Turno di Robert Zemeckis con La morte ti fa bella di passare sotto la lente di Evit.
![33 - La Morte ti fa bella Critica alla critica: La morte ti fa bella (1992)](http://m2.paperblog.com/i/83/838917/critica-alla-critica-la-morte-ti-fa-bella-199-L-pfGtVi.png)
Critica
Le due donne, ansiose di eterna bellezza, vanno in pezzi. Anche nella società dei consumi, la “manutenzione” è necessaria, si tratti di un’automobile o di una bionda “pozionata” da una maga. E’ lo spunto del film di Robert Zemeckis, che ondeggia fra il comico, il grottesco ed il fantastico, ma che risulta agro e vagamente funerario. Nulla di astruso e incomprensibile, ma la tesi o se si vuole la moraletta arriva pure male (Segnalazioni Cinematografiche del Centro Cattolico che parla di “moraletta”, ha! Questa è buona), in quanto proclamata “presente cadavere” dal pulpito del celebrante in toni didascalici (la “morale” del film è presentata più che bene, mentre la morale di questa critica è astrusa e in ultima analisi inutile. Forse ha irritato che in ultimo vi è la morte di colui che ha resistito la tentazione del diavolo (pur vivendo una vita senza rimpianti) mentre le donne che a tale tentazione si sono piegate non vengono punite a sufficienza perendo nella fiamma eterna?). Non è da escludere che il film solleciti qualche pensierino particolare agli americani, che della Morte hanno l’incubo e che, in ogni caso, i cadaveri li vogliono composti e dipinti (come i vari Papi in teche di vetro al Vaticano). Le donne devono essere belle in vita (e figurarsi quando cominciano ad invecchiare o come qui stranamente avviene a morire deteriorate, sdrucite, seminando teste, braccia e gambe). Il film non è amaro e beffardo a livello di satira, nè risulta così drammatico quanto ad eventi e narrazione (addirittura da una commedia nera si aspettavano un film drammatico). Punta tutto su taluni effetti di creazione virtuosistica. Da citare Meryl Streep con la faccia girata sul collo a 180°, sorridente a picco sul fondo schiena, oppure Goldie Hawn con un enorme foro a mezzo stomaco al di là del quale si possono ammirare il pianoforte di casa, i tappeti ed il paesaggio (il gatto, il canterano, la pianta da appartamento, l’abat-jour, lo scendiletto, il pouf… abbiamo capito!).
(‘Segnalazioni cinematografiche’, vol. 116, 1993)