I costi per l'alimentazione di queste popolazioni, è una priorità assoluta, che mal si concilia con il forte aumento di questi ultimi tempi delle derrate alimentari. In occidente si preoccupano di un'eventuale aumento del petrolio, a causa della crisi egiziana, in quanto il Canale di Suez è un passaggio troppo importante per i trasporti marittimi, ma forse non focalizzano a sufficienza l'importanza di un disagio endemico legato alla stragrande maggioranza dei popoli africani che è l'alimentazione.
Se nei paesi evoluti poi l'inflazione comincia a svegliarsi, con prospettive di un'ulteriore aumento dei tassi d'interesse, queste zone (considerate emergenti) saranno per gli investitori sempre meno attraenti, e di conseguenza subiranno un ulteriore arretramento, passando da prospettive di sviluppo a scenari di degrado assoluto.
Un campanello d'allarme lo abbiamo avuto settimana scorsa, quando delle cifre considerevoli sono state ritirate dai fondi comuni destinati ai paesi emergenti, come viene testimoniato dalla società E.P.F.R. ( EPFR Global è una società fornitrice dei flussi di fondi e asset allocation dei dati, a istituzioni finanziarie di tutto il mondo).
Di riflesso poi, anche paesi come Brasile, India, (emergenti DOC) ne hanno risentito, mostrando cali vistosi dei loro indici di riferimento in questi ultimi giorni. Sarà una coincidenza, ma l'onda lunga del sentiment si espande anche irrazionalmente.
A tal proposito, fra poco più di due mesi, si terrà a Town Hall di Kensington, Londra (UK), la seconda edizione delle soft commodity e delle Finanze Africane 2011 (Softcom), dove si presenterà la situazione attuale e i rischi che si corrono quando si investe nel settore delle soft commodity.
In BLU' paesi oramai EMERSI, in AZZURRO nuovi paesi emergenti