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Critica alla Critica: Dracula di Bram Stoker (1992)

Creato il 14 marzo 2012 da Soloparolesparse

Ancora un film tra i più amati nelle mani della Critica alla Critica di Evit.
Tocca a  Dracula di Bram Stoker di Francis Ford Coppola.

Critica alla Critica: Dracula di Bram Stoker (1992)

Critica
“Un kolossal da 40 milioni di dollari, un impasto dove tutti i generi si amalgamano in un’esercitazione stilistica. Opera di un regista megalomane, estroverso, ridondante, ma dotato di straordinario talento visivo” (megalomane e ridondante? Ma chi? Francis Ford Coppola?).
(Enzo Natta, “Famiglia cristiana”)

“Coppola ha il coraggio di correre tutti i rischi di un’impresa eccessiva, dove il sublime non ha paura di andare a braccetto del ridicolo” (in effetti quel modellino di treno a vapore nelle scene in Transilvania era veramente ridicolo).
(Adriano Aprà, “L’Avanti”)

“Lo spirito del romanzo di Bram Stoker ha trovato in Coppola una fedeltà, che forse sulle prime si avverte (intendeva che “forse sulle prime NON si avverte”? O si avverte soltanto all’inzio del film?). Il film è percorso da pulsioni ardenti e grandi sensualità. Non l’opera è meno orrifica delle altre volte viste finora sugli schermi. La fantasia del regista appare meno eccitata (rispetto a…? Un comparativo non si può lasciare così a metà),  (il messaggio che segue è volutamente intricato ma a legger bene si rivela assai empio di contenuti) ma fibrilla per lieviti forse meno rituali e tradizionali, liberando il prototipo dalle strette di moduli superati e risalendo dentro la leggenda ed il mito con una indagine psicologica e strumenti più sottili e moderni (Vorrei sapere qual’è questa indagine psicologica e quali sono questi strumenti più sottili e moderni con i quali la fantasia del regista risale dentro la leggenda. Una frase che anche quando viene snodata rimane piuttosto inarrivabile e vuota. Sono i film che devono essere interpretati non la critica ai film!). La decapitazione del “mostro” (spoiler per chi doveva ancora andarlo a vedere al cinema) segna il terminale di un viaggio nell’inconscio (e per una incredibile coincidenza segna anche il termine del viaggio in Transilvania e del film stesso. Tutta la storia del film è un viaggio nel nostro inconscio? Apro gli occhi su un nuovo mondo!), dopo furiosi, eccessi e folli sfide. Grande la spettacolarità notevole la ricchezza e varietà degli espedienti registici”.
(“Segnalazioni Cinematografiche”, vol. 115, 1993)


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