A Palermo le chiamiamo crocché di patate o cazzilli: come spesso accade nella cucina siciliana, il nome è uno scherzo da prete.
Leggete qui per sapere il significato che panelle crocché hanno nelle nostre strade.
Sono famose in tutta l'isola, ma con una differenza: le crocché palermitane non sono panate, mentre nella sicilia orientale di solito le passano nel pangrattato prima di friggerle.
Le crocché differiscono dalle crocchette italiane per il fatto di non avere nessun tipo di legante: niente uovo, niente formaggio, solo patate e qualche aroma. Io (pavida) ho usato un uovo, che non è previsto dalla ricetta originale, ma che nello stesso tempo, in queste proporzioni, non interferisce né con il sapore né con il colore.
Qualcuno immagina che per cucinarle ci voglia una sontuosa cerimonia, preparativi, o chissà... ma anche no. La sera prima avevo lessato delle patate, ed il frigo ora era vuoto... e quindi "crocché"!
Avevo letto, tanto tempo fa, delle ricette, e come spesso accade mi ero persa in ricerche e letture su come fanno gli altri, cosa hanno sperimentato, cosa differisce dal mio modo di preparare una cosa...
E come sempre avevo incamerato tutto tenendolo in stand-by per la volta buona.
Ecco, una sera di frigo desolatamente vuoto è stata "la volta buona".
L'unica cosa era che non avevo voglia di friggere, e ho sperimentato la cottura in forno: prova superata eccellentemente!
Ne ho fatte appena 12 (ehm, 13, una l'ho mangiata subito!), ma questo era quello che potevo fare con gli avanzi a disposizione.
Vi scrivo la ricetta per mezzo chilo di patate ma le mie pesavano un pò meno. Quindi ve ne verrà qualcuna in più.
Qualche dritta sulla preparazione: lessare le patate la sera prima, e lasciarle tutta la notte in frigo, è un buon espediente per compattare l'amido e rendere le crocchette più asciutte.
Io preferisco non passarle al mixer ma allo schiacciapatate, o nel passaverdure: si impastano poi con gli altri ingredienti e si lascia riposare l'impasto ancora un pò.
L'albume sbattuto è quel che le rende lucide in superficie prima di friggerle, mentre il tuorlo lega l'impasto.
Una piccola postilla conclusiva: il piatto è naturalmente gluten-free, ed è una delle pietanze preparate per il giorno di Santa Lucia (13 dicembre, tutto sommato, ci siamo quasi!), giorno in cui a Palermo, per devozione, non si mangiano prodotti a base di grano, ad eccezione del grano intero cotto.
Per circa 15 crocché:
- patate lesse e sbucciate, 500g (il tipo che si usa per gli gnocchi)
- uovo, 1
- sale, noce moscata, prezzemolo, q.b.
- olio per friggere
Lessate le patate, sbucciatele, tenetele in frigo per una notte.
L'indomani passatele allo schiacciapatate ed aggiustate di sale.
Aggiungete un trito finissimo di prezzemolo e una presa di noce moscata in polvere, impastate col tuorlo sbattuto, e fate riposare il composto ancora un pò (un'oretta o poco più).
Sbattete l'albume e mettetelo in una ciotola.
Date al composto ormai sodo la forma di un cordoncino dello spessore di due dita, aiutandovi con le mani bagnate. Tagliatelo in tanti pezzetti della lunghezza di un dito con un coltello dalla lama bagnata.
Spennellate le crocché di albume, tanto da renderle lucide, quindi, riponete ancora in frigo.
Friggete in olio caldo a 200° per pochi istanti, o, in alternativa (come ho fatto io stavolta) infornate a 200° per pochi minuti (fino a doratura).