Caratteri del pensiero marxiano
si pone come fine il compimento della libertà reale e non della libertà teorica o apparente
ispira il pensiero marxista e tutte le sue scuole come pensiero a lui estraneo ma conseguente
si occupa della Storia ossia del mondo reale che deve diventare il compimento del comunismo inteso come regno della libertà effettiva e non apparente
si occupa dell’uomo inteso nella sua individualità che lo fa essere un animale sociale fatto per vivere in una comunità
elabora un pensiero critico e in evoluzione continua, non statico e dogmatico
si pone come pensiero dell’avvenire, come pensiero messianico, come sogno di qualcosa che ha da essere costruito sulla terra dagli uomini liberatisi dalla schiavitù che perdura dall’era tribale fino all’era capitalistica in un continuum preistorico
si pone come pensiero asistemico, in fieri, come ispiratore di comportamenti, valutazioni, programmi, tutti da mettere in campo sotto l’egida del sentimento della solidarietà- Marx in sintesi pensava: “La stragrande maggioranza del proletariato a confronto dell’esiguità del capitalismo in termini di numeri, permetterà in modo spontaneo questa unione di classe e presa di coscienza di sè e per sè”
si pone come denuncia del mondo capitalistico che si maschera dietro le proprie legittimazioni nel nome della libertà falsa, quella che sottostà unicamente alle regole del mercato e del profitto generando di fatto schiavitù, assoggettamento, riduzione dell’uomo a merce, del lavoro a merce, ossia ad alienazione
invita alla lotta armata che permetterà il passaggio non indolore ma inevitabile del mondo schiavizzato traghettato verso il mondo libero dove nascerà una comunità nuova senza più classi, senza più Stato, senza più burocrazia, senza più plusvalore e pluslavoro, senza più sfruttamento e alienazione
critica la politica liberale e socialista che si rende serva del padrone, che si illude di liberare di fatto l’operaio dalla propria condizione attraverso gli strumenti stessi del potere dello status quo- critica il sistema economico che in tutto protegge il Capitale e le sue leggi senza fare nulla di concreto per il popolo dei salariati essendo suo interesse il tenerlo soggiogato alla miseria e privato di ogni possibilità di miglioramento
supera la filosofia astratta, metafisica, idealistica che ignora l’essere reale, materiale, fisico non considerando il suo stato di non libertà oggettiva- supera il regno delle parole per predicare il regno dei fatti
incoraggia gli uomini ridotti a servi del Capitale a prendere coscienza di sé, a ribellarsi, a unirsi, ad agire, a non subire più perché l’uomo ha il dovere di rendersi felice ossia libero dalla schiavitù
critica ogni forma di livellamento e di appiattimento sociale- gli individui sono diversi, hanno esigenze specifiche e la società comunista deve tenere conto di questa diversità e rispettarla per rimanere coerente al suo spirito- l’uomo viene dall’evoluzionismo della storia che passerà dalla lunga preistoria ( mondo tribale- mondo antico- mondo feudale e mondo moderno o capitalista) al mondo nuovo- come natura evoluta è un animale pensante e creativo- nasce e muore in un ciclo naturale, ma lasciando in eredità la propria evoluzione all’evoluzione del prossimo (in coerenza con l’evoluzionismo darwiniano di cui Marx non si occupa ma che riconosce)
critica la stessa natura umana che tenderebbe ad un livello molto basso alla mercificazione di sé stessa- mette in guardia dal pericolo del sottoproletariato- piccola aporia con quando diceva che spontaneamente il mondo nuovo si compirà grazie all’avvento del proletariato- solo se il proletariato prenderà coscienza di sè in quanto classe potrà dichiarasi salvo dalla propria millenaria schiavitù- solo se il proletariato saprà difendersi anche dal suo nemico interno potrà realizzare se stesso- importanza dell’azione collettiva suffragata dal bisogno di elaborare una strategia d’intervento che può modificarsi a seconda del singolo contesto
coerenza ed onestà del pensiero marxiano che lotta per un bene comune e collettivo, non personale, andando contro i propri stessi interessi per il compimento di un Bene comune e partecipato
generalismo di Marx sulle modalità e sull’organizzazione che dovrebbe sottostare al compimento del regno del proletariato- punto lacunoso del pensiero marziano che non offre delle direttive precise e pratiche, sia perché non vuole cadere nel prassismo puro, sia perchè non può prevedere o specificare forme di organizzazione non ancora immediatamente specificabili per immaturità temporali e di contesto
scientismo del pensiero marxiano che non disdegna di criticare le scelte economiche sbagliate del capitalismo, punto per punto, passaggio per passaggio- certamente questo procedere dialettico andrebbe e va oggi rivisto, aggiornato, attualizzato, ripreso, continuato alla luce della società di oggi, radicalmente evolutasi sotto il profilo tecnico e scientifico- potremmo definire questo il pensiero della società che si evolve nell’attesa della sua maturità
capacità di Marx di smuovere le coscienze non tanto della classe operaia (come lui si sarebbe augurato) quanto dei singoli, siano essi appartenenti all’intellighenzia o alla classe lavoratrice, senza distinzione o discriminazione di sorta
incapacità di Marx di considerare il ruolo dello spirito all’interno dell’agire umano- l’uomo è composto di più bisogni, tra cui quello spirituale che mai nessun evento storico ha saputo sostituire o annientare- mancanza dunque di un’adeguata analisi critica rivolta anche verso il proprio pensiero
estraneità di Marx dalle scuole di pensiero che lo hanno seguito, sia in Occidente come in Oriente, sia in Europa come in Asia o in Africa o in America- distinzione del pensiero marxiano dal pensiero marxista, che non è in toto da gettare in quanto ha saputo cogliere attraverso le capacità dei suoi interpreti maggiori (Sartre, Gramsci, Marcuse, Benjamin, Bloch, Althusser …) intuizioni feconde e ancora attualissime, per la semplice ragione che fino a che ci sarà la schiavitù nel mondo (probabilmente per molto tempo ancora), Marx rimarrà vivo e vegeto perchè è stato il primo e dichiarato intento da parte della filosofia di volere realmente una società giusta a immagine d’uomo
Caratteri del pensiero cristologico
si pone come fine il compimento della bellezza grazie al superamento della libertà intesa come dono problematico e non di per sé risolutorio
ispira il pensiero cristiano e tutte le sue scuole come pensiero a lui estraneo/conseguente
si occupa della persona ossia della vita spirituale che governa la vita fisica ossia la vita spirituale calata nella Storia
si occupa della persona intesa nella sua unicità come essere che si realizza nella sua complessità in armonia con gli altri
elabora un pensiero critico perché libero e in evoluzione continua, fondato sul dogma della fede
si pone come pensiero dell’oggi ma anche del domani quando si compirà a livello globale ed eterno il regno della bellezza ossia della giustizia e della verità come conoscenza acquisita attraverso l’esperienza inevitabile del dolore
si pone come pensiero libero, interiore, imprevedibile e convertito alla ricerca del Bene, attraverso la negazione del proprio egoismo a favore dell’altruismo ossia del sacrificio di sé
si pone come denuncia del mondo imperiale dominato dalla forza e dal potere secolare che rende l’uomo assoggettato alla legge del più forte privandolo del suo diritto naturale alla libertà e alla felicità
condanna la lotta armata e invita alla lotta pacifica, non violenta, a costo del sacrificio di sé, ponendo come bene supremo non il compimento immediato della libertà ma il compimento mediato del diventare liberi dal proprio egoismo- il primo nemico da combattere non è esterno ma interno alla persona- la morte non è un ostacolo reale ma solo una condizione ineliminabile e sostanziale che permetterà il trapasso dal mondo imperfetto al mondo perfetto
critica il potere che secondo le proprie stesse leggi governa nel nome della propria gloria e del proprio prestigio riducendo il popolo a strumento della propria realizzazione- si pone contro questo potere, senza ambiguità, senza riserve di sorta, ma offrendosi come agnello sacrificale, offrendosi come presenza rinunciataria alla vittoria e al trionfo immediato sull’ingiustizia e sullo strapotere dello Stato dominante nel nome di una liberazione dello spirito che travalicherebbe e compenserebbe ogni forma di soggiogamento fisico temporaneo
supera il fideismo dei farisei che giustificano attraverso il rispetto della Legge ogni genere di reale ingiustizia- la persona conta più della legge- la legge deve servire la persona- la persona conta più delle regole- le regole devono servire la persona
incoraggia gli uomini ridotti a servi del potere a prendere coscienza di sé, a ribellarsi, rifiutando il compromesso, rifiutando l’omertà, rifiutando la corruzione, mettendosi fuori dal sistema dominante, progettando una vita all’insegna non del successo ma della dignità, del senso del giusto e del vero
condanna ogni forma di negazione della unicità ed universalità dell’essere, del singolo, fatto da Dio a propria immagine- in lui convivono anima, corpo e mente- l’uomo è destinato alla resurrezione, ossia all’immortalità del corpo che riavrà intatto dopo la morte nel mondo salvato dal male- l’uomo ha il dovere di perseguire l’armonia del corpo con l’anima e la mente- il corpo ha la sua santità, solo in Cristo questa fisicità è elevata a sacralità- questo pensiero considera l’evoluzionismo possibile solo per gli esseri di natura non perfettamente spirituale- rimane aperto il problema di come può l’essere creato comunicare con l’essere frutto di un’evoluzione naturale, ossia come comunicano il credente ed il non credente- questa comunicazione in teoria impossibile, di fatto è reale e vivente- nella quotidianità questi due opposti si relazionano, si integrano in perfetta sinestesia e sinergia, dimostrando che l’esistenza del dogma non impedisce di per sè forme di scambio, il dogma vissuto nella propria interiorità e non assunto a legge esteriore cioè a legge dominante, permette l’integrazione con forme di vita non dogmatiche- Di pari passo, si può immaginare che la scoperta di un mondo alternativo alla terra, la scoperta di esseri alternativi all’uomo, magari di intelligenza superiore, metterebbe in crisi tutto questo impianto di fede che ha eletto l’uomo e solo l’uomo a essere superiore- di sicuro non crollerà il pensiero cristologico, ma tale pensiero andrà quanto meno rivisto e riformulato
critica la stessa natura umana che da sola senza l’aiuto esterno di Dio non riuscirebbe ad abbandonare i propri limiti per sollevarsi verso un grado superiore che permetterebbe la liberazione dall’egoismo- sfiducia verso l’uomo in quanto solo uomo, fiducia verso l’uomo che sa uscire da sè per incontrare l’Altro da sè, anche se questo altro da sè è il trascendente e non più l’ascendente di se stesso- fusione degli opposti che non si negano ma si completano non solo in un senso biologico-naturale ma anche in un senso spirituale- importanza dell’azione del singolo in quanto unico primo artefice della propria liberazione che va comunque inserita all’interno di una liberazione che deve essere per tutti, di tutti
coerenza ed onestà del pensiero cristologico che è pronto a sacrificare se stesso a denuncia di un sistema che nega la libertà vera, che nega il Bene, che nega il Vero- elogio del martirio come propagatore di conversioni e di ascesi
il compimento di un mondo migliore e più giusto è lasciato alla volontà dei singoli- qui siamo nel regno del puro volontariato- infatti qualsiasi tentativo di disciplinare o regolamentare la politica sociale cadrebbe inesorabilmente nella trappola della burocrazia ( non si dice quello che si deve fare- lo si fa), dell’ipocrisia, dell’apparente, perdendo in trasparenza, efficacia, sostanzialità…lacuna del pensiero cristologico che sembra rinunciare ad impegnarsi nella storia, ma non è così- mai Cristo ha detto “lasciate le cose come sono perché non cambieranno mai”, mai ha detto “rinunciate alla politica perchè è uno strumento finito e fallibile”- ha solo detto “date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio” – questa espressione è la più ambigua e problematica del pensiero cristologico
radicalismo del pensiero cristologico che non disdegna di criticare le scelte economiche del potere, punto per punto, passaggio per passaggio, sia contro il sistema romano che contro il sistema religioso da cui lui stesso proviene e che sarà artefice della sua fine- è sempre una denuncia di carattere morale, spirituale, che invita gli uomini alle conversioni, ai ripensamenti, ai pentimenti, alle scelte di cambiamento radicale, senza mai abbracciare l’imposizione- la sua rivoluzione è rivoluzione della mente e del cuore, non del corpo- la condanna di coloro che non si pentono, che non si convertono è nelle parole, o meglio, nelle promesse, viste come una denuncia totale e senza possibilità d’appello- ancora una volta la vera definitiva giustizia si compirà solo in un mondo risorto e non nel mondo in atto- potremmo definire questo pensiero il pensiero dell’attesa
capacità di Cristo di smuovere le coscienze dei singoli che si rendono artefici di conversioni personali e di conversioni di massa- l’opera di fidelizzazione del pensiero cristologico non ha mai conosciuto nessuna vera forma di arresto, nonostante la profezia di Marx su questo tema, ma proprio perchè manca in Marx il concetto di vita spirituale, o meglio, manca l’analisi critica di questo concetto complesso
rifiuto di Cristo di volere calarsi nella Storia solo in qualità di uomo e non anche di uomo figlio di Dio- il suo essere consustanziale a Dio, cioè al Padre, non gli permette di essere solo uomo, cioè solo natura, e questo lo rende estraneo all’umanità- tuttavia il suo essere anche uomo lo rende di contro partecipato, partecipabile- da qui la possibilità del sodalizio materialismo e spiritualismo, anzi, è proprio l’esistenza di Cristo che permette questo matrimonio, questa unità altrimenti impossibile
estraneità di Cristo dalla Chiesa intesa come Istituzione imperiale, assolutistica e temporale- il cristianesimo ha fatto le sue scelte nella Storia, tutte criticabili e condannabili per certi versi- si sono comunque realizzati eventi personali e collettivi che indubbiamente hanno permesso alla storia di evolversi, nonostante gli errori numerosi ed imperdonabili perchè compiuti nel nome stesso di Dio- fino a che nella storia esisterà il dolore, ossia per sempre, Cristo rimarrà attuale perchè Cristo ha predicato la vittoria del Bene sul male, della vita sulla morte, della gioia sul dolore, anche se questa sua buona novella purtroppo o per fortuna (qui sta il dilemma) non si compirà in modo definitivo qui, in terra, ma là, in cielo, dove tutti saremo chiamati a rendere conto del nostro operato