Magazine Religione
Cristianesimo vissuto Consigli fondamentali alle anime serie
di Dom Francesco di Salles Polline, certosino.
(continuazione 2 di pag. 71)
VII. La libertà.
Su, via; non amar tanto la tua schiavitù, e non temer tanto la libertà. Attaccandoti alle creature, tu credi godere, ma vedi un po' quante separazioni involontarie, quanti strappi crudeli, quante delusioni strazianti? Ad ogn'istante il piacere, che credevi tenere, ti sfugge, e quello che avevi più a cuore, ti è violentemente strappato. Sono dolori terribili, di cui la vita di coloro che vogliono godere è tutta cosparsa. Sono laceramenti di cuore rinnovati ad ogni istante, divisioni d'interessi, rivalità d'amor proprio, urti d'ogni specie, perdite di parenti, di amici, di danaro, di posizione, di considerazione! E gl'infiniti drammi delle passioni ingannate!...
ecco una piccola idea dei godimenti della vita che provano coloro che s'attaccano al piacere creato.
Al contrario, il cristiano che non tiene a nulla, non ha mai il cuore lacerato; egli piglia e lascia tutte le cose con la medesima facilità ond'io piglio e lascio la mia penna. È esente dalla tirannia e dai dispiaceri. Si serve di tutto, ed egli non serve che Dio. Tutto per lui è uguale negli avvenimenti della vita, perché tutto per lui è mezzo. Niente lo turba né lo scoraggia, perché è padrone di tutto. Che tutto gli sia dato, che tutto gli sia tolto, poco gl'importa egli si uniforma in tutto al beneplacito di Colui che dà e toglie, e benedice il nome suo. Ecco la vera libertà. Come S. Paolo, egli sa essere nell'abbondanza e sa privarsi, è abituato a tutto. Su via! o schiavo dell'amor proprio, schiavo della dappocaggine, impara che cos'è la libertà, sii cristiano.
Salute e malattia, piacere e sofferenze, ricchezza e povertà, onore e disprezzo, amici e nemici, vita e morte, tutto serve a colui che è distaccato da tutto; egli non si lascia contrariare né arrestare da nulla, perché è al di sopra di tutto. Disimpegnando se stesso, giunge a ripigliare tutto come strumento.
Non è sedotto dal piacere, non è turbato dalla contrarietà. È sempre lui stesso con una costante eguaglianza ed ignora gli alti e bassi, segni d'una schiavitù a cui è sfuggito.
Il suo spirito è segno, il suo cuore è in pace, le sue forze sono concentrate: non essendo mai sospinto da una parte e dall'altra, la sua vita non è mai sciupata nei movimenti delle false deviazioni. Che vita! e che libertà!
Ti sembra ancora che sia cosa tanto spaventosa vivere da cristiano? Credi ancora che sia cosa tanto spregevole codesta liberazione dai conflitti e dalle oppressioni, dalle inquietudini e dalle divisioni? La unità e la pace, ecco il supremo risultato della libertà nell'anima cristiana. È il primo frutto che volevo mostrarti.
VIII. Il vero amore.
- Ma questa imperturbabilità, questa libertà di cuore, non finirà con fare degli esseri insensibili, senza cuore e senz'amore? - Qui bisogna far conoscere il secondo frutto della vita cristiana, quello che nasce dai tuoi rapporti col prossimo e che consiste nelle beatitudini dell'amore e della dedizione cristiana. Tu temi di non poter più amare quando avrai acquistata la libertà e la pace. Dimmi dunque, che cosa intendi per amore? e amare cosa significa secondo te? Ti dirò io quello che l'amore è per te:
è la ricerca del tuo piacere. Nei tuoi parenti, nei tuoi amici, in tutto ciò che ti sta a cuore, esamina attentamente: quello che tu ami è il solletico, il piacere che te ne proviene. La prova si è che, per una contrarietà, per un dispiacere, il tuo amore con una facilità sconcertante cede il posto al cattivo umore, al rancore, all'ira, all'odio. Detesti con la medesima facilità con cui ami. Basta che una semplice apparenza, un leggero sospetto ti faccia credere che il tuo piacere è contrariato, e l'ago della tua bussola ha già fatto un giro di quadrante. Non sei fedele che ad una cosa, ed è la tua soddisfazione. Ed ecco ciò che nel mondo si chiama amore.
Il cristiano ha un modo affatto diverso di comprendere l'amore.
Se ama i suoi parenti ed amici, è per loro e non per lui. Li ama nella felicità e nella sventura, nelle contrarietà come nella gioia, li ama costantemente e fortemente. Ciò che cerca il suo amore è il loro bene e non il proprio piacere. Amare, per lui, non significa godere, ma far del bene. Il cristiano ama in tal modo ogni cosa con un amore forte e vero; il suo affetto non dipende dai capricci del suo piacere. Il suo amore affronta i sacrifici e le privazioni, le contrarietà e le inimicizie, è forte come la morte e tenace come l'inferno. Non mi parlare di quelle banderuole che si vo1tano ad ogni vento, di quei cuori che sono delicatissimi per se stessi e durissimi per gli altri. Il cuore cristiano diventa d'una inflessibile durezza per se stesso, e di una squisita delicatezza per gli altri. Quando vorrai saperlo, studia le tenerezze del cuore di S. Francesco d'Assisi.
- Ma non c'è dunque più piacere per il cuore cristiano? - Di' piuttosto: non c'è più piacere che inganni, snervi e faccia sviare; nulla di ciò che può inaridire le midolla, atrofizzare il cuore, far sviare lo spirito. Ma tutto ciò che può vigore e forza, agilità e facilità, tutto ciò che può ingrandire ed elevare, purificare e dilatare, tutto questo entra nell'anima ed essa se ne serve per sviluppare incessantemente la sua vita. E gode, non delle sensazioni. e dei solletichi esterni e sensibili, ma dell'ingrandimento del suo essere. E siccome la sofferenza serve quanto e spesso più ancora, della gioia alla dilatazione delle sue facoltà, essa sa godere anche della sofferenza. La menzogna delle tue vane gioie sta nel fuggirsene di fronte al dolore, come uno stormo di passeri ad un colpo di fucile; e di fronte alla sofferenza, non ti resta se non un cuore vuoto, dei sensi effeminati, uno spirito debole. Desolazione!
Il cristiano, invece, non perde nessuna delle sue gioie nel dolore, anzi spesso è proprio allora che le gusta di più. Ah! finché il tuo cuore non avrà prestato una goccia di quella gioia, che non si dilegua davanti alla sofferenza, tu non saprai che cosa sia la gioia. Credi a me, vale la pena d'essere integralmente cristiano non foss'altro che per gustare questa bevanda. Beati quelli che piangono, disse il Maestro delle beatitudini. Leggile tutte queste beatitudini; e quando comincerai a gustarle, comprenderai che le false gioie che ti affascinano. non sono che orribili imposture. O cuore, che sei fatto per sì grandi cose, cessa dal lasciarti soffocare da sì puerili inezie. Le beatitudini cristiane sono il secondo frutto della vita cristiana.
Le beatitudini! le gioie della vita cristiana! che nulla turba, nulla altera, nulla distrugge, neppure la sofferenza! La quale anzi le alimenta e le aumenta, oh Dio! in quale misura! Quando gusterai le beatitudini cristiane? Suvvia! credi in Nostro Signore, credi al Vangelo. Credi che quelli, che nel suo Vangelo Nostro Signore chiama beati, debbono essere tali in realtà. Credilo e provalo. Senti: Nostro Signore e il Vangelo promettono già per questo mondo la beatitudine; e questa, più che la gioia, è il sommo della gioia. Se tu avessi la fede!
IX. I legami eterni.
Nel capitolo IX della 1ª parte hai veduto che tutte le creature sono per te degli strumenti. Per conseguenza i tuoi parenti, i tuoi amici, i tuoi padroni e generalmente tutti gli uomini, con cui sei in contatto, sono per te strumenti. E la gioia che regola tutti i tuoi rapporti coi tuo prossimo, è la stessa legge che regola l'uso delle creature, secondo la quale ogni cosa dev'essere usata come strumento. Non ti sembrò forse che tale concezione fosse troppo egoistica e utilitaria? - Sarà bene manifestare qui un'altra profondità che ti recherà stupore e meraviglia.
Devi capire anzitutto che se gli altri sono per te degli strumenti, anche la reciprocanza è assoluta. Se essi, debbono servirti, tu pure devi servir loro. Tu non ricevi soltanto, ma devi anche dare: è un mutuo scambio. Scambio di che? Scambio di vita; perché gli uni non debbono essere riguardo agli altri che strumenti di vita. Non so se riesci a intravedere la bellezza di quest'idea.
Non è perché ci divertiamo tutti insieme che Dio ci mette in rapporto gli uni con gli altri. Le nostre relazioni non debbono e non possono legittimamente aver che uno scopo, quello di svolgere la nostra vita. E le gioie delle nostre relazioni non debbono e non possono legittimamente aver altra funzione fuori di quella di facilitare questo sviluppo di vita. Osserva quanta nobiltà e quanta serietà in questa concezione cristiana dei rapporti umani.
E osservane anche i risultati. A Montmartre le pietre portano iscrizioni indicanti il nome del donatore; e fintantoché Montmartre sussisterà, le pietre proclameranno i nomi dei benefattori. L'anima tua è il tempio vivo del Dio vivo; e la tua vita va ogni giorno costruendosi, pietra su pietra, fino al momento in cui la morte porrà fine alla costruzione. Le pietre di quest'edificio sono le idee che la tua mente acquista, le virtù che si formano nel tuo cuore, le abitudini pure e forti che si stabiliscono nei tuoi sensi; è tutto quello che dilata il tuo essere secondo il piano divino. E se io ti faccio acquistare una virtù, un aumento di vita, c'è qualcosa di me in te, qualcosa della mia vita nella tua, è un legame vitale che ci unisce.
E finché sussisterà in te codesto ingrandimento che ti vien da me, io vivrò in qualche modo in te. Ora, tu sai che la vita, intendo la vera vita, è eterna. La vita ch'io t'ho comunicato sussisterà nell'eternità del cielo. Noi saremo dunque uniti, uniti coi vincoli della vita per tutta l'eternità. Vivremo l'uno per mezzo dell'altro, l'uno nell'altro; ciò sarà uno degli splendori della gioia eterna.
Pensa ora quanto dovrà essere intima ed intensa la felicità che legherà ai loro figli quei genitori che si saranno interamente dedicati alla loro educazione. quegli amici che furono fedeli nel sostenersi e nell'aiutarsi a salire! Vivranno tanto più gli uni negli altri quanto maggiormente saranno stati strumenti di vita gli uni per gli altri.
Con quali parole raccontare la gloria dei grandi seminatori d'idee, dei grandi propagatori di virtù degli apostoli del bene, degli uomini di sacrificio, che saranno stati utili a tante anime, che avranno contribuito all'ingrandimento di tante vite? Quali legami per l'eternità!
Ed è solo questo che sussisterà dei nostri rapporti nel tempo. Supponi una famiglia che viva nell'incanto dei suoi affetti egoistici, supponi due amici che se la godano nel piacere della loro amicizia: essi godono insieme ed è qui tutto quel ch'essi cercano. Che cosa resterà di questi vincoli? - Ohimè! si sono rammolliti, snervati, atrofizzati insieme, e di queste relazioni non resterà che il castigo di una diminuzione eterna.
Impara dunque a vivere, impara ad essere strumento di vita e ad utilizzare tutte le gioie dell'amore mediante il vero zelo per il bene altrui. Quando alle tue relazioni e ai tuoi piaceri saprai dare una così sublime grandezza, quando saprai riconoscere e utilizzare attorno a te gli strumenti che lavorano alla tua propria vita, tu non ignorerai più tanto le bellezze della vita cristiana, potrai fin d'ora gustar qualche cosa delle beatitudini, di cui godrai pienamente nell'eternità.
X. L'amor di Dio.
Ma per il cuore cristiano c'è qualcosa d'infinitamente superiore a tutto questo. Tu che vuoi godere della creatura, ti renderai incapace di godere di Dio L'alcoolizzato, tu lo sai, diventa insensibile ad ogni altro gusto che non sia quello dell'alcool. Lo stesso avviene di te: finché cercherai il piacere creato non sarai mai atto a gustare il piacere divino. Tu non sai ciò ch'è Dio, e quanto è soave. Solo nella misura in cui si svuota, il tuo cuore diventa capace di gustare la dolcezza di Dio. Dio; non la dolcezza dei suoi doni, delle sue consolazioni, delle sue operazioni, no; ma la dolcezza di Dio stesso, della tua unione con Lui, della tua vita con Lui, del tuo possesso di Lui.
Sai che i doni di Dio non sono Dio, ma solo il veicolo di Dio... Quando un insigne benefattore, amico intimo che non hai più visto da lungo tempo, arriva nella tua famiglia con uno splendido equipaggio, tu vedi i bambini saltellare ed estasiarsi davanti alle dorature della vettura e ai lucidi finimenti dei cavalli. Non pensano affatto al visitatore, che non conoscono, e che non li interessa quanto ciò che brilla ai loro occhietti. Ma gli assennati genitori, poco curandosi dell'elegante equipaggio, si gettano nelle braccia del visitatore, s'occupano di lui, godono di lui, e sono unicamente felici della sua conversazione e presenza. Dimmi: di queste due felicità qual è la migliore? quella dei genitori o quella dei figli?
Finora tu hai fatto il fanciullo, ti sei trastullato col veicolo e non hai ancora gustato se non qualche dono di Dio. Cerca una buona volta di non esser più fanciullo, lascia il veicolo e trattienti con Dio, e non tarderai a comprendere che è ben meglio esser con Lui che col suo veicolo. Finora ti sei potuto illudere di credere in Dio, di amarlo, di servirlo, e di godere di Dio. Ma da' retta a me, la tua fede, il tuo amore, il tuo servizio e la tua gioia non sono che embrioni. Puoi difficilmente farti un'idea delle grandezze e delle bellezze della vita cristiana.
Quando gusterai Dio, saprai. quale sia il terzo frutto della vita cristiana. E dirai con S. Agostino: Nulla di ciò che Dio mi promette ha valore senza Dio. Non mi sazierei, s'egli stesso, il mio Dio, non mi promettesse se stesso. Che cos'è tutta la terra, il mare, il cielo, le stelle, il sole, la luna? che cosa sono tutti i cori degli Angeli? io ho sete del creatore di tutte queste cose, ho fame di Lui, ho sete di Lui. A Lui dico: Tu sei la fonte della mia vita. Oh! sì! fame e sete nel mio pellegrinaggio, a fine d'essere saziato nella mia presenza. Mio Dio! non sarò saziato, se non quando si manifesterà la tua gloria.
(continua)
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