di Giacomo Dolzani
Kolinda Grabar Kitarovic, uscita vincitrice dalle elezioni presidenziali croate del 12 gennaio, ha inviato una lettera al Segretario Generale del’Onu Ban Ki-moon chiedendo che venga ritirato il provvedimento straordinario, emanato dal Tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia (Icty), che ha permesso il rilascio del leader nazionalista serbo Vojislav Seselj, al fine di consentirgli di sottoporsi ad un percorso di cure contro il cancro da cui è affetto.
Seselj, fondatore del Partito Radicale Serbo, è sotto processo al Tribunale de L’Aia con diverse accuse, tra le quali crimini contro l’umanità ed atti inumani, reati che sarebbero stati commessi negli anni della guerra in ex-Jugoslavia e durante il conflitto in Kosovo. I suoi discorsi di nazionalismo estremo sulla cosiddetta “Grande Serbia”, gli incitamenti all’odio ed alla violenza contro croati, musulmani e, in seguito, contro gli albanesi del Kosovo e l’arruolamento di guerriglieri mandati in zona di guerra per passare dalle parole ai fatti hanno infatti contribuito non poco ad incrementare la tensione interetnica ai tempi delle due guerre.
Di nuovo in patria il leader serbo è ritornato subito a far parlare di se con affermazioni non diverse da quelle di un tempo, soprattutto per quanto concerne l’indipendenza del Kosovo, incrementando non poco la tensione già alta tra Belgrado e Pristina e creando screzi anche con Zagabria che ha accusato il governo serbo di non fare nulla per censurare le sue parole; secondo la neo presidente croata quindi, per proseguire in una normalizzazione dei rapporti tra Croazia e Serbia, Seselj va riportato in carcere ed il processo deve riprendere il più presto possibile, al fine di evitare ulteriori problemi e, soprattutto, per impedire che l’imputato muoia prima che si giunga ad una sentenza definitiva, come successo con Slobodan Milosevic nel 2006. Nonostante questa lettera di protesta, l’Icty rimane però un organo indipendente e le Nazioni Unite, chiamate in causa dalla presidente croata, non hanno nessuna possibilità di intervenire od influenzare le sue decisioni.
Kolinda Grabar Kitarovic, nonostante le sue dure parole, rimane uno dei leader del partito Unione Democratica Croata (Hdz), fondato da nientemeno che l’ex presidente Franjo Tuđman il quale, durante il conflitto in ex-Jugoslavia, con la sua linea politica ultra nazionalista per una “Grande Croazia” che porto ad una pulizia etnica contro i serbi residenti in Krajina oltre che a massacri contro cittadini non croati nei territori occupati della Bosnia-Erzegovina, non era molto diversa da quella tanto condannata di Seselj o Milosevic; ad evitargli un processo analogo a quello toccato a questi ultimi fu infatti solo il corso degli eventi, che lo pose tra i vincitori di quella guerra.
in foto dall’alto in basso: la neopresidente croata Kolinda Grabar Kitarovic; il leader del Partito Radicale Serbo Vojislav Seselj; l’ex Presidente croato Franjo Tudjman
da Notizie Geopolitiche