crisi, sono costretti a mandarli alla scuola pubblica! Poi saltella un po' sui soliti luoghi comuni (occhio alla spesa, le uscite al ristorante ecc.), finché la telecamera ci porta in un (bel) giardino e il marito ci mostra l'orto e le galline che contribuiscono a dare un bel risparmio.
Poi il servizio continua mostrando altre famiglie di altri paesi europei. Ne ricordo una di Dublino. Anche qui, siamo nei dintorni della cosiddetta "middle class", bella casa, spaziosa, bei mobili. Il tizio ci spiega più o meno le stesse cose, tranne la faccenda della scuola privata, ma ci sono sempre la spesa, il ristorante, le vacanze. Poi ci aggiunge il mutuo della casa, che adesso fa fatica a pagarlo, ma almeno lui è fortunato che non ha perso il lavoro mentre altri suoi colleghi sì.
Di sicuro il concetto di "crisi" non può prescindere dalla percezione soggettiva rispetto all'importanza che ciascuno dà alle "cose" cui eventualmente deve rinunciare ma anche da come i media ce la presentano e ci portano a considerarla, inducendoci a pensare alla crisi come a qualcosa che, di fatto, tocca davvero tutti, non solo chi già viveva vicino alle difficoltà, quelle vere, e che adesso si trova davvero nella merda. Se per la signora è crisi dover mandare i figli alla scuola pubblica, forse per un altro la crisi potrebbe essere dover rinunciare all'abbonamento a Sky Calcio? Ma è vera crisi quella?