Mentre la coalizione dei ribelli al regime di Gheddafi nelle ultime ore ottiene risultati più che positivi, avanzando già da ieri nella Sirte, territorio dove si trova anche la città natale del "rais" e mantenendo sotto controllo le postazioni già conquistate, gli occhi e le orecchie di tutto il mondo sono puntati, quest'oggi ,sul Vertice di Londra.
Vertice al quale l'Italia parteciperà con il nostro ministro degli Esteri,Franco Frattini, insieme agli altri 40 rappresentanti dei Paesi allineati.
Al tavolo delle decisioni "vere" siederanno però il presidente francese Sarkozy, il primo ministro britannico Cameron, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il rappresentante USA,Hillary Clinton.
La proposta italiana in merito alla conclusione del conflitto libico è stata quella del cessate il fuoco, dell'esilio per Gheddafi e dell'apertura di un dialogo tra i cosiddetti ribelli e le tribù locali.
A quanto pare , tuttavia,questo genere di soluzione è inaccettabile per i rivoltosi e quindi viene bocciata in partenza.
Molto positivo è l'incoraggiamento per la costruzione di una nuova Libia, che viene piuttosto da Obama, il presidente USA, che ha fatto ieri ufficialmente sentire la sua voce.
Lontano dagli Usa l'idea d'impelagarsi in un conflitto come quello che è stato l'Iraq, si pensa piuttosto a mettere gli"uomini nuovi" di Libia, motivandoli ulteriormente con l'appoggio militare sul campo, in condizione di gestire definitivamente la fine del potere politico di Gheddafi.
E, sopratutto (anche se qualcuno non è d'accordo,vedi la Turchia), senza volerne la testa.
Anche perché la nota risoluzione ONU parla chiaro.
Infatti per Obama, come per i principali "attori" europei coinvolti in Libia, dovrà essere la "nuova" Libia a decidere, una volta allontanata la dittatura senza scrupoli e sanguinaria della famiglia Gheddafi, come impostare il proprio futuro politico, economico, culturale.
Se fugassimo certi stereotipi "abusati" da noi occidentali sul mondo arabo e sulla cultura islamica e ci convincessimo invece che i popoli, che si affacciano sul Mediterraneo, da entrambe le sponde, devono necessariamente collaborare nel reciproco interesse,perché ne hanno strumenti e potenzialità, potremmo forse lasciare un mondo migliore ai nostri nipoti e pronipoti.
A fronte della "GUERRA".
Sempre il presidente Barak Obama non si è pronunciato nel discorso di ieri ,però, né sui tempi dell'impegno delle forze militari Usa, né sulle modalità di exit-strategy.
Auguriamo, sopratutto alla "nuova" Libia, che le cose , anche se di notevole complessità,vadano a posto nel minor tempo possibile,una volta cessato il chiasso infernale delle armi.
Ed è un augurio che facciamo di cuore sopratutto alla gioventù libica, che ha dato dimostrazione, in questi giorni e in queste ore, di voler prendere in mano il proprio destino, senza remore e timori, anche a costo della vita, mettendo fine ad un'ingiustizia storica , una delle più macroscopiche ,che l'umanità abbia avuto modo di vedere.
E neanche troppo lontano da noi.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)