Brindo con Alessio e Federico
Metti un pomeriggio di fine estate in quel di Trecate. Siamo nel nord Piemonte, in provincia di Novara, in un posto sconosciuto ai più, che strizza l’occhio alla vicina Milano da cui dista solo una quarantina di chilometri.
Bene, qui dal 2006 ha sede uno dei birrifici artigianali più conosciuti in Italia: Croce di Malto, ideato dai mitici Federico Casari e Alessio Selvaggio. Li conosco da alcuni anni – credo almeno tre – e ho condiviso con loro diverse giornate in giro per l’Italia al seguito degli eventi legati all’Associazione Degustatori Birra che organizza annualmente dei veri e propri festival per appassionati e curiosi.
E così, prima di riprendere a pieno ritmo l’attività lavorativa che presto mi porterà nuovamente a viaggiare anche oltre i confini nazionali, ho deciso di dedicare una mezza giornata alla scoperta del luogo, delle tecniche e della filosofia che stanno dietro ad alcune delle birre più premiate del nostro Paese. È il caso della Triplexxx che ha vinto la medaglia di platino al Mondial de la bière di Strasburgo nel 2009, ad appena un anno dall’inizio della produzione del birrificio, o della Magnus e della Temporis che si sono aggiudicate la medaglia di bronzo nel 2012 all’Australian International Beer Award.
L’amore per la birra di Federico e Alessio nasce per caso nel 1988 in seguito ad una vacanza in Belgio e si trasforma in professione grazie ad Erica, la moglie di Alessio. Già perché è stata lei, con la sua attività di homebrewing, a stuzzicare sempre di più i due amici (ex informatico ed ex direttore di produzione) a tal punto da lasciare le rispettive attività e dedicarsi a tempo pieno a questo settore. E di strada ne hanno fatta se si pensa che oggi Croce di Malto arriva a produrre 200 mila bottiglie l’anno suddivise in 13 tipologie di birra vendute, oltre che in Italia, anche in Australia, Canada, Francia, Finlandia, Brasile e Giappone. Distribuita in fusti e in bottiglie da 33 cl ai locali specializzati è invece venduta in bottiglie da 75 cl alla ristorazione.
La novità dell’anno di questo birrificio che cambierà presto sede per motivi logistici (Croce di Malto pare possegga il primato di essere il birrificio italiano con più produzione e minori metri quadrati a disposizione) è la Piedi Neri, una Russian imperial stout realizzata con riso Venere e castagne nata dalla volontà di legarsi al territorio di origine e realizzata in collaborazione con L’Azienda Agricola Falasco di Casalbeltrame (No). Ma i sodalizi non sono nuovi in casa Croce di Malto: la Helles Diablo (birra a bassa fermentazione affumicata e con l’aggiunta di peperoncini) e la Due Mondi (una Dopplebock con luppoli americani) sono state infatti realizzate rispettivamente in collaborazione con il Birrificio Amiata e il Birrificio Italiano.
E se la Platinum, il cui nome celebra la vittoria di Strasburgo, è la birra di Natale, la Vecchia Ramlin è una birra di 8° Alc affinata in botti di Chardonnay dove resta nove mesi per poi passare 2 anni in bottiglia ed essere venuta però solo sul mercato estero.
Il mondo della birra è, per me, una realtà sempre più affascinante. Non è solo interessante capire come si producono le birre artigianali a partire dalla scelta dei malti e quindi dei luppoli, ma anche osservare da vicino come avvengono le varie fasi di produzione e lavorazione: ecco perché ho ascoltato con grande interesse e in “religioso silenzio” le spiegazioni che Federico e Alessio mi hanno fornito nel mio pomeriggio novarese. Tini di ammostamento, rimontaggio, ebollizione, centrifuga, sala cottura, la super nominata “cotta”, alta e bassa fermentazione sono finalmente termini più vicini alle mie conoscenze e lo devo anche a questi bravi mastri birrai che sognano di arrivare all’età pensionabile producendo birra. E io, visti i risultati, glie lo auguro di cuore!