Un po’ di tempo fa ho raccontato l’album degli IFSOUNDS, “APEIROPHOBIA”:
http://athosenrile.blogspot.com/search/label/IFSOUNDS-%22Apeirophobia%22-
... e successivamente ho stretto una buona amicizia con Dario Lastella, leader del gruppo.
Il 21 maggio, a Roma, il concept album è stato presentato sotto una nuova veste, attraverso le immagini di Cristina Nist, di cui non conoscevo il ruolo. A fine post presento il lungo video, molto più esauriente di milioni di parole.
Sono rimasto affascinato da questa rappresentazione e dalla video-arte di Cristina, e con l’aiuto di Lastella sono arrivato ad uno scambio di battute con questa vera artista.
Dario mi ha fornito un minimo di biografia:
Cristina Nist ama definirsi un’artista critica. Dal 1997 ha partecipato a molte mostre collettive a Roma. Dal 1998 realizza video e documentari d’artista dedicati a manifestazioni artistiche come documenta, Manifesta, Biennale di Venezia. Dal 2008 ha co-fondato con Sergio Ponzio il collettivo ranElettriKe realizzando video-documentisu Jonas Mekas e Robert Cahen, l’ultimo lavoro “Beijing Double Happiness” è stato selezionato alla 40° edizione del Festival di Rotterdam. Nel 2000 ha partecipato alla realizzazione dei 3 Wall Drawings di Sol Lewitt al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Tra il 2003 e il 2010 ha realizzato performance a Londra e Tokyo con il collettivo femminile italo-giapponese DonnaOnna di cui il video “Non disperdere nell’ambiente” è stato presentato al Cinema Detour nella sezione Extra della Festa del Cinema di Roma del 2009.
Scopriamola meglio attraverso... L'INTERVISTA
Sono rimasto colpito dal tuo modo di interpretare, attraverso le immagini, “Apeirophobia”, l’album degliIFSOUNDS. Ascolto molta musica di giovani gruppi e in tutti trovo la tendenza ad unire differenti arti, quasi non bastasse più concepire la musica in modo tradizionale. Qual è il tuo feeling a tal proposito?
Potrei risponderti così: “let’s cross the boundaries!” Se ci pensi bene, se sondiamo nella Storia dell’Arte tutto questo non è una novità. Pensiamo al lavoro tra Merce Cunningham, tra i più grandi coreografi al mondo, e John Cage. Al Black Mountain College, dal 1933, anno della sua fondazione al 1957, anno della sua chiusura, si insegnava un metodo interdisciplinare tra le arti in un ambiente estremamente informale e totalmente libero. È qui che Cunningham fonda la sua storica compagnia di danza contemporanea e performing arts, la Merce Cunningham Dance Company e Cage mette in scena il suo primo happening. Cunningham ha da sempre lavorato con artisti provenienti da discipline diverse dalla danza: pittori del calibro di Rauschenberg, performers e video artisti come Bruce Nauman, stilisti e designers come Romeo Gigli… e architetti musicisti… che dire… parliamo di quasi 80 anni fa…
Se dovessi dare delle percentuali ai differenti elementi che possono guidarti nel tuo lavoro, cosa a attribuirestia: tecnica, fantasia, istinto, pragmatismo e… aggiungi ciò che ho dimenticato e che realmente conta per te.
In ordine di importanza?! Cultura, ricerca, immaginazione, coscienza politica, libertà, serietà, dedizione, sperimentazione, istinto, curiosità, ironia, apertura/elasticità mentale, economia dei mezzi, multidisciplinarietà, tecnica! Ho dimenticato qualcosa?! Ah, sì! Viaggiare e scoprire.
Nell’esposizione dell’evento romano trovata suyoutube, ad un certo punto Dario Lastella evidenza come sia quasi avvenuto un capovolgimento di “ruoli”, tale da immaginare che la musicafosse stata scritta per commentare le immagini. Di fatto ciò significa per me una “fusione perfetta” tra i vari ingredienti. Qual è il tuo commento?
Intanto, grazie! Sono molto felice che questa sia stata la percezione di Dario, la tua impressione e quella di chi guarda il video. A dire la verità non è stato semplicissimo raggiungere questo risultato insperato! Il rischio era personalizzare troppo la parte visuale e ancora peggio deviare il senso e il significato della loro musica. Ho cercato di viaggiare con loro seguendo la stessa strada ma con la mia valigia!
Immagino che la tua creatività venga espressa in diversi campi. Qual è il tuo rapporto con la musica? Hai una cultura specifica?
Non vorrei andare troppo sul personale ma posso dire che la musica mi ha permesso di aprire la mente e le mie frontiere dopo 11 anni di scuola dalle suore! Sono nata con la musica classica, mio padre è un vero appassionato! La mia ninna nanna era la Sesta Sinfonia di Beethoven! Da giovanissima, verso i 13 anni, pieni anni 80, mi sono immersa nella cultura pop tra Madonna, Michael Jackson e Vasco Rossi per poi passare al rock al punk, all’industrial. Cure, Sonic Youth, Velvet Underground, Nico, Iggy Pop, Janis Joplin, i Clash, Patty Smith, I Ministry! Tutto questo anche grazie a mio fratello che da giovanissimo ha iniziato a suonare con un gruppo storico romano industrial ormai sciolto: i mitici Bradipo Morph! La sua musica invadeva ogni spazio della casa, volenti o dolenti! Dai primi anni 90 invece mi sono appassionata alla techno e alla elettro: Chemical Brithers, Fat Boys Slim,Aphex Twin. Poi con mia sorella (eh sì, una strana famiglia in effetti!) abbiamo iniziato a suonare insieme alcuni pezzi delle Hole, lei la chitarra elettrica e io basso e voce! Non eravamo malaccio! Ora ogni tanto sono la seconda voce di un altro storico gruppo romano: i Superfetazione. Da qualche anno inoltre sono appassionata di musica contemporanea e, nel mio piccolo, compongo per i miei video pezzi di musica concreta! In questo campo il mio maestro è Robert Cahen, video artista di fama internazionale di formazione musicale, nello specifico dalla musica concreta e dal suo inventore: Pierre Schaeffer. E grazie agli Ifsounds ho viaggiato sulle le onde sonore del prog!
Negli ultimi anni ho elaborato un assioma che tende a dare un significato, uno dei tanti, alla parola felicità,che potreitradurre con “… fare un mestiere che coincide con la propria passione ..”. Non ti chiedo uno sforzo filosofico, ma… sei felice, nel senso appena enunciato?
Sono felice perché combatto ogni giorno per raggiungere quella felicità di cui parli!
Quali sono state le tappe significative della tua vita professionale? Come sei arrivata a capire quale fosse la tua strada? Sei stata aiutata dagli eventi o da qualcuno che ti è stato vicino?
Lo sapevo da sempre! Sono sempre stata una bambina strana! Una secchiona nerd bizzarra! Nel modo di parlare, di vestirmi, di vivere! Quando ho deciso di intraprendere gli studi artistici.. ho dovuto combattere contro tutto e tutti ma ho vinto! La mia famiglia non era per niente d’accordo. Sapevano che non sarebbe stato facile vivere di arte! Cavolo quanto avevano ragione! Ma io proprio non posso fare altro, non potevo fare altro! Sai cosa è stato a folgorarmi? Un autoritratto di Van Gogh! A 13 anni mio padre ha portato me e i miei fratellini alla GNAM di Roma e lì ho scoperto un’arte nuova: l’arte contemporanea! Davanti a Van Gogh ho deciso che avrei dedicato la mia vita all’arte. Ho ancora la foto davanti a quel quadro! Ora che i miei mi vedono “all’azione” sono felici, certo, se avessi un “lavoro vero” di quelli che ti permettono di avere un bel conto in banca sarebbero più sereni! Dopo il liceo artistico ho deciso di studiare storia dell’arte perché avevo letto in un libro, credo un manuale antico, non ricordo bene, in cui c’era scritto “ignorante come un pittore” e non volevo restare ignorante! Eh, no! Ho studiato molto. E ho seguito ancora una volta l’istinto scegliendo all’università una prof veramente speciale che mi ha iniziata al video d’arte e all’arte elettronica: Silvia Bordini. E da lì mi sono dedicata al video d’arte prima come teorica e poi, al contempo, come praticante! Ora mi reputo un’artista critica! Uno strano essere metà storico e metà pratico! E poi… ho conosciuto persone meravigliose! Marina Showay, un’amica giapponese con cui ho vissuto a Londra e con cui ho realizzato dei video folli ancora inediti e delle performance a Tokyo ancora più fuori di testa! E Sergio Ponzio con cui ho fondato le ranElettriKe, e che poi ho sposato! Sai, mi sono sempre piaciute molto le coppie di artisti! Le ho sempre studiate con molta invidia! Non so, i coniugi Vasulka, Yoko Ono e John Lennon, Marina Abramovich e Ulay…
Esiste un rammarico per qualcosa che non sei riuscita a realizzare per eccesso di cautela?
Sì, vivere solo creando la mia arte. Però, ad ogni modo, sono riuscita a mettere in pratica un sano, o malsano, compromesso con me stessa: lavoro nel campo dell’arte a 360°. Scrivo testi critici, mi occupo di ufficio stampa e organizzo eventi per altri artisti. Almeno così resisto, mi circondo di arte e non mi faccio schiavizzare! Magari un giorno riuscirò a vivere solo “d’arte e d’amore”!
Un tempo, per“arrivare”, ci si doveva spostare dalla periferia sino all’epicentro degli eventi importanti. Pensi che il talento, oggigiorno, possa essere premiato senza tener conto delle coordinate geografiche di appartenenza?
Non credo che il problema sia la geografia. Il problema è il censo, la provenienza sociale. Quella scala sociale che qualcuno vuole tanto tenere bloccata per far salire solo chi è nato già in alto. Amici e parenti di chi già ha tutto e vuole di più, di chi si diverte a fare quello che altri lottano per raggiungere. Ecco perché l’arte contemporanea è così triste e povera d’animo e di spirito, perché è raro entrare in un museo e vedere qualcosa che ti cambia la vita. L’arte è lotta, è sofferenza, è il sangue che ti scorre nelle vene. Tutto quello che sei e che hai, è questo che deve sentire chi guarda o chi ascolta quello che hai realizzato: tutta una vita! Bisogna condividere le proprie esperienze così come hanno fatto Dario e gli Ifsounds con me. L’arte deve tornare alla lotta di classe, non deve essere un ornamento per i salotti bene! No! L’arte è un ossimoro, un’utopia, è amore e odio. Felicità e tristezza. Luce e buio. Una cosa seria che può rivoltare le sorti del mondo, che può cambiare la vita di qualcuno. Non è un gioco per borghesi annoiati. Come diceva Paul Klee: l’arte è la falla del sistema. E noi questo sistema lo vogliamo combattere con le armi che abbiamo: l’arte e la cultura, per tutti.
In una domanda precedente ho accennato alla tecnica. Pochi giorni fa ho visto una scena di alto effetto( rintracciabile su youtube), dove un uomo, in un paio di minuti, con un lungo pennello e un po’ dipittura, riusciva a disegnare al contrario il volto di Hendrix (sembrava unvera fotografia!). Stupefacente il risultato, ma qualcuno mi faceva notare che la tecnica aveva il sopravvento sul resto. E’ possibile, probabile, riuscire in un mestiere creativo, usando più la tecnica del cuore?
La tecnica e il cuore. Questa sì che è una domanda all’apparenza facile che necessita una risposta davvero complicata! La tecnica è un qualcosa a mio parere che va di certo imparata ma che va subito dimenticata! Un esempio semplice ma a mio parere efficace. Quando studiavo al liceo artistico, un professore che mi dava filo da torcere, perché ero davvero indisciplinata (eh, sì!) diceva sempre che dalle scuole d’arte escono artisti e artigiani. Se guardi in giro è pieno di artigiani, di gente in grado di stupirci con effetti speciali! Ma gli artisti sono davvero pochi. Sono poche le opere che ti restano dentro e che diventano parte di te, del tuo vissuto.
Se potessi i inventarti il tuo percorso nei prossimi tre anni, a cosa daresti la precedenza?
Un’utopia! Migliorare me stessa e il mondo! Vorrei ricercare attraverso l’arte, il video soprattutto, un modo per combattere le diseguaglianze, tutte! E poi ho tantissima voglia di iniziare i più giovani all’arte. Ma non all’arte come tecnica, appunto. All’arte come capacità di fare da ponte tra i mondi interni e la realtà circostante. L’arte che richiede riflessione, concentrazione, conoscenza di sé e del mondo, sollecita l’immaginario, stimola l’invenzione, l’introspezione, la pacata valutazione dei fatti che accadono nel corso della vita, che fa evadere in mondi molto più fantastici del quotidiano. L’arte che ci dà il senso della libertà, libertà che costruisce. Il processo creativo che permette di dare forma, di rendere reale l’inesprimibile. Questa è l’arte che voglio creare e che voglio condividere!