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Critica alla critica: Alien 4 – La clonazione (1997)

Creato il 23 novembre 2011 da Soloparolesparse

Torniamo nel mondo di Alien per occuparci di Alien: la clonazione di Jean-Pierre Jeunet.
La firma è come sempre quella di Evit, il cui blog ha cambiato indirizzo (segnatevi quello nuovo).

Critica alla critica: Alien 4 – La clonazione (1997)

Trama

Duecento anni dopo la morte di Ellen Ripley, grazie a un’alleanza fra una banda di contrabbandieri ribelli e un’equipe di scienziati, viene prodotto in laboratorio un alieno molto pericoloso. Per salvare la Terra c’è un unico mezzo: clonare Ellen (veramente era stata clonata per produrre gli alieni, non dopo per sconfinggerli), combinando il suo sangue con un altro DNA, e riportarla così in vita (un altro DNA a caso? Quello di rana forse? In stile Jurassic Park? Questi manco hanno seguito il film). Ellen/Clone 9 (non era 8? Oppure 10 o 389? Clone 9, ok, utile a sapersi) dovrà vedersela contro gli alieni, ma non potrà sfuggire al suo terribile destino (qual’è il suo terribile destino?): ha però dentro di sé una creatura in grado di moltiplicarsi (ma quando esattamente nel film? Non lo avranno confuso con Alien3?). Sarà l’incontro con Annalee Call, una donna meccanico assoldata da un esercito di mercenari a illuminare Ellen e a far sì che faccia la scelta più giusta… (scelta tra quale opzioni? Che trama confusionaria)

Critica

“Fate attenzione, non chiamatelo ‘Alien IV’. Quel numero romano accanto al titolo (al ‘marchio’ di fabbrica) esprime una serialità arcaica, fordista, industriale (abbiamo capito). Lascia supporre uno sviluppo lineare e progressivo, un rigoroso controllo del tempo e dello spazio, un rapporto logico e cronologico fra un episodio e l’altro. Roba vecchia, da Rocky o Rambo. Quasi archeologia. La serie ‘Alien’ (come, per certi versi, anche quella di ‘Batman’) funziona in altro modo. ‘Alien’/'Aliens’/'Alien 3′/’Alien Resurrection’. Singolare/Plurale/ Esponenziale/Universale. La serialità cessa di essere una catena e diventa una rete, una proliferazione. Da un capitolo-episodio all’altro non c’è più, necessariamente, sviluppo diegetico. Ci sono caso mai salti, analogie, metastasi. Cioè un meccanismo di riproduzione a distanza che agisce all’improvviso, dove meno te l’aspetti”.
(Gianni Canova, ‘Il Manifesto’, 22 febbraio 1998) (incredibile come non sia riuscito a “criticare” praticamente niente tranne la scelta del titolo. Trama, personaggi, regia… niente! L’importante è rendersi conto che la progressione del titolo rispecchia un film che per molti punti di vista non è in linea con i precedenti)

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