L’ultimo caso noto è avvenuto in provincia di Cremona quando è stata segnalata la notizia di una coppia di ivoriani che ha abbandonato la propria figlia appena nata in un cassonetto dei rifiuti.
I medici, non avevano creduto alle affermazioni della donna che aveva dichiarato di aver subito un aborto spontaneo ma che a seguito degli esami clinici effettuati presso l’ospedale cui si era recata in compagnia del marito aveva confessato il grave atto. Anche questa è una dura e triste conseguenza della crisi che si desidera a denunciare anche per trovare soluzioni a vicende così drammatiche che riguardano migliaia di residenti sul Territorio nazionale.
E per escogitare delle soluzioni spesso basta guardare negli altri Paesi dell’UE o comunque a quelli a Noi vicini anche geograficamente per trarre esempi positivi e prassi virtuose che possano contribuire a lenire gli effetti della perdurante crisi economica.
E così è sufficiente andare al di là delle Alpi ed in particolare nella confinante Svizzera che l’ospedale di Davos già si è attrezzato per ospitare uno “sportello” dove genitori in gravi difficoltà possono lasciare anonimamente il loro neonato, che segue quello già esistente a Einsiedeln (SZ), dove è da registrarsi, lunedì scorso, il settimo abbandono di un bebè negli ultimi dieci anni.
L’obiettivo dichiarato da parte dell’ospedale è quello di evitare simili destini, infanticidi e abbandoni. Essi rappresentano, inoltre, un’alternativa all’aborto.
La lodevole iniziativa dovrebbe essere attivata in Italia con una legislazione ad hoc dove gli effetti della crisi quali l’aumento degli abbandoni di minori e gli infanticidi sono ormai all’ordine del giorno.
Lecce, 23 febbraio 2012
Giovanni D’AGATA
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