No Muos, manifestazione di Niscemi, 09.08.2013
Non voglio pensare che la sparata di Rosario Crocetta che accusa il Movimento No Muos di essere infiltrato dai mafiosi, sia stata buttata lì per un colpo di sole. Penso che ciò che gli esseri umani dicono e fanno abbia una spiegazione meno naturalistica. I siciliani sono abituati a capire il senso vero delle cose cercandolo nell’opposto di ciò che dicono. Colgono le parole del governatore, più per le loro allusioni che per ciò che veramente risultano dall’analisi logica.
Ho una pregiudiziale che solo un siciliano può capire. Cioè Crocetta ha parlato agli italiani, ma in realtà ha voluto far sentire la sua voce ad altri. Vediamo un po’.
Il governatore, visto che è di orecchio sopraffine, non poteva intonare nessun canto se fosse stato sicuro di parlare solo ai suoi corregionali o connazionali. I quali sanno bene quanto la mafia sia stata ed è compenetrata con gli interessi degli armamenti su scala planetaria e come questa predilezione duri ormai dalla seconda guerra mondiale. Da quando, prima con Churchill, il Soe e l’MI-5 (l’intelligence militare segreta dei britannici), e dopo con l’Oss, la Nato e la Cia, il controllo militare del territorio è diventato sempre più coincidente con l’espropriazione delle autonomie politiche dei Paesi europei vinti nella seconda guerra mondiale. Da allora (1940-1945) ai nostri giorni c’è stata una progressiva espansione del dominio angloamericano non solo su tutta l’Europa, ma anche sui Paesi del Mediterraneo, fino agli ultimi gravissimi episodi accaduti in Egitto, con il colpo di Stato dei generali. Fatti del genere svelano la dissoluzione di quella che è stata definita “primavera araba” e la grave instabilità in cui versa quello che fu il Mare Nostrum. Non è da escludere che nelle realtà più profonde di tale crisi si celi una diversa visione strategica dell’intera area, dalla Spagna alla Turchia e alla costa settentrionale dell’Africa.
In quest’area l’Italia e la sua sudditanza occupano un posto determinante dal punto di vista geografico e ideologico, o per meglio dire, di allineamento occidentale. E’ questo il confine in cui nei prossimi decenni si giocherà una nuova partita che, in modo analogo, dopo il crollo del muro di Berlino e dell’Urss, si sta combattendo in Afghanistan, Iraq, Iran, Siria e via discorrendo.
La specificità dell’area Mediterranea è inequivocabilmente irrinunciabile per l’elevato numero degli interessi che vi gravitano. Il discorso vale ormai da settant’anni, da quando l’Occidente evitò che essa fosse consegnata al dominio nazista, con tutte le conseguenze del caso. Il futuro di quest’area è legato alla sfida degli islamisti.
La battaglia che si gioca in Egitto, perciò, non è una semplice guerra civile tra Fratellanza Musulmana e generali golpisti anti-Morsi. E’ invece uno scontro tra due modelli di civiltà contrapposti: quello del deposto Mohammed Morsi, dietro il quale si trovano anche i sostenitori di Al-Zawahri, fratello del leader di Al Qaeda, e cioè gli integralisti musulmani, e quell’altro eterogeneo e non meglio definibile blocco sociale e politico che fa capo ad un governo ad interim, sostenuto dai militari con Adly Mansour presidente e il generale Abdel-Fatah el-Sissi ministro della Difesa.
Possiamo essere certi, tuttavia, che non è a questo livello locale che si sta giocando la partita, e cioè una guerra civile che conta già centinaia di morti e migliaia di feriti, fino agli ultimi scontri al Cairo e agli attacchi alle moschee e alle chiese coopte. Come se lo scontro fosse tra religioni, quella islamica e quella cristiana, prima di tutto. C’è ben altro dietro questo fiume di sangue che scorre ormai ininterrotto dall’ultimo golpe anti-Morsi ai nostri giorni.
Ci sono i signori della guerra, ma c’è anche l’emergenza globale dentro la quale siamo infilati da decenni e di cui solo ora avvertiamo gli elementi di irreversibilità. Ancora una volta il trend sarà la colonizzazione del mondo che avrà nuovi strumenti, nuovi simboli. I Muos di Niscemi sono uno di questi nuovi luoghi del dominio.
Perciò l’attacco di Crocetta contro il movimento dei No-Muos ha ragioni più profonde e articolate. Nel suo significato non esplicito vi è la proposta di criminalizzare non solo il dissenso ma anche la volontà di difendere il principio dell’autodeterminazione dei territori e delle loro vocazioni alla pace e alla libertà. Vi è anche un allineamento politico del governatore verso i falchi del neocolonialismo della Nato e dell’Occidente e, di conseguenza, delle nuove servitù nazionali del Pd e del Pdl, verso i nuovi signori della guerra.
E in questa terra di nessuno abbandonata a se stessa e in preda alle fauci fameliche dei predatori vecchi e nuovi, non pochi cercano un posto a tavola e si confessano pubblicamente a scanso di equivoci. Basta capirli.
Giuseppe Casarrubea
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