I professionisti, invece, dovrebbero creare linguaggio, dovrebbero aiutare a tradurre quello che vediamo e proviamo in un linguaggio condiviso. E ci sono e ci saranno mille occasioni: le moto si stanno evolvendo a grande velocità, soluzioni tecniche un tempo impraticabili sono ormai assodate e non possiamo sempre trattarle marginalmente, dobbiamo trovare il linguaggio per poterci confrontare anche su queste nuove moto, le riviste devono trovare il codice per farci apprezzare anche queste evoluzioni elettroniche ed informatiche.
Purtroppo però sono accadute alcune cose: i bar dove alla sera i motociclisti si ritrovano sono sempre meno reali e sempre più virtuali; i motociclisti virtuali leggono, si documentano e si evolvono e quando si ritrovano con gli altri motociclisti succede qualcosa di strano, chi fa il tester e chi fa il critico si confonde.Invece sono due ruoli completamente differenti, me ne sono accorto di persona. Io al più posso essere un critico, i giornalisti, almeno quelli capaci, sono dei tester. E le differenze spesso le confondiamo.Sono diversi gli approcci, noi possiamo fare della “filosofia” e scambiarla per realtà (ad esempio facendo illazioni da una foto e ostentando conclusioni basate su nulla), i tester devono essere operativi, cercano di verificare sensazioni, impressioni, caratteristiche e comportamenti. Noi possiamo sempre confondere un difetto con una caratteristica, loro devono sempre individuare il confine. A noi critici è concesso il lusso di essere soggettivi, di chiosare ogni discussione con “per me è così” detto a volume variabile in base all'arroganza che vogliamo mettere in campo, ai tester questo lusso non è concesso, loro devono sempre soddisfare il nostro desiderio di oggettività. C'è poi anche il discorso che i critici hanno la possibilità di contraddirsi e rettificare ma la cosa più importante, che spesso si vede in certi comportamenti, è un'altra: ci sono persone particolarmente intelligenti e che per questo sono in grado di sostenere opinioni ed impressioni a prescindere dal fatto che ne siano convinti o meno, per puro spirito di contraddizione. Questo succede con tutte le manifestazioni artistiche (se esce al cinema un bel film, dopo la prima settimana di critiche positive aspettatevi quella negativa, controcorrente) e succede anche con noi motociclisti: il mercato stravede per la Scrambler o per il GS? Bene, io userò tutta la mia intelligenza, tutte le mie conoscenze tecniche e tutta la mia capacità oratoria per dire che fanno schifo. Cosa ne penso realmente? Non importa, importa che io possa affermare cose diverse da tutta questa gentaglia che non può mica essere definita motociclisti, sono solo pecoroni.
Nel cerchio rosso il Gran Visir durante la giornata con InMoto
Ecco, quale sia la conclusione di tutto questo non lo so. Volevo solo fare un'analisi su quello che ci aspettiamo dalle riviste, quello che pretendiamo e come lo raffrontiamo. Io sono sempre molto critico verso le prove delle moto, cerco di leggere fra le righe, di analizzare quello che dicono, quello che cercano di trasmettere e, come ho detto, vorrei una scrittura meno “difensiva” e più coraggiosa. D'altro canto però noi motociclisti, adesso che abbiamo quasi totalmente abbandonato i bar alla sera per popolare chat e forum, ci siamo evoluti e siamo diventati critici pensando che essere critici e scrivere test sia la stessa cosa. Non è così. Ora, dove voglio arrivare non lo so, forse solo a farvi avere minori aspettative verso le nostre prove, che non sono test ma sono critiche, perchè non abbiamo le conoscenze, non abbiamo il tempo e scriviamo in maniera soggettiva e spesso ritrattiamo con leggerezza.Un abbraccio, fra poco comincerò a scrivere cazzate su Eicma, siete avvisati.