La Spagna è sotto attacco speculativo e con lei anche l’Italia. Le borse oggi sono crollate, lo spread spagnolo ha toccato quota 600, quello italiano a 499. Pesano le incertezze sulla sostenibilità delle banche spagnole. Malgrado il prestito della Ue non è detto che la Spagna riesca a risollevarsi.
Le parole del Ministro delle Finanze iberico assumono toni drammatici: “nelle casse pubbliche non ci sono più soldi per pagare i servizi”.
Intanto il popolo protesta per le strade di Madrid contestando le misure di austerità prese da Rajoy per poter ottenere il prestito Ue:
Nella notte tra giovedì e venerdì a Madrid ci sono stati alcuni scontri tra la polizia e i manifestanti, in piazza per protestare contro il nuovo piano di duri tagli adottato dal governo per affrontare la crisi economica. Le manifestazioni sono state pacifiche per buona parte della giornata, ma sono degenerate verso sera, costringendo gli agenti a usare anche proiettili di gomma per disperdere i più violenti. Alcuni manifestanti hanno dato fuoco ai bidoni della spazzatura e hanno lanciato oggetti verso la polizia, che ha reagito con alcune cariche nella zona in cui si trova il Parlamento. Almeno sette persone sono state arrestate per i disordini di questa notte e, secondo le autorità spagnole, almeno sei sono rimaste ferite.
Le quotazioni dell’Euro scendono ai minimi degli ultimi mesi. Tale situazione aiuta le esportazioni tedesche. Forse anche per questo Merkel continua ad ostacolare il varo di un reale piano di sostegno per gli stati in crisi al fine di preservarli dalle speculazioni. Mentre noi affondiamo nello spread (con conseguente aumento dell’indebitamento) la Germania, virtuosa nei conti, viene avvantaggiata economicamente dalla moneta debole.
E come farà l’Italia a mettere i conti in ordine (ieri è stato approvato il Fiscal Compact ovvero il pareggio di bilancio obbligatorio) se le speculazioni ed i tassi alti faranno peggiorare sempre di piu i conti stessi? Dovremo arrivare ad un indebitamento del 60% sul pil (oggi siamo attorno al 122%) varando manovre annuali di decine di miliardi (tagliando cosa? tassando cosa? sacrificando cosa?). Ma se gli spread rimangono alti, il debito aumenterà (al 130-140%) e quindi le manovre annuali saranno ancora piu pesanti e ci faranno avvitare in una spirale di depressione da cui difficilmente ci riprenderemo.
Un panorama disastroso. Dopo la Spagna saremo noi a crollare, c’è poco da fare. Quando non è dato sapere ma se Merkel continerà con la sua politica di ‘rottura’ noi andremo a fondo prima o poi.
Per chiudere un articolo di Concita De Gregorio per Repubblica in cui descrive la crisi spagnola, dal punto di vista delle singole persone e delle loro ‘crisi’ personali:
Maria Antonia Ribas ha 48 anni, un figlio matricola all’università e uno al liceo, un ex marito, un lavoro da bibliotecaria alla periferia di Madrid, 1.125 euro al mese, una permanente fatta in casa che le ha bruciato i capelli, una maglietta con il logo del supermercato, una laurea in filologia classica con encomio, un padre militare che la disapprova, una casa di 45 mq in affitto, 650 euro e meno di così in tre non si riesce a spendere.
Ora che passa a 980 di stipendio dovrebbe ritirare i figli da scuola, pensa, e trovare un posto in un alloggio sociale ma non è mica facile, sono tutti pieni e c’è la lista d’attesa, passano prima le donne sole con figli minori e i suoi hanno 16 e 18, non c’è speranza. Si è offerta nel quartiere per fare le pulizie a ore ma nessuno può permettersi più una domestica, quelli che le avevano le hanno già mandate a casa. Sta in piazza con un cartello che dice “se ci volete morti sparateci”, l’ha scritto a pennarello rosso su un cartone della spesa in un momento, chiarisce, “di vero malcontento”.
L’astio e il malcontento di chi sta sottovento. “Per sovrapprezzo – dice – a noi impiegati pubblici ci trattano da profittatori e sfaccendati, gente che ruba lo stipendio dandosi malata, assenteisti perché lo so, certo, ciascuno ha i mente un impiegato delle poste che lascia il cartello “torno subito” per andare a bere il caffè, un’addetta all’anagrafe che manca dal lavoro da due anni, gli aneddoti sono mille. D’altra parte i posti pubblici sono stati usati per decenni dai politici locali come merce di scambio, hanno piazzato figli amici amanti e devoti per generazioni e sicuro che fra questi ce ne saranno parecchi che ne hanno approfittato. Ma siamo quasi tre milioni, e di questi tre milioni la maggioranza, glielo assicuro, è fatta da gente come me: che non è mai mancata un giorno e se necessario ha lavorato fuori orario, che ha aiutato i suoi scolari nei compiti il pomeriggio, ha assistito i malati con pazienza, ha accompagnato a casa l’anziana che non ricordava la strada. Anche di questi episodi potrei raccontarne a centinaia. Noi siamo lo Stato, piaccia o non piaccia. Storto in qualche sua parte, difettoso forse, comunque quello che questo Paese è stato in grado di produrre nei secoli, e gli somiglia. Noi siamo la Spagna, e se ci vogliono morti bisogna chiamare le cose con il loro nome: è una guerra civile”.