Croce Rossa e Mezzaluna Rossa preoccupate per il debutto di "Mission" su Raiuno: bisogna riconsiderare l’approccio dei media alle questioni umanitarie

Creato il 02 ottobre 2013 da Nicoladki @NicolaRaiano
In una dichiarazione congiunta la Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (Ficr) e la Croce Rossa Italiana (Cri) esprimono “profonda preoccupazione per l’imminente debutto del reality show Mission, in onda su Raiuno in autunno”. Ecco la lettera aperta firmata da Bekele Geleta, segretario generale Ficr, e Francesco Rocca, presidente nazionale Cri.
"L’obiettivo dichiarato di questo programma è di documentare l’esperienza di celebrità italiane che vivono la vita di operatori umanitari nei campi profughi in diversi paesi africani. La nostra posizione è che un reality show, un formato ben noto per spettacolarizzare i problemi piuttosto che riflettere sulle loro cause e sulle soluzioni possibili, rischi di trasformare le tragedie umanitarie in fiction, la sofferenza in intrattenimento, la dignità umana in gioco. Anche se l’obiettivo dell’iniziativa è quello di creare consapevolezza, il rischio che ciò diventi un’opportunità per aumentare gli ascolti tv a spese della dignità delle persone è semplicemente troppo alto, in maniera inaccettabile. Crediamo anche che avere personaggi famosi che interpretano il ruolo di operatori umanitari potrebbe non riuscire a dare una visione precisa e corretta del lavoro umanitario come un’attività altamente professionale, che richiede competenze tecniche e specifiche, dando la visione semplicistica di qualcosa che può essere fatta da chiunque. Uno show in cui i partecipanti sono chiamati a ricoprire i ruoli di operatori umanitari potrebbe comportare il rafforzamento di vecchi stereotipi e ampliare la distanza tra il soccorritore e il soccorso, mostrando il lavoratore umanitario pieno di risorse che da un lato tende la mano per aiutare, dall’altro il beneficiario vulnerabile che la riceve. La Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa sono impegnate a fornire supporto alle persone migranti nei paesi di origine, transito e destinazione. Mentre ci rivolgiamo verso i loro bisogni umanitari e le vulnerabilità a prescindere dallo status giuridico, il nostro obiettivo è anche quello di promuovere la loro inclusione sociale nelle comunità ospitanti e il loro completo sviluppo come individui. Riteniamo che i media abbiano il potere di agevolare questo processo condizionando positivamente le percezioni e le idee della gente che vi si rivolge. Crediamo poi che oltre a questo potere ci sia anche la responsabilità per i media di dare al proprio pubblico contenuti di alta qualità e di informazione che incoraggino il pensiero critico e un cambiamento di atteggiamenti rispetto alle attuali questioni umanitarie, evitando sensazionalismi e concetti sbagliati. Un approccio che non descrive con precisione le questioni umanitarie nella loro complessità, come le migrazioni, è probabile che perpetui gli stereotipi esistenti e inneschi un fallimento nel cambiamento delle mentalità. Pertanto noi della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa ci appelliamo a tutti i media nazionali e internazionali affinché contribuiscano attivamente ad affrontare la difficile condizione delle persone vulnerabili, compresi i migranti, incoraggiando un dialogo più profondo e più critico per quanto riguarda le questioni umanitarie. Un dialogo che abbracci i fenomeni nella loro complessità e che vada oltre l’emergenza, la crisi e le potenziali minacce che le tematiche umanitarie presentano, per aumentare la consapevolezza delle opportunità e dei vantaggi che implicano. Un dialogo che conservi la dignità delle persone, senza pietà o commiserazione. Un dialogo che ripensi il proprio linguaggio e vada oltre le etichette di migranti, rifugiati, sfollati, clandestini e dia voce a ciascuno di loro come persone che hanno una dignità, competenze, conoscenze, esperienze, sogni e speranze per il futuro. Un dialogo che li ritragga non più come beneficiari e destinatari passivi di aiuti umanitari, ma che guardi a loro come nostri altri sé, come partner che hanno diritto ad una esistenza dignitosa e possono rappresentare un prezioso contributo alle loro nuove comunità ospitanti, ovunque si trovino".

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