La Corte Internazionale di Giustizia ha emesso oggi la sentenza sulle accuse incrociate per i crimini commessi durante la guerra del 1991-1995
Né Belgrado né Zagabria sono responsabili di genocidio per le violenze commesse durante le guerre della ex Jugoslavia. Lo ha deciso oggi la Corte internazionale di giustizia all'Aja, che era stata chiamata a pronunciarsi sulle accuse incrociate presentate dalla Croazia contro la Serbia nel 1999 e dalla Serbia contro la Croazia nel 2010. I giudici internazionali hanno stabilito che nessuna delle due parti è riuscita provare che i crimini commessi durante il conflitto avessero il fine di compiere un genocidio.
Il 2 luglio del 1999 il governo croato dell'epoca accusò l'allora Repubblica Federale di Jugoslavia (Serbia e Montenegro) di violazione della Convenzione ONU del 1948 sul genocidio in riferimento alle operazioni di pulizia etnica commesse nel 1991 a Vukovar dagli occupanti serbi durante il conflitto scoppiato dopo che Zagabria aveva dichiarato l'indipendenza dalla Jugoslavia. La Croazia chiedeva anche un risarcimento per i danni "a persone e cose oltre che all'economia croata e all'ambiente". Nel 2010, la Serbia presentò a sua volta un ricorso sostenendo che 6500 serbi morirono e altre decine di migliaia furono costretti a fuggire nel 1995 a causa dell'operazione militare con cui Zagabria riconquistò la Krajina dove i serbi avevano autoproclamato uno stato indipendente.
La Croazia ha espresso la sua insoddisfazione per la sentenza di oggi, anche se il primo ministro Zoran Milanovic ha garantito che Zagabria la accetterà in maniera civile: "Noi dobbiamo accettare la decisione [...], è definitiva e non c'è possibilità di fare appello".
Secondo il ministro egli Esteri serbo Ivica Dacic, invece, la sentenza di oggi "sarà forse uno degli avvenimenti più importanti per le le relazioni bilaterali con la Croazia" e "segnerà probabilmente la fine di un processo durato 15, 20 anni" mettendo fine "alla lotta tra due Paesi per dimostrare che è stato il peggiore criminale". Secondo Dacic "è forse un'opportunità di lasciarci il passato alle spalle e di guardare al futuro".
Sulla stessa lunghezza d'onda il presidente serbo Tomislav Nikolic che ha affermato di volere una "pace durevole" nei Balcani: "Io spero che nell'avvenire la Serbia e la Croazia abbiano la forza di risolvere assieme quello che ostacola la possibilità d'instaurare un periodo di pace durevole e di prosperità nella nostra regione", ha detto Nikolic, parlando accanto al premier serbo Alksandar Vucic.
Fino ad ora mai un paese è stato condannato per genocidio sulla base della Convenzione del 1948. Nel 2007, quando la Corte internazionale si pronunciò sul massacro di Srebrenica compiuto ai danni dei musulmani di Bosnia dai militari serbo-bosniaci nel luglio 2005, i giudici stabilirono che la Serbia non era imputabile del genocidio, ma solo di non aver agito per impedirlo.