La prossima destinazione, dopo Bruxelles, per i rappresentanti croati nell'ottica della strategia della politica estera croata e' senz'altro la regione balcanica. Come osserva Gjenero, si tratta di una specie di "dichiarazione delle priorita' internazionali della Croazia. La ministro degli esteri e il premier hanno deciso comunemente di partire – Vesna Pusić a Belgrado, il premier invece si rechera' a Sarajevo. Il presidente della Repubblica, in contemporanea con l'inizio della nuova strategia della politica estera croata, ha deciso di lanciare in BiH, nell'ambito dell'iniziativa Igman e nel forum che compongono i presidenti della Serbia, Croazia e membri della presidenza della BiH, l'iniziativa di una comune persecuzione dei criminali di guerra. Il presidente Josipović ha scelto in modo abile l'iniziativa per la riunione trilaterale perche' la questione del processi per i crimini di guerra complica anche le relazioni bilaterali tra Croazia e Serbia e tra Serbia e Bosnia Erzegovina".
C'e' da sottolineare che l'iniziativa del presidente Josipović che ha avuto proseguimento, come illustrato prima, alla riunione trilaterale presidenziale a Jahorina, ha come obbiettivo proprio il superamento delle tensioni internazionali che nascono in casi come ad esempio quello della "Dobrovoljačka" che ha visto due illustri cittadini della Bosnia, uno professore universitario, l'altro ex membro della presidenza e generale in pensione, venir arrestati rispettivamente a Londra e a Vienna in base ad un mandato di cattura da parte di Belgrado per essere poi constatato dalle corti di questi due paesi, come anche dalla procura della Bosnia che non ci sono prove sufficienti per sollevare il processo anche se da parte di Belgrado i due risultano accusati. Simile e' stato anche il caso del difensore croato Tihomir Purda tenuto incarcerato in Bosnia Erzegovina e infine rilasciato, altrettanto a causa di un mandato di cattura da parte della Serbia. In quest'ultimo caso, grazie ad un impegno da parte della ministro della giustizia serba e dei funzionari della Procura speciale per i crimini di guerra di Belgrado, il caso e' stato risolto positivamente e abbastanza veloce. Invece, nel caso della "Dobrovoljačka" per ragioni politiche, la Serbia insiste sugli atti di accusa anche se sono stati rigettati da due corti internazionali e prima ancora da parte del Tribunale ad hoc per i crimini di guerra dell'Aja. Secondo Gjenero, se il presidente Josipović riuscira' con la sua iniziativa, sara' un suo trionfo sia in quanto capo di stato che in quanto professore universitario di diritto penale. Questo successo, e' dell'opinione l'esperto politico croato, sarebbe molto importante per la formazione della nuova politica regionale croata e sarebbe una prova che la Croazia e' veramente cresciuta ad assumere la sua parte di responsabilita' verso la comunita' internazionale per il consolidamento nella regione.
Un'altra questione importante nelle relazioni bilaterali tra Croazia e Serbia e' quella delle reciproche accuse davanti alla Corte internazionale di giustizia dove la Croazia sta conducendo un processo contro la Serbia a causa della violazione della risoluzione contro il genocidio. Anche qui e' in atto una politica comune del nuovo governo e del Presidente. Davor Gjenero in questo senso spiega che il presidente della Serbia e la ministro della giustizia serba Snežana Malović hanno capito chiaramente l'offerta della nuova amministrazione croata. Vale a dire che e' possibile raggiungere un accordo ed evitare la sentenza in tribunale se la Serbia riconosce la responsabilita' per l'aggressione di Milošević contro la Croazia, se viene garantita la punizione per i crimini di guerra commessi durante l'aggressione, se viene stabilita una efficace collaborazione per stabilire il destino delle persone disperse ed infine se la Serbia restituira' il patrimonio artistico e culturale saccheggiato durante l'aggressione in Croazia e portato via in Serbia. Quello che Belgrado finora offriva in cambio della rinuncia da parte di Zagabria alla accusa davanti alla Corte internazionale di giustizia era il ritiro della contro accusa davanti alla stessa corte. Questa contro accusa, va sottolineato, e' opera dell'ex ministro della giustizia di Milošević, Tibor Varadi ed in piena sintonia con lo spirito dell'epoca del regime Milosević, "a nome dei cittadini croati di nazionalita' serba, diffondendo implicitamente la sovranita' dello stato serbo sull'allora parti occupate della Croazia". Per Tadić e per la ministro Malović, afferma Gjenero, e' chiaro che sul tavolo si trova adesso una proposta negoziale dura ma al tempo stesso opportuna per la Serbia democratica.
In questo senso, la prima visita di Vesna Pusić a Belgrado, anche se in occasione di una riunione informale multilaterale dei ministri degli esteri regionali, ha avuto principalmente un forte accento di incontri bilaterali, a partire da quello con il capo dello stato serbo Boris Tadić. La ministro degli esteri croata ha ribadito che la Croazia fara' il tutto possibile nei forum europei affinche' sia accolta positivamente la candidatura della Serbia per l'adesione all'Ue. Una riconferma che la Croazia non condizionera' in nessun modo il cammino europeo dei vicini a causa delle questioni bilaterali aperte. L'alleanza croata senza dubbio vuole essere sincera e aperta e si tenta a sottolineare che queste relazioni non possono essere messe a repentaglio se ci sono questioni in cui i due paesi pensano in modi diversi. In particolare quando si tratta della delicatissima questione Kosovo, poiche' Zagabria appartiene a quelli che hanno riconosciuto l'indipendenza di Priština.
[*] Corrispondente di Radio Radicale. Il testo è tratto dalla corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi.