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Croazia: dopo quello sul matrimonio un referendum contro il cirillico?
Creato il 12 dicembre 2013 da PasudestVa sottolinato che a Vukovar, citta’ martire della guerra di occupazione contro la Croazia, l’affissione delle insegne bilingui, in croato e serbo e con il doppio alfabeto negli uffici pubblici ha causato nei mesi scorsi una ondata di manifestazioni di protesta e perfino scontri con la polizia. Il Quartier generale per la difesa di Vukovar ha chiesto quindi di cambiare la legge che regolamenta la questione in modo tale che vi sia necessaria una percentuale del 50 per cento di appartenenti ad una minoranza prima di inserire il doppio alfabeto e la doppia lingua in un comune.Ma secondo l’opinione del capo dello stato Ivo Josipović, il referendum sul cirillico non e’ in sintonia con la Costituzione. Josipović ha detto che bisogna prima di tutto esaminare le firme che sono state raccolte, vi e’ la procedura che lo stabilisce. Inoltre, stabilire se questo tipo di domanda e’ conforme alla Costituzione e alla Legge, vi e’ sempre una certa procedura che va rispettata, ha detto Josipović. Il Presidente ritiene che la Croazia non dovrebbe ricorrere a soluzioni che tentano a diminuire i diritti delle minoranze. “Ci sono i principi costituzionali e ritengo che il referendum come anche la domanda che si pone, non sono in sintonia con la Costituzione” ha concluso il Presidente croato.
Il testo è tratto dalla trascrizione della corripondenza per la puntata di Passaggio a Sud est andata in onda oggi a Radio Radicale
Aggiornamento
Il Parlamento croato ha avviato la procedura per la modifica degli articoli della Costituzione che regolano il referendum, dopo la consultazione popolare del primo dicembre che con una bassissima affluenza ha introdotto nella Carta una definizione del matrimonio che in pratica proibisce la legalizzazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso. Gli emendamenti proposti dalla Commissione Affari costituzionali prevedono un abbassamento del numero delle firme richieste dalle attuali 450 mila a 200 mila, ma al contempo l'introduzione di regole piu' chiare sull'ammissibilita' dei quesiti, in particolare su quelli che riguardano i diritti delle minoranze o che incidono sulla tutela dei diritti umani, che in caso di approvazione delle modifiche proposte non potranno piu' essere oggetto di referendum. Sara' inoltre introdotto un quorum di voti al di sotto del quala la consultazione non sarà valida. La votazione in aula, per la quale sono richiesti i due terzi
dei deputati, e' prevista tra una decina di giorni.
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