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Crocetta. Il “borgo natìo” del ciclismo e del calcio

Creato il 02 agosto 2010 da Cittasottile

I prati della Crocetta sono, alla fine dell’Ottocento, il luogo preferito dagli studenti per le “sgambate” ristoratrici del dopo scuola; qualunque sia il modo per far muovere le gambe, i viali che costeggiano la Piazza d’Armi (allora era dove oggi si trovano il Politecnico e l’elegante quartiere di fronte) sono la base operativa di leggendarie corse a piedi, in bicicletta o di rincorsa a un pallone. E qui la leggenda si fa storia.

Nel 1884, in Piazza d’Armi viene realizzata una grande area per avvenimenti sportivi e spettacolari, la prima del suo genere in Italia, con piste in terra battuta utilizzabili per le diverse discipline. Nello stesso anno, in agosto, vi si svolgono i primi campionati della storia del ciclismo in Italia, organizzati dal Veloce Club Torinese. Tra i vincitori, un milanese di origine walser, Loretz, che sceglierà poi di abitare alla Crocetta. Le gare velocipedistiche hanno il loro culmine qui, con questo campionato: la corsa avviene al meglio dei cinquemila metri, corrispondenti a nove giri della pista. Il vincitore ottiene il titolo di “Campione dei club italiani” e la coppa di marmo con piede in bronzo, dono del Duca d’Aosta e dedicata al Principe Amedeo.

Sempre nella Piazza, negli stessi anni, il calcio compie i suoi primi dribbling. E’ Vittorio Pozzo, primo commissario della nazionale italiana e giornalista sportivo, uno dei pionieri in terra sabauda di questo sport, il football di importazione inglese. Ecco come descrive il campo di gioco: “Un fondo di terreno meraviglioso sotto tutti gli aspetti: poteva piovere per una settimana, l’acqua filtrava, e di fango non ne faceva mai. Ma nessuno ci poteva vedere. Per conferire ai nostri tornei un’aria seria, dovevamo piantare le porte. Facevamo buche quadrate, rivestite di legno, in cui inserire i pali, dietro i quali i portieri nascondevano le mignon di whisky. Il giorno in cui un cavallo dei “Cavalleggeri Foggia”, il reggimento di stanza a Torino, vi mise una zampa e si ruppe una gamba, apriti cielo! Intervenne il Presidio, la Divisione, il Corpo d’Armata – il terreno era dell’autorità militare – e si ebbero pattuglie di sorveglianza, e guardie che ci cacciavano via: uno scandalo”. (da “I ricordi di Pozzo” – Il Calcio Illustrato, Milano 1949-50)

Gli appassionati delle gare di corsa sulla distanza subiscono l’attrazione del “bubalo”. Prosegue Pozzo: “Nei pomeriggi in cui potevo godere di un po’ di libertà, mi recavo alla Piazza d’Armi vecchia, là dove vedevo sorgere poi il primo stadio torinese. Riuscivo sulle distanze medie, sui 400 metri specialmente. Avevo per amici e per esempi ragazzi come Mario Nicola, come Tarella, campioni d’Italia sulla loro distanza, avevo vinto un campionato studentesco locale. Teatro dei nostri allenamenti e delle nostre gesta il viale rettangolare ed alberato che correva attorno alla Piazza d’Armi, spogliatoio le panche in pietra e grande cura dell’incognito in molti perchè non giungesse a conoscenza dei genitori che noi si andava a far gli stupidi alla periferia invece di frequentare la biblioteca del centro.
Sul prato, nell’interno del viale, faceva la sua prima comparsa, al giovedì, il pallone rotondo, il foot-ball, fra l’indifferenza generale. Tutti presi dalla nostra passione speciale, noi delle corse guardavamo con incomprensione quei quattro scalmanati che rincorrevano disordinatamente la palla. Ci divertivano i loro capitomboli, questo sì.
Fu l’opportunità di unificare gli spogliatoi che ci unì. Mettendo assieme in un mucchio solo soprabiti, libri, giacchette, berretti, c’era una persona sola che doveva sacrificarsi a turno, per fare da sentinella. E scompariva meno roba. E poi c’era il venditore di canditi, che, per fare propaganda, quando la quantità di clienti era allettante, interveniva con la raffinatezza di un paio di sedie da utilizzare come deposito del vestiario.
Loro, quelli che correvano dietro alla palla – autentici pionieri – erano quasi tutti studenti del liceo-ginnasio D’Azeglio o del liceo-ginnasio Gioberti.
Era il nucleo di quei ragazzi che, stavano dando vita ad una società che da Virtus aveva trasformato la sua denominazione nientemeno che in Juventus. Aveva la sede sociale sulla panca di un viale, non molto lontano di lì, sotto un lampione a gas”.

Il primo campo cintato fu il Motovelodromo Umberto I, realizzato nel 1890 in fondo a corso Re Umberto, dietro al Mauriziano. “Il campo – è ancora Pozzo che racconta – cercavamo di curarlo meglio che potevamo, così come, meglio che potevamo, cercavamo di procurare un confortevole accomodamento al pubblico. Gli appassionati reagivano ai primi tentativi di recinzione dei campi, nel modo più ovvio, scavalcando”.
Qui gioca le sue prime partite il Torino F.c., che nasce nel 1906 tra le fumose mura della birreria Voigt di via Pietro Micca.
Ma il vero evento calcistico del Motovelodromo è di otto anni prima: nell’ambito dei festeggiamenti in occasione dell’Esposizione Internazionale per i cinquant’anni dello Statuto Albertino vi ha luogo il primo Campionato italiano di calcio.
Al pomeriggio dell’8 maggio 1898 la finale viene disputata davanti a oltre un centinaio di spettatori per un incasso di 197 lire. Il Genoa vince la finale sull’International di Torino grazie a un golden goal ottenuto nei tempi supplementari.
Al Velodromo gioca per la prima volta, nell’aprile del 1899, una selezione nazionale: la rappresentativa svizzera vince la sfida per 2 gol a 1. E’ l’esordio della Federazione Italiana del Football in campo internazionale (di Nazionale vera e propria si parlerà soltanto nel 1910).
Il vecchio campo di Piazza d’Armi, chiamato Campo Torino, viene utilizzato ancora fino a quando le prime ville cominciano a sorgere nel quadrilatero militare. Qui si svolge, il 17 marzo 1912, una partita della nazionale: l’Italia è battuta per 4-3 dalla Francia.
Nel campo di corso Re Umberto gioca anche la Juventus, che cresce di popolarità tanto da dover costruire un nuovo campo per potervi contenere il vasto pubblico che accorre ad ogni partita. Dal 1922 la squadra ha un vero campo in muratura in corso Marsiglia, appena oltre la cinta daziaria e a poca distanza dal Motovelodromo. Lo utilizzerà per dieci anni, fino all’inaugurazione dello Stadio Mussolini, nel 1933. L’apertura del nuovo campo avviene il 22 ottobre 1922, con una partita vinta per 4 a 0 sul Modena.

Dal mio volume “Monaci, Mercanti e Cow Boy: il borgo della Crocetta tra storia e vita quotidiana”, edito da Opera nel 2002.



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