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CROAZIA: Davvero Europa?

Creato il 08 maggio 2012 da Eastjournal @EaSTJournal

di Antonio Lukić

CROAZIA: Davvero Europa?A più di 20 anni dalla guerra, dopo una recessione che ha visto il PIL in calo per più di un anno, cos’è la Croazia oggi?

Iniziamo l’analisi a partire dal referendum per l’ingresso nell’UE, il secondo referendum nella storia della Croazia dopo quello per l’indipendenza di 20 anni fa: meno del 50% degli aventi diritto al voto ha votato. Ma con i 2/3 dei voti (66.27%) ha vinto il SI per l’ingresso. Come mai, se ancora oggi girando per Zagabria vediamo sui muri le scritte “EU ROBLJE”, ossia “UE RAPINA”? La risposta è semplice: è il qualunquismo di un popolo sfiduciato nella classe politica, non abituato alla democrazia, stanco di come vanno le cose ma troppo preso dalle proprie preoccupazioni. Non abituato alla democrazia perché tutti gli over 40 risalgono alla generazione jugoslava: il Governo si prende cura di tutto, il vostro unico compito è lavorare. L’entusiasmo per l’Europa c’era, ma con le lunghe trattative prima e l’arrivo della crisi dopo questa unione sembra sempre meno attraente. E’ questo il qualunquismo: in realtà solo 1 croato su 3 desiderava l’ingresso nell’UE. Tutti quelli che non hanno votato, erano contro. Il qualunquismo ha vinto sulla voglia di decidere, per questo ha vinto il SI. Pensate che prima del referendum giravano addirittura catene di sms contro l’ingresso. Il partito politico più attivo in questo senso è l’HSP (Hrvatska Stranka Prava, di destra ma diverso dal partito principale HDZ, di destra filoeuropea, fondato da Tudjman). L’HSP girò anche degli spot contro l’UE, mai trasmessi in TV.

E dopo il referendum? I partiti contrari protestano: con un’affluenza inferiore al 50% non può essere considerato legittimo; cosa sensata in ogni democrazia, ma dato che per legge non esiste un quorum minimo da raggiungere, il risultato non è impugnabile.

Con data di ingresso 1 Luglio 2013, la gente accetta il risultato e tira avanti. Gli entusiasti dicono che la vita migliorerà, e che così la Croazia non sarà isolata. Gli euroscettici (vengono veramente chiamati così) dicono che secondo tale teoria siamo stati isolati fino ad adesso, ma ciò non ha impedito lo sviluppo del turismo e il miglioramento delle condizioni di vita dalla fine della guerra al 2007. E i cittadini ponderano da soli sulla politica estera: con il turismo, si sono accorti che arrivano sempre più russi spendaccioni, e qualcuno capisce che verso est ci potrebbe essere un futuro migliore; ma la Croazia rimane comunque una provincia della Germania. La comunità croata nei paesi di lingua tedesca (Germania, Austria, Svizzera) è notevole e i croati guardano alla Germania come ad una guida morale, nonché come ad una terra promessa dove emigrare perché si guadagna bene e ci sono migliori condizioni di vita.

Intanto tra le strade, tra la gente comune, quella che deve far quadrare i conti e che subisce la disoccupazione, iniziano a uscire fuori i ricordi, e un bel po’ di persone si permette di dire anche a voce più alta che durante la Jugoslavia socialista si stava meglio.

Nonostante i media siano orientati verso una propria politica, la situazione reale non è come la rappresentano. Vedendo la TV si vede un Paese filoeuropeo, nazionalista, che ancora odia i serbi. La realtà è che a Zagabria vivono molti serbi, alcuni hanno anche posizioni importanti e lavori manageriali. Ci sono quartieri dove vivono soprattutto serbi, e i nazionalismi estremi, o per meglio dire l’ideologia Ustaša, si riscontra principalmente nelle famiglie più povere e di un livello culturale molto basso.

Ma considerazione e popolo a parte, l’Europa alla Croazia conviene o no? Si e no, sarebbe la risposta. Da una parte entrando la Croazia potrebbe beneficiare di un commercio più libero nei Paesi UE e potrebbero aumentare gli investimenti del Paese, visto che l’economia croata può giocare sul tasso di cambio tra la Kuna e l’Euro (1 € = 7.5 Kune circa).

Dall’altra parte c’è da considerare che la Croazia è un Paese di 4,5 milioni di abitanti, un’inezia rispetto alle dimensioni dell’UE, e avrebbe un potere decisionale irrisorio; cosa da ricordare bene, poiché le leggi europee sono al di sopra delle leggi nazionali, quindi se una legge di un Paese UE è in contrasto con una legge approvata dal Parlamento Europeo, la legge nazionale va abrogata – pena multe. Inoltre l’UE ovviamente si sostiene tramite tasse che versano i singoli Paesi, ciò comporta un aumento delle tasse dato che va aggiunta la “tassa europea”; infine consideriamo tutto l’apparato burocratico comunitario che verrà costruito in Croazia, una spesa extra per i contribuenti.

Durante i tempi della guerra, mentre ancora si combatteva e la Croazia e i croati erano in trepidante attesa per il riconoscimento della propria indipendenza da parte della comunità internazionale, ogni giorno alla radio veniva trasmessa una canzone dal titolo “Stop the War In Croatia” del cantante Tomislav Ivčić. Più che una canzone era un appello, e il testo recitava “noi vogliamo condividere il sogno Europeo / vogliamo democrazia e pace / permettete che la Croazia sia una delle stelle Europee / Europa, tu puoi fermare la guerra”.


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